Sono passati 75 anni dal 2 giugno 1946, quando il popolo italiano scelse la Repubblica ed i propri rappresentanti nella Costituente. Tempo un anno e mezzo e l’Italia avrebbe avuto la Costituzione, approvata a grande maggioranza, entrata in vigore il primo gennaio 1948. Parlare del 2 giugno è quindi essenzialmente parlare della Costituzione, delle sue origini, della forma repubblicana, del grado di realizzazione, della sua attualità o meno. Piero Calamandrei, fine costituzionalista ed integerrimo uomo politico, pone meglio di altri il tema delle origini, remote e recenti, della nostra Costituzione. Ed individua un nesso inscindibile tra le une e le altre, quelle recenti e quelle lontane; comunque un legame forte fra l’elaborazione del passato, essenzialmente quello risorgimentale, e la storia recente vissuta dai Costituenti. Anche in questo caso, non si capisce il presente se non si conosce ciò che l’ha preceduto!
Il legame col passato è ribadito con forza da Calamandrei. ‘In questa Costituzione… c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli si sentono delle voci lontane’. Così Calamandrei diceva, in un famoso discorso sulla Costituzione tenuto agli universitari milanesi, nella sede della Società Umanitaria, il 26 gennaio 1955 (l’anno successivo Calamandrei sarebbe deceduto): ‘Quando io leggo nell’articolo 2 ‘l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale’, o quando leggo, nell’articolo 11 ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli’… dico: ma questo è Mazzini! Questa è la voce di Mazzini! O quando io leggo nell’articolo 8 che ‘tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge’ ..: ma questo è Cavour! O quando leggo nell’articolo 5 che ‘la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali’…. : ma questo è Cattaneo! O quando io leggo nell’articolo 52, a proposito delle forze armate, che ‘l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica’ e che ‘la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino’ : ma questo è Garibaldi! E quando leggo nell’articolo 27 che ‘le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità’ e che ‘non è ammessa la pena di morte’, mi vien da esclamare, o studenti milanesi : ma questo è Beccaria!”.
Come vedete, il riferimento è essenzialmente al Risorgimento italiano (con l’eccezione di Beccaria). In effetti, da molti protagonisti della Resistenza italiana, soprattutto da quelli di estrazione borghese ed intellettuale, la lotta di liberazione fu vista come un “Secondo Risorgimento” (ma affrontare questo argomento ci porterebbe fuori tema).
Subito, però, Calamandrei, dopo aver ribadito le origini risorgimentali della Costituzione, afferma: ‘Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione! Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti’. Calamandrei conclude poi con parole divenute celebri: ‘Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione’.
Ecco: questo legame fra presente e passato dobbiamo sempre avere in mente quando parliamo di Costituzione: è un intreccio indissolubile. Delle origini lontane abbiamo accennato (ed approfondiremo in altro momento). Le origini recenti erano per Calamandrei antifascismo e Resistenza. E’ una verità indubbia: Repubblica e Costituzione sono nate in quel contesto, sono figlie dell’antifascismo e della Resistenza, sono frutto della convergenza di diverse tradizioni politiche ed ideali. Per questo la nostra Costituzione è stata votata dalla stragrande maggioranza della Assemblea Costituente e non a caso l’unità s’è mantenuta anche dopo la rottura politica del ’47..
Sulla base dei grandi princìpi dell’ Illuminismo, della Dichiarazione dei Diritti, della Costituzione francese del 1793, della Costituzione Romana del 1849, del Risorgimento, si sono confrontati nel 1946-’47 uomini e donne di formazione cattolica (a lungo la Chiesa è stata ostile od estranea al Risorgimento), liberaldemocratica e marxista. Hanno accentuato, quasi sempre in accordo, i Valori sociali e comunitari, con una decisa limitazione della libertà privata a vantaggio del bene pubblico. Valori della solidarietà sociale, l’idea di un bene comune. Valori che nelle Costituzioni precedenti erano solo ‘in nuce’.
Dice giustamente Calamandrei che in ogni Costituzione vi è una polemica contro il passato recente. Nella nostra è chiara la polemica contro il Fascismo. ìSe voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato’. La libertà è come l’aria: ci si accorge quanto sia preziosa quando viene a mancare! E la Costituzione vuol fare in modo che ciò non avvenga mai più…
Ma vi è anche, nella nostra Costituzione, nota sempre Calamandrei, una polemica contro la società presente. E questo viene dalla lotta di liberazione, che fu sì lotta patriottica contro lo straniero e lotta di libertà contro la dittatura ma anche aspirazione, magari confusa, ad un cambiamento sociale. Spesso lo si dimentica o lo si sottovaluta. Ricordiamoci le condizioni dell’Italia di allora… Lo spietato sfruttamento nelle campagne e nelle fabbriche, la miseria , la sottomissione (Di Vittorio: ‘Il nostro merito maggiore è stato insegnare ai cafoni meridionali a non togliersi il cappello davanti al padrone”)…
La Costituzione è, dunque, anche una critica al potere costituito… La Costituzione riconosce e, per così dire, istituzionalizza l’impegno al cambiamento. L’articolo 3 recita: ‘E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che impediscono il pieno sviluppo della persona umana’. E Calamandrei chiosa: ‘Riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto, e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani’.
L’idea che la società così com’è, con le sue strutture e le sue ingiustizie, non è data per natura, non è immodificabile; questa idea, presente in tutti i movimenti progressisti del passato, viene riaffermata dalla Resistenza. E passa nella Costituzione, che ‘in parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere’… ‘non è una Costituzione immobile… E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire’ (ancora Calamandrei).
A mio avviso, forse l’insegnamento più grande che possiamo trarre da queste parole è che dal male (e che male!) il bene non nasce da solo. Che la Costituzione è solo carta, se non la facciamo vivere, se non la attuiamo. Se le sue prescrizioni non sono assunte almeno come indicazioni di tendenza nell’agire. La Costituzione non è solo da difendere, ma soprattutto da attuare!
Gian Carlo Corada