Abbiamo visto come, nell’aprile del 1814, naufragata l’esperienza rivoluzionaria e finita nel sangue l’avventura napoleonica, fossero proprio dei cremonesi (i nobili Trecchi, Sommi e Visconti) a cercare una mediazione diplomatica con i vincitori. Cercarono l’aiuto degli inglesi per ottenere al Regno d’Italia una almeno formale indipendenza dall’Austria. Inutilmente! Gli austriaci volevano tornare almeno in Veneto e Lombardia da padroni assoluti e condizionare gli altri Stati italiani. Gli inglesi, pure ostili ad un eccessivo potenziamento dell’Impero austriaco, non potevano né volevano opporsi più di tanto agli alleati. Così, dopo un ultimo tentativo di resistenza, promosso proprio a Cremona da soldati ed ufficiali, fra cui Ugo Foscolo, la Lombardia capitolò! Molti patrioti vennero arrestati ed inviati per lunghi periodi oltralpe, nelle tetre prigioni austriache, che diverranno note a tutto il mondo molti anni dopo grazie al fortunato libro ‘Le mie prigioni’ di Silvio Pellico. Altri riuscirono a fuggire per unirsi a Gioacchino Murat in un ultimo, disperato, sussulto indipendentista (il ‘Proclama di Rimini’, del 30 marzo 1815, rivolto da Murat ai ‘popoli italiani’, è considerato da gran parte degli storici uno dei primi atti del Risorgimento italiano). Ugo Foscolo scelse la via dell’esilio, come Sigismondo Trecchi ed altri.
Dal 25 aprile 1814, quindi, Cremona tornò austriaca. Un 25 aprile anche quello, ma dai valori rovesciati rispetto a quello del 1945! Nel 1945, contro la spietata oppressione nazifascista si vollero affermati i valori della libertà, della giustizia, della solidarietà: in ultima analisi i valori illuministici, aggiornati alla realtà del tempo. Nel 1814 proprio questi valori gli occupanti volevano negare. E per un attimo, in Lombardia come in buona parte d’Europa, le lancette dell’orologio del tempo sembrarono tornare indietro e giungere all’epoca delle monarchie assolute, della Santa Alleanza fra trono e altare. Potremmo pensare che non fosse un gran piacere per i sudditi di allora, pur ostili ai francesi ed ai giacobini. Eppure, le cronache dell’epoca, certo un po’ manipolate, narrano di scene entusiasmanti fra i cremonesi, che avrebbero accolto gli austriaci come ‘liberatori’. Un po’ vero, un po’ esagerato! Indubbiamente, molti videro con favore la fine del regime napoleonico. Certo, non tutti erano convinti che ‘AEIOU’, come gridavano i fanatici : che ‘Austria Erit In Orbe Ultima’, cioè ‘l’Austria sarà l’ultima a cadere’; od anche ‘Austria Est Imperare Orbe Universo’, cioè ‘il compito dell’Austria è dominare il mondo intero’. Ma indubbiamente i cremonesi furono dell’Austria ‘fedelissimi sudditi’ per un lungo periodo. Fino al 1848/49, Cremona fu forse la più austriacante fra le città lombarde. Perché? Forse proprio perché la repressione era stata più pesante, anche se oggi quasi nessuno ne parla. O forse per il ruolo preminente di un ceto aristocratico che abbiamo visto arretrato e chiuso, legato quasi esclusivamente alla proprietà terriera. O forse ancora per la capacità austriaca di legare a sé i contadini ed il ceto urbano povero con elargizioni e lusinghe. Non dimentichiamo poi che i governanti italiani erano considerati al servizio dei francesi, i quali erano ritenuti in genere miscredenti ed usurpatori. Per di più, per finanziare le guerre e soddisfare il prestigio dell’Impero, avevano depredato l’Italia di opere d’arte e risorse preziose. Infine, la leva militare obbligatoria, che gravava essenzialmente sulle classi povere, ed il gran numero di morti nelle guerre napoleoniche avevano definitivamente alienato ai governanti filofrancesi le simpatie delle masse.
Fatto sta che, è sicuro, dal 1815 al 1848 vi fu un solido consenso fra i cremonesi per i nuovi governanti. Lo storico Luigi Ratti ha esaminato, ai primi del Novecento, circa 3000 opuscoli e pubblicazioni, stampati a Cremona fra il 1814 ed il 1846. Tra ‘enfatiche dediche’, ‘inni alla Pace ed alla Giustizia’ riconquistate grazie alla Santa Alleanza, ‘smaccate abiure’ della Repubblica e di Napoleone, è stato difficile trovare qualche testo perlomeno neutrale. A Cremona per un trentennio nobili e plebe familiarizzarono in pubblico ed in privato con gli austriaci. E la borghesia? Gli intellettuali? Imprigionati, raminghi o esiliati i personaggi più in vista, gli altri chinarono il capo.
Però sotto la cenere il fuoco continuava ad ardere. Nel 1821 tre giovani studenti cremonesi (ricordiamo i loro nomi: Cesare Stradivari, Francesco Ferragni, Gaspare Cerioli) vennero arrestati. Altri tornarono a complottare. La talpa della rivoluzione ricominciava a scavare ed il 1848 fu, a Cremona come altrove, un grande, liberatorio movimento insurrezionale di popolo.
Gian Carlo Corada
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