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8 marzo. Grazie alla Schlein festeggio il suicidio della Dc e del Pci

8 Marzo 2023

GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

Devo essermi distratta un attimo. Ed eccomi imprevedutamente catapultata nell’era dell’Acquario. Proprio lei, la favolosa età cara  alla cultura  hippy degli anni ‘70, in cui la fantasia è al potere e tutto è possibile. Tutto tranne il ragionevole. Tale è l’inevitabile reazione all’inattesa vittoria che ha condotto Elly Schlein alla guida di un Pd reduce dagli inconcludenti grigiori e dagli imbarazzanti autogol di Enrico Letta. Lei è una disinvolta marziana: ha il casto look da catechista degli anni Cinquanta ma l’esplosivo nello zainetto rigorosamente trendy.  Oliviero Toscani col tipico snobismo del fotografo da jet set che giudica la politica alla stregua di un musical o uno spot pubblicitario, entusiasticamente la promuove come segnale di novità e svolta. E seppellisce invece il perdente Bonaccini sotto un’autentica pietra tombale “grigio e noioso come un  titolare di pompe funebri”.  Non mi risulta che Marx, Gramsci o Berlinguer, giusto per restare all’album di famiglia, disponessero di particolare presenza scenica. Il che tuttavia non gli impedì di capire qualcosina del mondo e assicurarsi un posto nei libri di storia.  E’ evidente che il Pd, allarmato dal recente esito delle politiche, ha deciso di correre ai ripari investendo sull’immagine e lanciando un’opa in grande stile sui giovani. Cioè su un vasto serbatoio di potenziali consensi già adeguatamente formattato dai numerosi influencer -tatuati come serpenti e spesso ignoranti come capre- attivissimi in quella mega fabbrica di giovani schiavi che è il magico mondo dei Social.  Ellly Schlein spazia con consumato bon ton dalla crisi climatica alla qualità delle canzoni in gara all’ultimo San Remo, cinguettando, con mirabile generosità di particolari, la notizia che da anni ha un suo gruppo d’ascolto.   Non credo che a chi è impiccato alle centinaia di tavoli di crisi aziendale tuttora aperti la cosa risulti di particolare sollievo. Perché, in futuro, non celebrare insieme le primarie del Pd e lo svolgimento della kermesse canora che nell’ultima edizione, quanto a propaganda ideologica manifesta o abilmente subliminale, ha di parecchio superato il famoso Minculpop dell’era fascista?  Parole chiave del nuovo Pd sono dunque ‘base’ e ‘movimento’. Parole, sia chiaro, tutt’altro che disprezzabili anche se, come sempre, tutto dipende da quel che ci metti dentro.  La storia anche recentissima , vedi Grillini e Sardine, ampiamente dimostra infatti che un generico rancore antisistema è collante sufficiente per ritrovarsi nei cortei di protesta ma non basta a costruire  quel partito-programma che pur nell’avvicendarsi delle mode e delle loro parole d’ordine resta l’unico affidabile strumento per fare qualcosa di serio sui tempi medio-lunghi. 

E’ peraltro tipico dei soggetti politici in crisi di senescenza aggrapparsi all’altro da sé e sovrastimarne il potenziale salvifico. Lo fece anche la Dc a suo tempo con la scoperta della famosa ‘società civile’ da cui attingere sangue fresco. Ma questo non la salvò dall’estinzione.  Pericoloso illudersi di costruire autentica politica usando i materiali da costruzione dell’antipolitica. Il che, fra l’altro, ha parecchio a che fare con l’ambiguo futuro del rapporto fra pentastellati, che nel dna hanno l’antipolitica e un Pd che nel dna la politica ce l’ha. O meglio ce l’aveva quando  non era ancora l’esecutore testamentario dei radicali e il paladino della globalizzazione finanziaria ma un grande partito di massa insediato nel proletariato industriale e operante in base a un’idea motrice e a una visione del mondo.

Il programma di Elly Schlein appare piuttosto come un’affollata agenda di propositi in difficile equilibrio fra ritorno alla lotta di classe dura e pura, predicazione transgender elevata a nuova religione pagana e indiscriminata accoglienza di tutti gli immigrati che bussano alla porta o più semplicemente la forzano: un gigantesco piano di redistribuzione di ricchezza accompagnato dalla consueta reticenza riguardo al come produrre la torta da spartire. Dove trovare le risorse senza impoverire con ulteriori giri di vite e spremitura fiscale le forze che devono creare lavoro?  Non a caso, con la sua malizia di navigato sornione, Romano Prodi, azionista di maggioranza della nuova segretaria, interpellato circa un suo futuro ruolo nel partito ha affacciato l’ipotesi  di mettersi a disposizione ”con qualche seminario di economia”.  Meglio tardi che mai caro Professore. 

Ma veniamo, finalmente, all’esplosivo nello zainetto. Come definirlo? Come un’autentica svolta hollywoodiana a cui tesserati di lungo corso e consistenti pezzi del tradizionale insediamento sociale del partito, chiamatisi fuori dal rito delle primarie, guardano oggi con silenziosa perplessità.   Proprio così: svolta hollywoodiana. E non per la banale ragione che Elly Schlein è cittadina statunitense quanto piuttosto perché  il suo avvento accelera l’innesto nella politica italiana dell’esperimento da anni in atto in quell’incubatrice di futuristiche alchimie sociopolitiche che sono gli Usa e in particolare lo star system newyorkese. Un sistema  notoriamente schierato a ferreo sostegno dei Democratici ma soprattutto dedito a quell’applicazione ormai dittatoriale del ‘politicamente corretto’ che Federico Rampini va da anni magistralmente indagando e rivelando alla distratta platea degli europei: un autentico disarmo culturale della civiltà occidentale costruita sulle originarie radici dell’umanesimo cristiano.

Personalità silenziate, cacciate, licenziate nelle Università e nell’industria mediatica se non obbedienti al rigido protocollo che impone di garantire ruoli di spicco, superiore prestigio e visibilità alle minoranze etniche e sessuali. Con quel che ne consegue in termini di superamento e smontaggio del decisivo tassello sociale che è storicamente stata la famiglia tradizionalmente intesa. Una manipolazione su vasta scala dell’immaginario collettivo affidata anche all’estremismo ambientalista che demonizza il progresso economico identificandolo con un’imminente Apocalisse planetaria.

Elly Schlein è tutto questo? Presto per dirlo. Ma parecchie premesse lo lasciano supporre. In tal senso il suo avvento, cui non è affatto estranea la componente democristiana del centro sinistra, segna e certifica un doppio suicidio. Fine di quel che resta dell’originaria Dc come partito cattolico. Fine di quel che resta del Pd come originario partito del proletariato industriale. Si volta pagina.

Ma come dimenticare, venendo invece alle pagine del calendario,  che oggi è l’8 marzo? E in un giorno di festa non si conclude una riflessione politica fotografando due suicidi.  Festeggerò dunque a modo mio, augurando buon lavoro ad Elly Schlein ma soprattutto rendendo l’onore delle armi a un uomo. All’eccellente perdente Stefano Bonaccini. Perché mai, del resto, avrebbe dovuto vincere? Solo perché è provatamente capace, perché ha onorevolmente retto la barra della sua regione nel mare in tempesta della pandemia e della crisi economica, solo perché parla di piani industriali e mette il lavoro in cima all’agenda, solo perché affronta con equilibrio e concretezza il tema immigrazione? Roba del genere era moneta pesante fino all’altro ieri. Ma è evidentemente declassata a noiosa ‘lista della spesa’ da quando il Pd, o meglio la fazione uscita vincente da notti e giorni di lunghi coltelli è, per l’appunto, entrata a vele spiegate nella fluida e divistica era Dell’Acquario.  Fantasia al potere. E sia quel che sia.

 

 

Ada Ferrari

 

5 risposte

  1. Peccato leggere tanta sottile acredine da chi potrebbe essere utile a riscrivere pagine della politica e forse della storia italica tanto urgenti quanto indispensabili. Già, perché questo PD, per il quale chi scrive queste povere righe si è battuto invano perché nascesse, è giusto che passi a nuova vita e dalle ceneri risorga pronto ad affrontare gli enormi problemi epocali, siamo nell’Antropocene, che abbiamo di fronte. Sin dalla sua nascita, 16 anni fa, il pensiero è stato evanescente e soprattutto inadeguato per i ritmi forsennati delle mutazioni ambientali e sociopolitiche già allora in corso. Negli ultimi cinque anni i nodi sono giunti “al pettine”, prima il trionfo al 40% con un volto giovane, poi la delusione ed il dimezzamento del suo consenso. Negli stessi cinque anni, l’esplosione dell’astensionismo al voto registrata qualche settimana fa in Lombardia (una crescita di 2.5 milioni di assenti, dal 29% al 59%) a fronte della contestuale ottima partecipazione alle primarie del PD di qualche giorno fa che ha ribaltato ogni previsione di risultato. Tutto ciò può avere un solo significato: l’aspettativa di un pensiero progressista scritto dal partito più culturalmente sensibile. L’onorevole Schlein non so se sarà all’altezza, so che è giovane, è donna, ha una ottima base culturale, una esperienza quinquennale di parlamentare europea, una apprezzabile sensibilità per la gravità delle situazioni dell’ambiente e sociale. Insomma, un vero nuovo PD “in vista” … forse quello che alcuni di noi sognavano.

    1. Le auguro ovviamente che il suo e vostro sogno diventi realtà. Quanto a quella che lei definisce “sottile acredine” e che io definirei piuttosto libertà critica, mi permetto di ricordarle che me la tengo ben stretta ringraziando il cielo di non vivere in una dittatura che censura persino l’ironia come lesa maestà. Quanto al suo giudizio circa un PD culturalmente sensibile più degli altri, non so davvero a cosa si riferisca. E, soprattutto, cosa intenda per cultura.

  2. Non mi sembrano “povere righe” quelle di Ada Ferrari, bensì il frutto di un’ottima elaborazione di conoscenze su contenuti ideologie e soggetti umani. Poi sappiamo quanto gli eventi umani siano mutevoli, anche sorprendentemente, soprattutto in politica, ma anch’io non provo alcuna fiducia in questo personaggio cd nuovo ed in ciò che rappresenta. Più “rassicurante” l’impresario di pompe funebri.

  3. Il PD è l’esemplificazione di quel mutamento storico che ha vissuto il comunismo in Europa dalla metà degli anni 80. In Italia si è spento con la tragica morte di Berlinguer dopo di che il vecchio PCI ha cercato una nuova identità attraverso l’alternarsi di sigle (PDS, DS) nel tentativo di stare al passo coi tempi, ereditando gli ideali del cattocomunismo democristiano per la creazione di un nuovo grande partito popolare. Poi l’Italia è cambiata troppo in fretta e ad oggi il PD, o ciò che rimane, ha bisogno di una base, di nuove figure popolari, iconiche e attrattive, e di una analisi sul territorio sociale, laboriosa quanto necessaria, per ricostruire una identità: non certo attraverso nuove alleanze, perchè i numeri hanno solo un valore matematico e servono unicamente per governare. Ha bisogno di idee senza le quali governare sarebbe terribilmente difficile.

  4. Un solo commento al bell’editoriale: il PD ha retto le sorti del Paese per anni senza apportare sostanziali cambiamenti di rotta. Chi auspicava l’avvento di un grande partito LAICO e riformista è ancora in fiduciosa attesa, la signora Schlein avrà tanti problemi da risolvere, non ultimo quello dell’intolleranza nei confronti di chi esterna liberamente il proprio pensiero.

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