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In versione Giulio Cesare del terzo millennio, Ezio Belleri ha annunciato la sentenza: nulla e nessuno può bloccare la costruzione del nuovo ospedale. Inappellabile. Il dado è  tratto.

«Ci sono state date risorse importanti da mettere a fattor comune – ha dichiarato. Non è spreco di denaro pubblico, ma utilizzo corretto di denaro pubblico. E, comunque, indietro non si torna» (La Provincia, edizione online 11 ottobre).

Imposto dal fato, quindi fatale, e dagli stakeholder, pertanto intoccabile, il Frecciarossa, già lanciato sui binari che la Locomotiva di Guccini gli fa un baffo, non può essere fermato.  Non ci sono ragioni che tengano: l’ottava meraviglia del mondo verrà realizzata e l’attuale catorcio abbattuto.  Così sarà. Zitti e mosca.

Ma c’è un però. Belleri chi? 

Non è generale romano, ma bresciano. Non è alla guida di legionari, ma di sanitari, più portati alla pace che alla guerra.

Sui vessilli del suo esercito non compaiono né l’aquila, né l’acronimo SPQR, ma la rosa camuna siglata ASST Cremona.  

Non ha attraversato il Rubicone. Tuttalpiù l’Oglio.

La Regione lo ha spedito nella Repubblica del Marubino grazie alla sua competenza in materia di costruzioni, come lui stesso ha riferito: «Il motivo della mia nomina a Cremona penso che vada ricercata nell’esperienza che ho acquisito nel far partire cantieri» (La Provincia, 23 dicembre 2023).  Skill significativo per un manager incaricato di iniziare i lavori per un nuovo ospedale, questa preparazione cantieristica non concede però il nulla osta per scavalcare la politica.

«Comunque, indietro non si torna» non spettava a lui sostenerlo. 

Con questa dichiarazione, dal retrogusto presuntuoso, il direttore generale si è avventurato nel campo minato della politica.  E qui ha realmente attraversato il Rubicone. Ha dimostrato di non avere ancora appreso le abitudini cremonesi, tra le quali una delle più diffuse è la regola dello stum schiss

È entrato su un terreno infido, che non gli compete. Un recinto presidiato dagli F16 dei Maverick suoi pretoriani, disturbati da pochi biplani  pilotati da eroici Francesco Baracca manipolo di samurai divisi in due fazioni.

Puntellati da oltre 6 mila firme di cittadini contrari al nuovo ospedale, questi ultimi mohicani se ne fottono dell’archistar che l’ha progettato. Se ne fottono del marketing che l’ha venduto come la panacea risolutiva della malconcia sanità pubblica locale. Se ne fottono dell’«ospedale che diventa luogo di benessere olistico del paziente in armonia con l’intero ecosistema» (Documento di indirizzo di progettazione, pagina 49). 

Lo sconfinamento di Belleri in un territorio non di sua competenza ha attizzato il fuoco in letargo sotto la cenere. Ha ricaricato gli oppositori dell’ottava meraviglia del mondo (Vittorianozanolli.it, 12 ottobre). Ha acceso i motori dei biplani che sono subito decollati.  Ha offerto ai Francesco Baracca l’opportunità di riprendere a mitragliare il progetto (Cremonasera, 12 ottobre).  

Punture d’insetti per gli F16 maverikiani.  Ma fastidiose.

La politica tende a buttare cenere sulla brace e non a soffiarci sopra per ravvivarla.  Belleri ha contribuito perché accadesse il contrario. «Lei è un garzone di bottega che è stato mandato dal droghiere a incassare i sospesi» spiega il colonello Kurtz al capitano Willard in Apocalypse Now.

Il direttore generale dell’Asst non è un garzone di bottega e non deve incassare sospesi. Ma si è comportato da tale. Forse per eccesso di fedeltà al droghiere.  Oppure s’illude d’essere il droghiere stesso. Ma non lo è. Si è fatto pontefice massimo. Ma non è Giulio Cesare.

E allora per quale motivo ha riportato agli onori della cronaca un argomento che aveva perso le luci della ribalta, illuminato solo di una luce fioca tenuta accesa dalla squadriglia dei Francesco Baracca? Ah saperlo.

Di sicuro, ha spinto alla rilettura del passaggio dedicato al nuovo ospedale contenuto nel programma di Roberto Mariani, neopresidente della Provincia.   

«La provincia inoltre –  è scritto nel documento – anche come firmataria del protocollo d’intesa con Regione Lombardia, Asst Cremona, Comune di Cremona, deve svolgere un ruolo importante nel percorso intrapreso per la realizzazione del nuovo ospedale di Cremona affinché, assieme alla nuova struttura, vada garantito un servizio ospedaliero di qualità battendosi anche per il riconoscimento del Dea di secondo livello per l’ospedale di Cremona. Ricordiamo che il nuovo ospedale non sarà solo l’ospedale della città capoluogo, ma sarà l’ospedale dell’intero territorio».

Sarà l’ospedale dell’intero territorio? Di tutta la provincia?  Sia permesso dubitarne.

Chiarire questo punto ai cremaschi sarebbe per Mariani un ottimo modo per iniziare il suo mandato. 

Il dado è stato tratto e i pasdaran del no all’ottava meraviglia del mondo festeggiano.

«Grazie  dottor Belleri, per averci aiutato».

 

Antonio Grassi

 

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