Cinquant’anni fa, nell’agosto del 1975, la Canottieri Baldesio scriveva una delle pagine più significative della propria storia sportiva. A Belgrado, ai Campionati mondiali assoluti di canoa, Danio Merli, 19 anni, e Giorgio Sbruzzi, 20, conquistavano una straordinaria medaglia d’argento nel K2 10.000 metri, unico podio mondiale assoluto nella canoa della Baldesio ancora oggi.
La fotografia del podio, conservata negli archivi societari e riprodotta nel materiale storico del 1975, restituisce il valore di quel risultato: la coppia cremonese sul secondo gradino, a fianco dell’equipaggio ungherese e davanti ai russi, in una volata serrata che vide i tre K2 racchiusi in poco più di un secondo.
Il giorno precedente, Merli e Sbruzzi avevano già mostrato la loro competitività internazionale con un quinto posto nella finale dei 1000 metri, a un soffio dall’oro. Una prestazione che diede loro la consapevolezza di poter affrontare i 10000 con ambizione e maturità. Le immagini della gara, scattate durante le lunghe fasi di conduzione del K2, evidenziano il gesto tecnico e la sincronia dell’equipaggio azzurro, impegnato su un tracciato che segnò l’affermazione della scuola cremonese.
Nella prova più lunga, l’Italia si inserì da subito nel trio di testa insieme a Ungheria e Russia, staccando progressivamente il resto della flotta. La battaglia per il titolo si risolse soltanto negli ultimi metri, con gli ungheresi primi, gli azzurri secondi e i russi terzi. Un arrivo ravvicinato, che confermò il valore assoluto della giovane coppia della Baldesio.
A cinquant’anni di distanza, quel risultato rimane un riferimento identitario per la società: un traguardo che parla di talento, preparazione, coraggio agonistico e di una tradizione sportiva che continua a ispirare atleti e tecnici di oggi.
Per Danio Merli e Giorgio Sbruzzi, protagonisti di una stagione irripetibile, la ricorrenza è l’occasione per riportare alla memoria un capitolo fondamentale della storia della Baldesio. Per la società, è un motivo di orgoglio che attraversa le generazioni e che conferma quanto la cultura sportiva costruita negli anni Settanta rappresenti ancora oggi una radice solida e viva.

































