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Il presidente Enrico Locatelli, (nella foto centrale) veterinario di Castelvisconti, e i consiglieri della Federazione provinciale Coltivatori Diretti di Cremona avevano da poco finito di brindare alla conferma in blocco del direttivo alla recente assemblea ordinaria annuale quando da Roma è arrivata la notizia del commissariamento. Il commissario è già arrivato dalla Capitale. La vittoria sulla Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, incassata nei giorni scorsi, era stata schiacciante:  Coldiretti ha ottenuto ai seggi il doppio dei voti. Perciò nulla lasciava presagire l’azzeramento del consiglio e la sua sostituzione con un commissario che risponderà direttamente alle indicazioni impartite dalla sede nazionale.

In realtà da tempo serpeggiavano malumori tra i soci per il progetto di incorporamento del Consorzio Agrario Provinciale, controllato dalla Coldiretti, nel CAI, Consorzi Agrari d’Italia. CAI, recita il sito web, è una rete che produce oltre 1 miliardo di euro di ricavi annui, conta più di 20mila soci e rappresenta la più grande piattaforma per il collocamento delle produzioni agricole nazionali. Ad oggi fanno parte del CAI: Bonifiche Ferraresi spa, Consorzio dell’Emilia, Consorzio del Tirreno, Consorzio Centro Sud, Consorzio Adriatico e Consorzio Agrario del Nordest. CAI stende la sua operatività diretta su 40 province collocate in 11 regioni. ”Avvalendosi di circa 600 collaboratori (di cui 100 tecnici professionisti) distribuiti su 280 agenzie – si legge nel sito – CAI già coinvolge commercialmente più di 200.000 imprenditori agricoli. Dispone di 190 centri di stoccaggio e di 25 siti produttivi e nell’anno appena trascorso ha gestito oltre 8 milioni di quintali di cereali e prodotto 1,1 milioni di quintali di sementi e 4 milioni di quintali di mangimi”. Ma non è tutto oro quel che luccica.

Entrando nel CAI, il CAP di Cremona, gioiello nel panorama dei Consorzi Agrari gestiti ormai in toto da Coldiretti, perderà la sua autonomia, difesa con stoica lungimiranza dal presidente storico del Consorzio, Girolamo Balestreri, che respinse il tentativo della Coldiretti di aggregare la maggior azienda cremonese al servizo dell’agricoltura alla Federconsorzi, già allora sofferente e poi vittima di un clamoroso crack. Lo spodestamento della Libera dalla guida del Consorzio Agrario, maturata dopo le dimissioni dell’allora presidente Ernesto Folli, e sotto la presidenza del presidente della Libera Pierluigi Filippini, ha spianato la strada alla piena conquista del CAP  di Cremona da parte della Coldiretti, consolidata col recente rinnovo del consiglio d’amministrazione.

Ma sussisterebbe un’altra motivazione che avrebbe spinto al commissariamento. La gestione attuale seguirebbe la linea tracciata da Paolo Voltini, attualmente detenuto nel carcere di Bollate a seguito della sentenza passata in giudicato dopo le sentenze di condanna per estorsione aggravata pronunciate in primo grado, appello e infine dalla Cassazione il 7 dicembre 2023. Pare che ci siano persone che ai vari livelli tuttora farebbero riferimento diretto a Voltini e che continuerebbero a seguirne indicazioni sia a livello politico che finanziario.Nel mirino di Coldiretti ci sarebbero anche un amministratore e le sue direttive.

 

Vittoriano Zanolli

 

 

 

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