Non è noto il motivo per cui l’automobilista italiano è così ostile all’impiego degli indicatori di direzione per segnalare una svolta o un cambio di direzione. Al contrario risulta poco comprensibile la sua infinita attrazione per l’uso delle quattro frecce lampeggianti a segnalare la sosta nei posti più curiosi (dietro un dosso, dopo una curva, laddove la carreggiata si restringe e non ci passa neppure una nutria, davanti al semaforo….).
Una possibile spiegazione a questi inquietanti interrogativi è legata alla considerazione che la maggior parte degli automobilisti è dotata di due mani e di sole dieci dita, una condizione che dovrebbe essere idonea a garantire lo svolgimento delle normali attività della vita, ma che purtroppo si dimostra del tutto insufficiente a gestire contemporaneamente la pulizia delle narici, il commento su Facebook, l’emoticon su Whatsapp, una ritoccatina ai capelli, una passata di rossetto, le corna al camionista di turno ed il corretto uso delle frecce direzionali.
Purtroppo la dotazione di mani e dita è quella che è ed il pollice opponibile, seppure utilizzabile con successo per azionare le quattro frecce, non sembra però di grande aiuto per tutto il resto, sia che si tratti di adeguati interventi di igiene personale che per mandare a quel paese gli altri automobilisti. Diverso è infatti il significato di una segnalazione fatta con il pollice diritto rispetto a quella con il dito medio alzato. Di fatto, il numero e la funzione delle dita utilizzabili durante la guida limitano fortemente lo svolgimento delle normali attività e, dal momento che l’impiego aggiuntivo delle dita dei piedi non è alla portata di tutti gli automobilisti, a qualcosa bisogna pur rinunciare. Visto che è sempre più difficile fare a meno di un selfie sulla corsia di sorpasso, diventa allora normale uscire da una rotonda in modalità creativa, lasciando alla libera interpretazione degli altri automobilisti la direzione dell’auto. E le frecce? Mah, come diceva quel tale: le frecce lasciamole agli indiani….
OCTOPUS