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Nuovo ospedale di Cremona: gli appalti contano di più del diritto alla salute

18 Settembre 2022

Nei giorni scorsi, nella sala Mercanti della Camera di Commercio, i vertici dell’Asst di Cremona hanno incontrato i responsabili delle organizzazioni economiche provinciali, ospite Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona. La riunione, finalizzata alla presentazione del nuovo ospedale, è stata documentata dai quotidiani online Cremona oggi e Cremona Sera e da quello cartaceo La Provincia. Tre modalità diverse di raccontare l’incontro, ma con un unico filo conduttore: in città sorgerà l’ospedale del futuro, predisposto per universi fantascientifici e distopici, pronto per curare cyborg, androidi, replicanti e – forse – alcuni pazienti normali, bisognosi di trattamenti «che voi umani non potete immaginare» e Blade Runner ci sta a pennello. Sarà l’ospedale 10 e lode. Come Chiquita, la banana, frutto con tante qualità e qualche uso creativo e improprio. Sarà tutto questo e nessuno lo discute ma, in concreto, l’ottava meraviglia del mondo quale assistenza offrirà? Curiosità fatta propria da Sonia Cantarelli, presidente di Confimi Apindustria. Giuseppe Rossi, direttore generale Asst, non si è tirato indietro. Ha risposto all’imprenditrice. Poi ha aggiunto una coda. «Adesso basta, dove si vuole arrivare con tutte queste domande? So bene che qualcuno voleva mandarmi via, ma i risultati sono dalla nostra parte. L’ospedale cresce e continuerà a crescere, e ancora mi sento dire che in passato alcuni professionisti se ne sono andati … Sono stati sostituiti da colleghi migliori. Basta. Concentriamoci sul molto lavoro che c’è da fare» (La Provincia, 15 settembre). Una reazione sorprendente per un top manager, a maggior ragione se pubblico. Una caduta di stile che non avrebbe meritato commenti, ma un dettaglio ha reso lo scivolone degno di una sottolineatura. «In passato alcuni professionisti se ne sono andati … Sono stati sostituiti da colleghi migliori».

Se i sostituti se ne andranno a loro volta, saranno sostituiti da sostituti migliori di loro? In base a quali parametri di giudizio il sostituto è più bravo del sostituito? Perché è un candidato al Nobel per la medicina? Perché è più accondiscendente verso i superiori? Perché è meno rompicoglioni? Esclusa l’età pensionabile, per quali ragioni i sostituiti hanno lasciato Cremona? Invitati a togliere il disturbo per manifesta incapacità professionale? Per incompatibilità ambientale? Per aderire ad un’offerta economica più remunerativa? Mettere in piazza che il sostituto è una spanna sopra il sostituito è il modo più razionale per costruire una squadra? Se i sostituti surclassano i sostituiti è sbagliato ipotizzare che l’ospedale cittadino viva una situazione di endemica instabilità, causata dalla perenne attesa del fuoriclasse? Se i sostituti sono più ganzi dei sostituiti è un errore immaginare che i pazienti potrebbero essere colti dal dilemma: mi ricovero a Cremona o altrove?

Al termine del confronto, l’imprenditrice, a nome delle associazioni di categoria riunite nel coordinamento ASSieme, aveva chiuso elegantemente la polemica. «La nostra volontà era quella di essere rassicurati anche sulle prospettive: nulla da dire sulla bellezza e la validità del progetto, a patto di non correre il rischio di ritrovarci con una bella scatola vuota», (La Provincia, 15 settembre, pagina 18). La bella scatola non sarà vuota ma il contenuto resta sconosciuto, uovo di Pasqua da duecento e passa milioni di euro. Dai resoconti giornalistici e dallo scazzo tra Cantarelli e Rossi si evince che l’annunciata presentazione del nuovo ospedale si è limitata a una ripetizione di spot propagandistici e informazioni datate, senza lo straccio di novità sostanziali, quelle che non sono fuffa e fanno la differenza. Quelle che ci si attende quando sono l’oggetto stesso della riunione alla quale si è invitati. Nel caso specifico, le caratteristiche dell’operazione, le patologie curate, le specialità disponibili e il resto della compagnia cantante. L’incontro è parso un tentativo per ricreare intorno al progetto l’entusiasmo iniziale.

Partita con consensi bulgari e in continua ascesa, l’operazione ha successivamente incocciato in giudizi e osservazioni critiche che hanno rallentato la marcia trionfale. Il sostegno al nuovo ospedale permane altissimo, ma l’acquisizione di nuovi pasdaran dediti alla crociata è rallentata. È ancora veloce, però non va al massimo. Non va a gonfie vele come Vasco Rossi, anche se il direttore generale, con il nome d’arte Gegè, tiene un passato da chitarrista nella band Distretto 51 di Roberto Maroni. O Giuseppe Rossi si è dimenticato di accordare la chitarra o ha perso il ritmo. La riunione è servita per pompare all’inverosimile i decibel della propaganda. Il volume a manetta è un eccellente metodo per farsi ascoltare, ma non sempre la musica a palla ottiene il risultato sperato. Spesso infastidisce. Alcune volte irrita. Ogni tanto fa incazzare. In una video-dichiarazione un signore importante, ma non tanto noto da essere riconosciuto senza la didascalia con il suo nome e cognome, eleva a rivoluzione copernicana post pandemica il traghetto che condurrà la sanità del territorio nel domani.

«La costruzione di questo ospedale avviene esattamente a pandemia conclusa e questo è un momento chiave, storico per la sanità mondiale. Noi riteniamo che a Cremona si debba costruire il modello del nuovo ospedale» (da un video a corredo di un articolo di Cremonaoggi, 14 settembre). Nello stesso video, Rossi conferma ed esonda: «Stiamo facendo qualcosa di nuovo in Italia, ma che sarà qualcosa di nuovo anche per il mondo». Nessuno lo dubita, ma per crederci serve un atto di fede. Credere, obbedire, combattere, andava forte alcuni decenni anni fa. Come la storia sia finita, tutti lo sanno. Non giovano alla causa neppure gli annunci fighi e un po’ ganassa attribuiti a imprecisati vertici dell’Asst: «Stiamo conducendo uno studio per individuare le esigenze future, e mettendo a punto le linee guida del progetto con la consulenza del MIT di Boston» (La Provincia, 15 settembre). Massachusetts Institute of Technology, mica ciccioli.

Concludere che fumo e vaghezza della presentazione siano il risultato di sbadatezza o del caso è da ingenui. Gli strateghi dell’azienda ospedaliera non sono degli sprovveduti. Se hanno chiamato a raccolta le categorie economiche per presentare loro il nuovo ospedale e poi hanno menato il can per l’aia, un buonissimo motivo lo avevano. Quale?

Per scoprirlo non è necessario farsi un pippone sul metalinguaggio o su dietrologie politiche. È sufficiente leggere a pagina 18 de La Provincia del 15 settembre l’incipit dell’articolo di apertura. È illuminante e giornalisticamente ineccepibile. «Alla fine – scrive l’autore del pezzo – il punto di intesa è stato trovato sulla necessità di fare squadra per sostenere — insieme alla vicepresidente regionale Letizia Moratti — la richiesta di una deroga per vedere riconosciuta all’ospedale di Cremona la qualifica di Dea di II livello. Si lavorerà insieme anche per mettere le imprese del territorio nelle condizioni migliori possibili per partecipare ad un cantiere così importante». Chiaro? L’adunata è servita per tranquillizzare le categorie economiche e imprenditoriali sulla loro presenza al tavolo del banchetto da duecento e passa milioni di euro, costo previsto per la costruzione del nuovo ospedale È inutile scandalizzarsi, gridare o stracciarsi le vesti. È inutile sottolineare che i primi soggetti ai quali illustrare il progetto sono i cittadini e non le associazioni di categoria. È inutile criticare i partiti incapaci di svolgere il loro mestiere. Ma è altrettanto inutile colpevolizzare gli industriali e artigiani che, invece, lo svolgono benissimo.
Già, è inutile, ipocrita, patetico, sparare contro imprenditori, politici, sindcalisti, pubblici amministratori. Contro il mondo tutto. È inutile e frustrante se non si ha il coraggio di mettersi in gioco, scegliere, uscire dall’ombra. Di cambiare. Se non si ha la forza di ribellarsi e di pretendere che il diritto alla salute sia tale e non un business. Di gridare che il nuovo ospedale è importante, ma assai più importante è ripulire l’aria dalle polveri sottili che contribuiscono a riempire il vecchio. È inutile se il silenzio è la regola. Zitti e mosca. Fanculo.

 

Antonio Grassi

2 risposte

  1. Comunque in sè trovo qualcosa di buono nel pezzo di Antonio. Perché se i medici che hanno lasciato il nostro ospedale sono stati sostituiti da colleghi “migliori”, c’è da sperare che alla dipartita di Gegè Rossi egli potrà essere sostituito da un DG migliore…

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