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‘Rivoluzione’ in economia innescata dal covid 19

23 Marzo 2021

La primavera meteorologica è arrivata, ma noi tutti speriamo che arrivi la rinascita della vita, liberandoci dall’incubo della pandemia.
Ci sono eventi che cambiano il corso della storia. La caduta del muro di Berlino e del comunismo portarono ad un’apertura del mondo e ad una liberalizzazione dei movimenti e degli scambi.
In una parola portarono alla globalizzazione. Purtroppo questa avvenne senza un quadro di regole certe. Possiamo affermare che si è dispiegata in maniera impetuosa, anzi selvaggia.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. L’Occidente ha perso quasi tutti i primati economici e la Cina è assurta a potenza manifatturiera del mondo.
La produzione, inseguendo follemente il costo più basso, si è parcellizzata in mille segmenti e decine di Stati.
Per produrre alcuni beni, per esempio una bicicletta, ci siamo trovati in questa situazione: le viti sono prodotte in Vietnam, i tubi in Cina, le ruote nelle Filippine e i vari materiali in decine di altri Paesi e infine montati magari nell’Est Europa.
Tutto questo avviene calpestando sia i criteri ambientali – in molti Paesi non esiste nessun controllo di questo tipo – sia sociali, in quanto gli orari di lavoro o il lavoro minorile non sono rispettati. Anzi, in molti casi esiste un vero e proprio sfruttamento. Infine la governance. In Cina la proprietà, la gestione e gli obiettivi delle aziende sono un mistero: palesemente si perseguono obiettivi politici.
Questi tre criteri di sostenibilità ambientale, raggruppati nell’acronimo ESG (Environmental Social Governance) da qualche anno sono stati inseriti nei parametri di valutazione della bontà degli investimenti da parte di tutte le banche occidentali allo scopo di indirizzarne le risorse. L’Onu ha elaborato e indicato 17 obiettivi da raggiungere entro il 2050. Infine ci sono state le varie conferenze sul clima che hanno posto delle mete stringenti sulla tutela dell’ambiente.
Tutto questo seguiva un percorso tortuoso e lento fino allo scoppio della pandemia.
Il virus ha reso evidente che la distruzione dell’habitat naturale ed i cambiamenti climatici sono stati complici nella genesi e diffusione della pandemia. Tutto ciò ha creato allarme su potenziali altri virus che non conosciamo.
L’elezione del presidente degli Stati Uniti Biden sta accelerando la costruzione di un nuovo paradigma economico che ribalta i criteri degli ultimi cento anni.
I tre criteri sopracitati, ESG, sono inseriti negli obiettivi di tutte le aziende (almeno quelle occidentali). Un esempio è costituito dalle major petrolifere che perseguono il superamento del petrolio e dei combustibili fossili o almeno nel breve periodo di un processo a basso impatto ambientale.
Altre aziende stanno cambiando le catene produttive per rispettare questi criteri, accorciandole notevolmente, anche per motivi strategici, in quanto con la limitazione degli scambi si sono trovate senza forniture.
Infine gli Stati hanno capito il valore della sanità che non deve essere vista come un costo, ma come un asset di sicurezza a cui segue tutta la produzione di macchinari, centri di ricerca e vaccini.
Il confronto con l’America è impietoso. Mentre l’Europa passa da un lockdown all’altro e la produzione ha molte limitazioni, l’America ha già vaccinato più di un terzo della popolazione, sta ripristinando la libertà di circolazione, la produzione è ripresa ed il Pil è partito a razzo.
Tocca a tutti noi adeguarci a questi cambiamenti. Su questo sono molto fiducioso. Parecchi segnali vanno nella direzione giusta. Per esempio a febbraio le vendite di auto ibride o elettrificate hanno superato la vendita di vetture a benzina per la prima volta nella storia.
Concludendo, la pandemia ha innescato cambiamenti epocali che prima erano molto avversati e rinviati. Il virus sta accorciando il tempo che ci separa dal cosiddetto ‘climate neutral’ che ora è fissato al 2050.
L’Europa si è data obiettivi più ambiziosi: abbattimento delle emissioni del 50% al 2030.
In alcune tecnologie, come quella relativa alla produzione ed uso dell’idrogeno, l’Europa e l’Italia sono all’avanguardia.
Un’ultima considerazione: dopo la peste nera del Trecento, l’ Europa e l’Italia hanno avuto il periodo di maggior fioritura economica della storia.

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