Non è mia abitudine entrare nelle dinamiche dei partiti perché ritengo che il confronto e il dibattito siano segno di vivacità e di democrazia. Lo faccio oggi solo perché l’accordo sancito tra il Pd e il M5s per le prossime elezioni regionali, che vede Pierfrancesco Majorino candidato alla presidenza della Lombardia, rappresenta un pericolo per Cremona e per tutto il territorio. Certamente non dal punto visita istituzionale in quanto considero del tutto irrealistica la vittoria di un’alleanza che nasce su questi presupposti, ma piuttosto sul piano culturale. Mi colpisce come il maggior partito che ha rappresentato la sinistra italiana, oggi attraversato da una grave crisi identitaria, abbia fatto proprie le tesi massimaliste e regressive del M5s, ponendo alla base dell’accordo elettorale proposte lunari che, se attuate, costituirebbero un danno irreversibile per tutto il territorio. E’ ancora più stupefacente che questo accordo avvenga in Lombardia, il motore economico d’Italia, la regione dove si concentrano i più importanti gruppi industriali e del terziario, i centri di ricerca, le eccellenze sanitarie, l’agricoltura e la zootecnia più avanzate del nostro Paese. Il territorio dove la creatività, l’innovazione e l’operosità rappresentano il DNA di una popolazione che ha sempre saputo migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini, perseguendo lo sviluppo e il benessere a beneficio di tutti coloro che hanno deciso di essere protagonisti del proprio destino investendo nella e sulla nostra terra.
Archiviare il progetto dell’autostrada Cremona-Mantova per perseguire un’ improbabile riqualificazione della ex strada statale, chiudere gli inceneritori e affossare la zootecnica e l’agricoltura intensiva costituiscono le basi programmatiche di un’intesa siglata ai danni dei cittadini e delle imprese cremonesi. Conosciamo tutti le difficoltà legate al complesso e tortuoso iter dell’autostrada Cremona-Mantova, pesantemente condizionato sul piano economico finanziario dal mancato completamento della TI-BRE e dall’aumento del costo delle materie prime, ma non possiamo permetterci di rinunciare a quest’opera strategica e tradire il lavoro di tanti che ci hanno preceduto. Cremona e la Lombardia hanno bisogno di potenziare il proprio sistema infrastrutturale, non di indebolirlo come vorrebbero i sostenitori della decresicta felice. Le rappresentanze economiche e la maggioranza delle forze politiche hanno trasversalmente condiviso questo obbiettivo nel tempo e ancora oggi credono nell’utilità della sua realizzazione. Archiaviarlo ora senza avere una vera alternativa per assecondare un’imposizione ideologica insensata è inaccettabile e squalificante per chi lo propone.
Oltre al raddoppio della tratta ferroviaria verso Milano, che verrà realizzata nei prossimi anni, è necessario potenziare anche le infrastrutture su gomma verso il sud della Lombardia e verso Milano, riqualificando anche la Paullese nel tratto Cremona-Crema. Spegnere i termovalorizzatori comporterebbe inevitabilmente riaprire le discariche che costiuiscono la peggior minaccia per l’ambiente. Differenziare i rifiuti e recuperarli ad una nuova vita è un processo virtuoso nel quale tutti noi siamo impegnati. La Lombardia è già oggi tra le regioni più virtuose anche nella gestione del ciclo dei rifiuti. Incenerire la frazione indifferenziata per creare energia e calore è una prassi sicura adottata con successo in tutti i Paesi del mondo più evoluti: il nostro modello deve essere Copenaghen, non Roma che da decenni convive con i rifiuti nelle strade.
Coniugare la necessità di rispondere alla crescente domanda di alimentazione della popolazione del nostro pianeta ed il corretto utilizzo delle risorse naturali è una sfida che i nostri agricoltori e i nostri allevatori hanno fatto propria da tempo. L’impegno quotidiano a migliorare le tecniche colturali, l’incremento dell’utilizzo dei sistemi di irrigazione di precisione, la continua ricerca applicata ai prodotti e alle sementi frutto di una collaborazione preziosa con il sistema universitario, la valorizzazione ad uso energetico dei reflui zootecnici e dei sottoprodotti agricoli sono solo alcuni esempi che documentano come questo approccio è già una realtà. La recente Fiera Internazionale del Bovino da latte ha rappresentato una straordinaria vertrina di quanto questo approccio sia concreto. Questo lavoro ci consente di guardare alla nostra storia, alle nostre radici con orgoglio e speranza.
E’ compito della politica accompagnare questi processi virtuosi, sostenendo le imprese che, consapevoli del proprio ruolo, continuano ad investire per assicurare prodotti di altissima qualità e sicuri. La vocazione economica di un tessuto come il nostro non si asseconda impedendo agli allevamenti zootecnici di ampliarsi. Comprendo quindi l’evidente imbarazzo dei rappresentanti locali del Partito Democratico che, con acrobazie verbali degne dei migliori interpreti dell’arte circense, cercano di prendere le distanze dalle proposte più indigeste contenute nel programma sottoscritto a livello regionale tra il PD e il M5S. La realtà è che gli obbiettivi di sviluppo del nostro territorio e delle nostre imprese confliggono apertamente con le tesi che costituscono le fondamenta della visione ideologica incarnata da Pierfrancesco Majorino il quale, non a caso, ha trovato il convinto sostegno del M5S. Non si tratta quindi di limare qualche spigolo all’interno di un programma, ma di prendere coscienza che la coalizione PD-M5S è incapace di leggere e riconoscere le vere esigenze del nostro Paese e che la confusione e il disorientamento non albergano soltanto nei pensieri dei dirigenti nazionali del PD.
Con buona pace di tutti, la coalizione di centrodestra che da 28 anni governa ininterrottamente la Regione Lombardia è ancora oggi l’unica ad essere in grado di interpretare i valori, lo spirito e la concretezza dei cittadini e degli imprenditori lombardi.
Carlo Malvezzi
capogruppo FI in consiglio comunale di Cremona