‘East Lombardy, un simbolo di qualità, un riconoscimento internazionale, una medaglia al valore gastronomico della Lombardia Orientale. Il merito va alle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova e ai loro prodotti, figli di un territorio capace di emozionare, anche a tavola. Così tanto da esser stato scelto da ERG (European Region of Gastronomy) come porta-bandiera 2017 del progetto internazionale che promuove le tipicità enogastronomiche delle varie aree dell’Unione Europea’. Il sito web del Comune di Cremona celebrava con toni trionfalistici l’identità gastronomica condivisa dalle quattro province orientali della Lombardia, che avrebbe portato visitatori e affari.
Quell’intesa costruita sui piaceri della gola sembrava foriera di sviluppi e collaborazioni in altri campi. Pare invece che Cremona non raccoglierà nemmeno le briciole dalla ricca tavola di Brescia e Bergamo Capitale della Cultura 2023 alla quale sperava di sedersi. Un lungo weekend di eventi ha fatto da apripista a un imponente calendario che racchiude oltre 500 tra eventi e progetti che spaziano dalla cultura e innovazione alla sostenibilità e al turismo. Il gruppo forzista in consiglio comunale a Cremona incalza sindaco e giunta. Ricorda in un’interrogazione che la candidatura a Capitale Italiana della Cultura figurava nel programma di Galimberti ma che l’Amministrazione non si è attivata in tal senso e che il sindaco aveva comunque assicurato ‘momenti di coinvolgimento essendo già in atto interlocuzioni con le due città lombarde e contatti con i rispettivi assessori’. E’ buio fitto sull’esito dei quei colloqui. Intanto Cremona vede scorrere le immagini delle code davanti a musei, pinacoteche e palazzi storici aperti gratuitamente al pubblico e del presidente Mattarella che benedice l’evento.
A che serve fregiarsi di titoli quali ‘capitale della musica’ e ottenere il riconoscimento della liuteria patrimonio dell’Unesco se poi non si colgono occasioni insostituibili per mettere a frutto le proprie eccellenze? Cremona non rivaleggia con Bergamo e Brescia ma compete con Procida che è stata Capitale della Cultura 2022. Che cosa le manca? Di sicuro un’adeguata rappresentanza politica a livello locale, regionale e parlamentare e una classe dirigente degna di questo nome che lavori in modo sinergico nell’interesse generale. Cremona si distingue invece per la pervicacia nel castrare iniziative private coronate da successo. Ultimo esempio di una lunga serie di delitti impuniti sui quali svetta l’abbandono della rassegna Le Corde dell’Anima è l’eutanasia del Calendario artistico voluto e creato dai fratelli Fanti e dal fotografo Mino Boiocchi. Per 25 anni la sera dell’ultimo sabato di gennaio è stata riservata alla presentazione dell’opera al Teatro Ponchielli, un evento dedicato alla città, all’insegna dell’arte e della solidarietà, come recita il testo della pagina pubblicata sui locali mezzi d’informazione e riprodotta a corredo di questo articolo. Stasera il teatro resterà chiuso.
Negli ultimi anni i costi dell’opera e della ‘vernice’ ponchielliana hanno gravato interamente sugli esecutori dato che il calendario è sempre stato distribuito gratuitamente e che il ricavato dell’offerta libera veniva interamente devoluto in beneficenza all’Anffas e all’associazione Giorgio Conti. A questo punto Fanti e Boiocchi alzano bandiera bianca. Privati e amministrazioni pubbliche hanno lasciato morire anche questa iniziativa nata per amore della città, senza intenti speculativi e senza fini di lucro. Un altro delitto con molti colpevoli.
Vittoriano Zanolli
Una risposta
Le Corde dell’Anima, il Calendario Fanti e così via…piuma dopo piuma, occasione dopo occasione, il bilancio dei passivi fa rabbia e malinconia: nudi alla meta, caro Vittoriano