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Tra smog e tumori correlazione diretta ma Cremona punta sul biometano

26 Aprile 2023

Durante la seconda guerra mondiale le truppe americane utilizzavano il dialetto Navajo per comunicare tra di loro, con lo scopo di non farsi capire da nemici ed alleati. Un espediente per evitare  di far cadere in mani sbagliate informazioni importanti. Non è invece possibile utilizzare il dialetto cremonese per non farsi capire dalla popolazione locale ed allora si è pensato bene di utilizzare metodi differenti, che vanno dall’uso disinvolto di terminologia e frasi ad effetto quali “economia circolare”, “stakeholders”, “miglioramento della qualità dell’aria”, “nuovo ospedale ad emissioni zero”  alla  superficialità con il quale vengono utilizzati i numeri e la statistica che, secondo Mark Twain, rappresenta un eccellente metodo per celare la verità (“esistono tre tipi di menzogna: le bugie, le palle colossali e la statistica”).

Sfogliando infatti i dati relativi alla salute della popolazione cremonese pubblicati dai responsabili locali della salute pubblica e confrontandoli con altre e più autorevoli fonti, ci si accorge della necessità quanto meno di un approfondimento. Ad esempio ATS Valpadana definisce una mortalità per tumore alla mammella superiore del 40% rispetto a quella italiana e tuttavia, visto che il territorio preso in considerazione comprende Cremona e Mantova e che a Mantova la mortalità si avvicina allo zero (zero?), viene da pensare che a Cremona si muoia molto, molto di più di quello che viene comunicato.  Basterebbe questo dato per fermarsi a riflettere, ri-valutare i dati ed eventualmente individuarne le cause. Invece nulla, neppure un lamento, chi muore giace e chi vive si dà pace.  Anche per quanto riguarda l’incidenza del tumore alla mammella sembra proprio che a Cremona non vada benissimo, visto che le diagnosi per questa patologia sono più del doppio rispetto all’incidenza nel nostro Paese, come certificato dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Comunque sia, quando la presentazione dei dati, più o meno affidabili, si limita all’esposizione di numeri che nessuno analizza e tantomeno prende in considerazione, ci si chiede a cosa serva avere una rappresentanza istituzionale dei cittadini ed una organizzazione sanitaria per la tutela della loro salute.

Se invece entriamo nello specifico del problema, ci si potrebbe anche chiedere A) ma questi dati sono veramente credibili? B) quali sono le cause di questa situazione? C) possiamo fare qualcosa per ridurre il rischio per la salute dei cremonesi? Fare queste domande è forse mettere in imbarazzo chi dovrebbe, per contratto sociale ed impegno istituzionale, tutelare la salute collettiva e allora vorremmo dare un contributo non tanto alla soluzione, quanto alle cause ed alle dimensioni del problema.

Da cosa dipende il tumore della mammella? A parte le condizioni genetiche ed ereditarie, oggi ben gestite all’ospedale di Crema, che, a differenza di quello di Cremona, ha deciso di investire sulle professionalità e non su cemento e  “stakeholders”, sembra che una maggiore mortalità per questa patologia sia associata al vivere in aree urbane, alla densità del traffico, all’estensione delle aree coltivate ed alla qualità dell’aria. Cremona è ai vertici italiani non solo per l’estensione delle aree coltivate, ma soprattutto  per la pessima qualità dell’aria ed è quindi possibile che tutte queste condizioni determinino il rischio così elevato di mortalità per tumore della mammella (e non solo).  Una condizione, quella della pessima qualità dell’aria, che rappresenta anche la maggiore causa di mortalità pure per il tumore del pancreas, altra gravissima malattia che vede Cremona superare i dati nazionali ed europei e che, in alcune ricerche scientifiche, viene messo in relazione alla presenza di insediamenti industriali in area urbana e di siti da bonificare.

A questo punto ci sarebbero tutti gli elementi per una seria riflessione da parte dei cittadini, delle autorità che li rappresentano, di quelle sanitarie, specie a fronte della proposta di insediamento di un ulteriore impianto per la produzione di biometano del quale non sono note le emissioni complessive, potenzialmente in grado di aggravare una situazione di per sé preoccupante.

Ignorare la realtà dei dati, sorvolare su di un possibile ed ulteriore peggioramento ambientale porta ad una domanda da porre ai nostri rappresentanti politici e sanitari: se l’economia deve essere circolare, perché la salute pubblica deve essere per forza a spirale, sempre più diretta verso il basso? E se è sacrosanto avere a cuore il benessere e la salute di gatti randagi e insetti impollinatori, perché la salute dei cittadini sembra non interessare nessuno?

 

Pietro Cavalli

5 risposte

  1. Vista la situazione di conclamata gravità ambientale mi chiedo se non esistano ormai abbondanti elementi oggettivi e statisticamente rilevati che consentano alla cittadinanza cremonese di costituirsi parte civile in una class action per disastro ambientale e prolungato danno biologico conseguente. Ricordo che già una ventina d’anni fa il mio medico di base parlava di ripetute segnalazioni dei medici di base alle competenti autorità in merito alla esplosione di alcuni tipi di tumore specificamente riconducibili a inquinamento di acqua, terreni e aria. Ma, allora come oggi, silenzio e inerzia totale delle autorità.

  2. Non mi fido del sindaco di Cremona ahimè in merito alla tutela della salute pubblica, avendo tradito il voto referendario sull’inceneritore, avendo fornito rassicurazioni ambientali sull’impianto di biometano, quando la stessa impresa A2A non ha ancora avviato la VIA..A proposito degli inganni linguistici, quello di “compensazione ambientale” è del tutto peculiare perchè è rivelatore di quel danno verso cui ci vogliono rassicurare. Altrimenti che bisogno c’è? Mi sorprende in positivo il dato di Mantova: mortalità per tumore mammario quasi zero? Ma non hanno inquinamento,non hanno traffico automobilistico, impianti industriali, danni agricoli o da allevamento…? Considerato anche che non sono molto distanti da noi e non hanno il vento della Sardegna…

    1. Il mancato rispetto dell’esito del referendum sull’inceneritore non è imputabile all’attuale sindaco ma ad Alfeo Garini che guidò una coalizione formata Dc e Pci tra il 1990 e il 1994.

  3. il tradimento del voto referendario da parte del sindaco attuale, sta nell’aver fatto della dismissione dell’inceneritore uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale, cosa che invece non ha mai realizzato.

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