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Dante e Beatrice, il mal d’amore al quale non si sfugge e le belle curve

18 Giugno 2023

“Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’ella altrui saluta / ch’ogne lingua deven tremando muta / e li occhi no l’ardiscon di guardare…. E par che sia una cosa venuta / da cielo in terra a miracol mostrare”. Ma quanto doveva essere bella Beatrice? Dante non scrive mai in modo esplicito sulla bellezza di Beatrice. Parla di beltade ma intesa come grazia, virtù, dolcezza, riservatezza etc. Certamente ben rappresentata dall’attrice portata sullo schermo nell’interessante film su Dante (nella foto centrale i due protagonisti) di Pupi Avati.

Beatrice muore a 24 anni, forse di parto, sposata col vecchio, ma molto ricco Simone De Bardi, banchiere tra i più potenti di Firenze. Dante si consola presto con una sessantina di donne fiorentine, tra le più belle, ma la favorita è la donna Petra. Si tenga presente che anche Dante è già sposato con Gemma Donati che gli darà quattro figli, totalmente ignorata dal poeta nella sua vastissima produzione letteraria. Pare evidente che il “ mal d’amore” di Dante si sia trasformato in una pericolosa ossessione lasciata purtroppo, nei secoli futuri in eredità, ad una sterminata moltitudine di amanti corrisposti o meno.

Ognuno di noi è psicologicamente ammalato di se stesso, ovviamente chi più chi meno. Come e perché? Responsabile è il pensiero che costituisce una ferrea gabbia dalla quale non si può scappare, così come non si può scappare dal nostro corpo. Il pensiero tutto torce e raddrizza istante per istante. Certamente Dante era malato per l’esaltazione dell’adorata Beatrice sino ad arrivare nel Paradiso a portarla così vicino a Dio e riuscire a vedere l’invisibile riflesso negli occhi dell’amata donna sua.

Quasi vent’anni dopo la morte di Beatrice, siamo tra il 1305 e il 1310, finalmente Dante torna a pensare all’amore della sua gioventù, e mentre da poco ha finito di scrivere la Vita Nova e sta iniziando la Commedia, forse nel castello di Fosdinovo, ospite dei Marchesi Malaspina vicino a Sarzana, tratta nel V° canto dell’Inferno delle pene assai lievi dei lussuriosi. Dopo aver appreso la tragica storia d’amore e di morte di Paolo e Francesca, Dante sconvolto scrive “caddi come corpo morto cade” e travolto dall’emozione sviene. E’ evidente la traslazione di Dante che vede se stesso e Beatrice in amore e avvinghiati per sempre nel turbine infernale che mai potrà dividerli.

Dice Tolstoj: “Due corpi innamorati che si amavano in ogni atomo, fin nel profondo del loro essere, con ogni cellula e nervo, e pensiero”.

E dice Paolo Silenziario, primo ministro e poeta dell’imperatore Giustiniano: “Sono stremato da tante beltà. L’incantesimo è uno: gli occhi: v’indugia una speranza dolce”. Questo è l’incantamento di tutti gli ammalati d’amore.

Venendo prosaicamente a noi, l’anno scorso un amico fiorentino omaggia la bellezza, non solo delle donne, ma anche delle più belle auto del mondo e titola il raduno “le belle curve”. Ovviamente la manifestazione si svolge interamente nelle meravigliose colline che corrono nei dintorni di Firenze ma alla sera si finisce tutti a cena a villa Guicciardini di Vaiano, interno di Prato.

Io più perfido del mio amico ho pensato “ad altre belle curve”.

 

Pietro De Franchi

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