Quando a Mstislav Rostropovich fu conferita la cittadinanza onoraria di Cremona dal sindaco Paolo Bodini, il 22 ottobre 2002, quello che era unanimemente ancora considerato il miglior violoncellista del mondo dichiarò: ‘Sono stato il migliore. Oggi il più grande è Rocco Filippini’.
Il ‘cremonese’ Rocco Filippini si è spento ieri a Lugano, in Svizzera. Lascia la moglie cremonese Angela Nuovo, sorella del giudice Antonella, figlie del magistrato Raffaele. Filippini aveva 77 anni. Docente dell’Accademia Stauffer dal 1985 al 2015, è stato componente del Quartetto Accardo. Violoncellista di fama mondiale, è stato fondatore nel 1968 del Trio di Milano e nel 1992 del Quartetto Accardo. Nella musica da camera, Filippini ha collaborato con alcuni tra i più grandi concertisti contemporanei, tra cui Salvatore Accardo e Maurizio Pollini. Nato a Lugano il 7 settembre 1943, compiuti gli studi sotto la guida di Pierre Fournier, Filippini vinse nel 1964 il Concorso Internazionale di Ginevra, iniziando subito dopo la sua carriera. Ha dato centinaia di concerti nei principali centri musicali in tutto il mondo. Filippini era accademico di Santa Cecilia ed è stato docente di violoncello presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano; dal 2003 ha tenuto la classe di musica da camera ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia e nel 2010 era stato insignito del titolo di professore Emerito. Già membro della facoltà dell’Academy of the European Mozart Foundation diretta da Sandor Végh, ha tenuto numerosi corsi di perfezionamento, tra cui quello alla Scuola di Fiesole. Nel 1997 è stato insignito del Premio della Fondazione del Centenario della Banca Svizzera Italiana per il contributo allo sviluppo dei rapporti culturali tra Svizzera e Italia.
Una risposta
Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere Il Maestro Rocco Filippini a Cremona. L’ho incontrato, in diverse occasioni, negli anni ’80, per lo più a casa di mia sorella Maria Grazia con cui collaborava nell’ambito delle attività del gruppo Musica Insieme e Spazionovecento da lei fondati e gestiti fino all’ultimo. Colpiva non solo la sua straordinaria cultura che condivideva con un linguaggio semplice e piacevole, ma anche l’eleganza e la riservatezza che ti faceva capire immediatamente di essere di fronte ad un grande talento. Quando lo sentivo suonare mi emozionavo moltissimo. bisogna dire anche il suo Violoncello Stradivari del 1710 gli dava una mano
Non ho più avuto occasione d’incontrarlo per circa trent’anni quando, nell’estate del 2018 l’ho rivisto, inaspettatamente,
nella sala dell’ Albergo in cui alloggiavo con mia moglie, a Quarto Sant’Elena . Era l’ora di cena e lui stava uscendo con sua moglie, entrambi elegantissimi nella loro semplicità; ci siamo intrattenuti facendo qualche passo nel giardino , mi ha detto che aveva accettato di dirigere un Corso di Aggiornamento al Conservatorio di Cagliari ed era per questo che si trovava lì , la scelta di alloggiare a dieci chilometri la dice lunga sulla sua riservatezza,
Dei brani che ha interpretato mi piace ricordare l’ “Arpeggione ” di Franz Shubert con Michele Campanella al pianoforte
mi fa sempre venire i brividi
R.I.P. Grande Maestro