Il 22 agosto il quotidiano locale ha dedicato ben due pagine alla forte migrazione del personale delle RSA della nostra provincia verso le strutture pubbliche, in particolare gli ospedali e alcuni sindacalisti hanno scoperto la disparità di trattamento economico e normativo tra dipendenti della sanità pubblica e quelli che operano nelle RSA. Pertanto, quando è possibile, la fuga di infermieri, operatori socio sanitari, educatori dalle case di riposo verso gli ospedali, sguarnendo le RSA, peggiorando i livelli di assistenza, rompendo rapporti umani creati tra ospiti e lavoratori/lavoratrici.
Organizzazioni sindacali e Giovanni Scotti, presidente dell’ Arsac, Associazione delle RSA della nostra provincia, fanno risalire al periodo del covid l’avvio di questi trasferimenti di massa, che ha portato ad una riduzione di circa il 20% del personale nelle RSA.
Il problema è presente da oltre 20 anni, con l’accentuazione nell’ultimo decennio, in quanto le case di riposo hanno mantenuto il contratto della sanità pubblica solo per coloro che erano presenti in un dato momento, introducendo contratti come quello Uneba, peggiorativi sul piano salariale e normativo (riduzione di ferie, per esempio), utilizzando personale proveniente dalle cooperative (il peggio possibile per i lavoratori) o dalle agenzie interinali.
Tutto questo è avvenuto con il beneplacito delle organizzazioni sindacali, qualche mugugno, nessuno sciopero che io ricordi, come la stessa trasformazione delle Ipab, istituzioni di diritto pubblico, in fondazioni, enti di diritto privato, come è successo per il Kennedy, trasformato in Fondazione Benefattori Cremaschi.
A proposito della Fondazione Benefattori Cremaschi, nei giorni scorsi sono circolati dei volantini, in modo “clandestino”, firmati “dipendenti storici affezionati”, come dei samizdat, che circolavano in Russia e nei Paesi dell’Est in modo clandestino. Ho avuto alcune di queste autoproduzioni, dove i lavoratori sostengono il mancato pagamento di alcuni fornitori, il pagamento avvenuto tardivamente degli arretrati contrattuali, le difficoltà a pagare le liquidazioni, l’assistenza ai ricoverati ridotta (questo mi è stato confermato anche da persone ricoverate in riabilitazione), la mancanza del direttore generale, da ormai 17 mesi e un deficit di bilancio elevato.
Nei samizdat, fanno notare che da anni non viene presentato il bilancio d’esercizio e le linee programmatiche al Consiglio comunale, come previsto dall’articolo 17 dello Statuto, nell’assoluto e imbarazzante silenzio del sindaco Bergamaschi, della Giunta, dei Consiglieri comunali.
La Fondazione ha chiuso il Bilancio d’esercizio 2022 con un disavanzo di euro 964.862, a cui si devono aggiungere altri 580.288 euro per la sospensione della quota degli ammortamenti (come previsto dal comma 7 bis articolo 60 D.L. 104/2020 e successive modificazioni e integrazioni), insomma, pur con tutte le considerazioni del caso (covid, crisi energetica, ecc.) un bilancio negativo, con un deficit mai così elevato da molti anni.
Concludendo, noi dell’Unione Sindacale di Base riteniamo che le RSA debbano tornare sotto il controllo pubblico, che si debbano costruire nuove strutture di dimensioni più ridotte, che i contratti applicati ai lavoratori e alle lavoratrici debbano essere pubblici per tutti/e, cuochi, operai, impiegati, ASA, OSS, educatori, infermieri, terapisti, medici, che si debba aprire una vertenza regionale e nazionale per i diritti e la dignità della persona anziana e che le rette non siano scaricate sulle famiglie che già vivono una grave situazione di difficoltà economica, con bassi salari e costi elevati dei generi di prima necessità e della benzina, su cui continuano a gravare le accise.
Piergiuseppe Bettenzoli
Esecutivo Confederale USB Cremona – Mantova