‘Il mio ricordo di Francesca Garbi, soprano straordinario’

13 Ottobre 2023

E’ scomparsa a 67 anni Francesca Garbi, soprano. Nata a Cremona, ha studiato al Conservatorio di Parma diplomandosi successivamente alla Scuola di Perfezionamento del Teatro alla Scala di Milano.  Di seguito alcune delle tappe più significative della sua carriera di cantante lirica. Ha debuttato al Teatro del Casinò di Sanremo con “La battaglia di Legnano” di Giuseppe Verdi, cantata poi al Teatro Sociale di Mantova, al Teatro Sociale di Como e al Teatro Eliseo di Roma in diretta radiofonica per la Rai. Ha cantato nel ruolo di Giovanna nella “Giovanna D’Arco” Giuseppe Verdi al Teatro Sperimentale di Alessandria ed in seguito ne “I Racconti di Hoffmann” di Jacques Offenbach al Teatro Ponchielli di Cremona, dove le viene affidato anche il ruolo di protagonista ne “I Lituani” di Amilcare Ponchielli, interpretazione che viene positivamente notata dalla critica nazionale. Dopo questi successi ha cantato la parte di Giselda ne “I Lombardi alla prima crociata” nell’ambito delle celebrazioni verdiane a Busseto.​Il maestro Riccardo Muti l’ha voluta nel ruolo di Anna nel “Nabucco” di Giuseppe Verdi ed il maestro Lorin Maazel nel ruolo di Sacerdotessa nella “Aida” di Giuseppe Verdi, al Teatro alla Scala. E’ stata protagonista nella “Lady Macbeth nel distretto di Minsk” di Dimitrij Sciostakovic al Teatro Giuseppe Verdi di Trieste, dove l’anno seguente debutta nel ruolo di Aida nell’ “Aida” di Giuseppe Verdi.  In seguito, sempre con “Aida” ha inaugurato la stagione del Teatro Petruzzelli di Bari, 

 

Ricordare Francesca Garbi mi fa tornare molto indietro nel tempo, quando cantavamo insieme nel Coro Polifonico di don Dante Caifa. Quel Coro è stata una esperienza di vita straordinaria e che ha lasciato un segno nel cuore di tutti quelli che sono passati di lì e ciascuno porta nel cuore momenti, emozioni, ricordi. Francesca aveva una voce incredibile, potente e inattesa, spropositata rispetto alla sua persona minuta.  Quando cantava si prendeva la scena e il resto non c’era. E’ difficile tratteggiarne il carattere; non era empatica e neppure comunicativa, ma la sua esuberanza vocale, la sua bravura tecnica esprimevano la sua personalità in modo inequivocabile. Era una artista, con una una voglia interiore di essere più grande e più forte delle sue fragilità e di una sorta di introversa malinconia che spesso la tenevano distante dalle persone. Nonostante le sue doti da solista, messe a frutto durante una carriera ricca di tappe importanti, rimase nel Coro per molti anni dando un contributo importante e generoso a tutti noi che eravamo semplici dilettanti seppur benedetti dalla presenza di quel musicista straordinario che fu don Caifa. La ricordiamo in una esecuzione potente del lamento della figlia di Jephte di Carissimi. Poi lasciò Cremona per seguire il suo sogno, il canto e la musica.

E’ venuta a trovarmi  qualche anno fa, e ancora rividi quello stesso sguardo contenuto e trattenuto che aveva da ragazza e che si trasformava solo cantando. La accompagni tutto ciò che ha amato, l’anima degli artisti sa volare leggera.

 

Patrizia Signorini

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