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Paoloni: ”Scommettevo solo per provare adrenalina”

20 Ottobre 2023

La carriera di Marco Paoloni, portiere con una discreta esperienza in Serie B, si è bruscamente interrotta nel 2011, quando viene accusato di aver messo sonnifero nelle bottigliette d’acqua dei compagni della Cremonese per condizionare il risultato di una partita. Paoloni fu radiato dalla Figc, ma nel 2019 viene assolto dalla giustizia penale. Il suo dramma, reale, si chiama scommesse: «Ero compulsivo, giocavo su tutto – ha raccontato al Corriere della Sera -. Ma non mi sono mai venduto una partita, mai!». Il quotidiano messaggero.it pubblica un’intervista all’ex giocatore che si confessa. Una dipendenza, la sua, alimentata da un bisogno di adrenalina più che di soldi: «Ero giovanissimo, non mi mancava nulla e mi sentivo onnipotente.

«Un compagno mi mostrò un’app, come Fagioli con Tonali». L’ex portiere ha raccontato di aver giocato «in tre anni circa 600 mila euro», a fronte di uno stipendio di «200 mila all’anno». Paoloni ha spiegato: «Ho iniziato ad Ascoli con un compagno di squadra che mi fece vedere un sito, un po’ come Fagioli con Tonali. Io non lo sapevo ma dietro c’era la malavita, tutto partiva da Singapore».

L’ex calciatore non è mai stato condannato per l’accusa del sonnifero: «Prescritta – ricorda nell’intervista – . Risultato: radiato senza avere subito condanne. Ho smesso di giocare a 27 anni. Quando è arrivata l’assoluzione ne avevo 39 ed ero troppo vecchio per rientrare. Il mio caso dovrebbe insegnare prudenza perché si rischia di rovinare carriere e famiglie per poi magari scoprire che c’è poco o nulla. Mi sento vicino a questi ragazzi, dico una sola cosa: fatevi subito aiutare».

3 risposte

  1. Il problema è che se non esplode il caso non succede niente. È assolutamente impossibile che nessuno si accorga di un giocatore che trascorrere il suo tempo libero aggrappato al gioco d’azzardo, soprattutto se perde, per tutte le ansie che questo comporta! E i ragazzi molto giovani che si allontanano dalla famiglia presto, con tanti soldi in tasca, e la certezza di avere raggiunto un traguardo di vita importante, sono a rischio più ora che in passato.

  2. Che poi sia ludopatia e basta ho qualche dubbio. È comunque vergognoso che un professionista che guadagna 200mila euro all’anno ne spenda 600mila in tre anni. Ridicolo che non sapesse che dietro il gioco d’azzardo si nasconde la malavita… sono storie che personalmente mi convincono poco. Parere personale.

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