La ‘stampa di regime’ magnifica gli straordinari risultati economici conseguiti dal Consorzio agrario provinciale di Cremona e plaude all’approvazione pressoché unanime del bilancio 2020. Il coro trionfale nasconde la realtà che vede un vincitore, la Coldiretti, e uno sconfitto, la Libera associazione agricoltori cremonesi, che si è piegata allo strapotere dell’avversario facendosi tappetino. I soci hanno votato una lista unica composta da una maggioranza formata da candidati della Coldiretti e da una minoranza di agricoltori iscritti alla Libera. Su 1174 votanti, i voti favorevoli sono stati 1055, 98 i contrari, 19 gli astenuti. Per il triennio 2021-2023 è confermato alla presidenza Paolo Voltini, 49 anni, che è anche presidente di Coldiretti Cremona, Coldiretti Lombardia e del Consorzio casalasco del pomodoro. Il nuovo consiglio del Consorzio agrario è formato dal vicepresidente Giannenrico Spoldi, dai consiglieri Coldiretti Alberto Bettinelli, Mauro Berticelli, Fabrizio Bocchi, Raffaele Leni, Luigi Pinotti, Palmiro Sordini e dai consiglieri della Libera associazione agricoltori Mario Bislenghi, Antonella Ferri, Giovanni Luca Rinaldi e Cesare Soldi. E’ stato confermato il collegio sindacale uscente: il presidente Andrea Bignami è affiancato da Roberto Frosi e Domenico Sorrentino, sindaci supplenti Elisa Oreglio ed Elisa Restuccia.
L’inciucio rafforza ulteriormente l’organizzazione guidata a livello nazionale da Ettore Prandini che lo scorso marzo è riuscita a sfilare dal calendario di CremonaFiere, controllata dalla Libera, la rassegna più redditizia e prestigiosa, la Mostra del bovino da latte, da 68 anni allestita a Cremona. L’esposizione si terrà a novembre nel Centro Fiera del Garda a Montichiari, nel Bresciano, terra di Prandini e dell’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi, direttamente coinvolto nell’operazione.
La lista unica sancisce la definitiva resa alla Coldiretti da parte della Libera, che grazie al presidente storico Girolamo Balestreri avviò la crescita e fece prosperare il Consorzio agrario di Cremona, salvandolo dal crac di Federconsorzi, gigante dai piedi d’argilla. Le conflittualità tra gruppi di soci all’interno della Libera hanno portato prima alla perdita del controllo del Consorzio sotto la presidenza di Pierluigi Filippini e infine alla consegna definitiva delle armi e a un conseguente patto di non belligeranza che vede il presidente della Libera Riccardo Crotti cedere al vincitore Voltini. E’ il punto più basso toccato da quella che fino al commissariamento deciso da Filippini era stata l’organizzazione agricola più rappresentativa della provincia di Cremona e una delle più forti a livello nazionale, al punto da surclassare tutte le altre Unioni provinciali aderenti a Confagricoltura. Non a caso i presidenti della Libera hanno sempre avuto ruoli di rilievo nella giunta nazionale e nelle organizzazioni agricole più importanti e rappresentative, ad essa collegate. Poche idee, ben confuse e uno sterile ripiegamento sui fasti del passato hanno prodotto lo sconquasso.
Le idee camminano sulle gambe degli uomini. Quando nei posti chiave arrivano figure inadeguate al ruolo che ricoprono non solo si ferma la crescita, ma comincia la discesa. Da Filippini in poi la Libera è in caduta libera. Ne sono consapevoli gli oltre duemila associati? Prima che iniziasse il declino, nel mondo agricolo era motivo di vanto e ambizione di molti possedere la ‘tessera’ della Libera. Da tempo è in atto un esodo di iscritti verso la rivale Coldiretti.
Ma le due organizzazioni sono ancora rivali? L’inciucio al Consorzio agrario e l’atteggiamento passivo della Libera dopo il colpo mortale inferto dalla Coldiretti a CremonaFiere alimentano facili congetture su accordi sotto banco tra i responsabili delle due organizzazioni. Di fatto è calato il silenzio su quest’ultima vicenda che colpisce non solo l’agricoltura ma vasti comparti produttivi, dall’artigianato al commercio, dall’industria al terziario. E l’economia provinciale nel suo complesso paga il conto.
Vittoriano Zanolli
Una risposta
Probabilmente presto la Libera si farà anche sfilare il giornale La Provincia. Poco male, tanto non le è servito a mantenere neppure la Fiera. Mi vengono in mente le parole di Antonio Grassi con cui ha definito Cremona: “patria di bovini”.