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Mancano soldi per le pensioni dei medici e se ne buttano per demolire ospedali

8 Novembre 2023

Pubblichiamo il seguente articolo apparso sul Quotidiano Sanità, https://www.quotidianosanita.it

In un momento nel quale la Sanità pubblica si trova a fronteggiare le conseguenze di scelte politiche che nei fatti tendono a favorire quella privata, la notizia del ridimensionamento delle pensioni dei medici è la ciliegina su di una torta che in molti si stanno spartendo e della quale non resterà neanche un boccone.

Invece di recuperare le risorse necessarie da coloro che vivono a sbafo, quelli che non pagano le tasse e si lamentano poi che i servizi pubblici funzionano male, quelli che dovrebbero venire considerati i reali parassiti della società, si decide di penalizzare coloro che stanno, a fatica, tenendo in piedi l’assistenza sanitaria pubblica e non solo. Insomma, di nuovo la scure si abbatte su quelli che le tasse le pagano, quelli che hanno gestito l’emergenza covid, quelli che resistono, nonostante tutto e contro di tutti.

E’ pur vero che la pensione ENPAM viene in aiuto, ma, guardando quella di un medico ospedaliero a tempo pieno per quarant’anni e relativa ad ottobre 2023, forse ci si accorge che un compenso di 8 euro al giorno è assai lontano persino dalla paga oraria di un onesto operaio metalmeccanico. Nulla a che vedere con l’indennità di carica e di partecipazione degli amici ENPAM, proprio non c’è confronto: ci sarebbe da ridere se le cose non fossero maledettamente serie.

La tentazione di mollare tutto e subito, di lasciare affondare una Sanità pubblica che dichiara di non avere i soldi per rimediare ai disastri di una politica poco assennata, diventa ogni giorno sempre più grande. Eppure chi penalizza economicamente medici ed infermieri, chi non trova i soldi per incentivare il personale e arriva persino a tagliare le pensioni di coloro che hanno tenuto in pedi una sanità ormai allo sbando, trova un sacco di quattrini per costruire ospedali nuovi e demolire ospedali perfettamente funzionanti.

Stiamo parlando, ma è solo un esempio, dell’ospedale di Cremona (Regione Lombardia) che, costruito 50 anni or sono e diventato famoso durante la pandemia covid, sarà demolito per far posto, a pochi metri di distanza, ad un nuovo edifico del costo preventivato di trecento milioni di euro. Pare una follia, ma forse è venuto il tempo di chiedere ad una politica che ormai è divenuta la vera padrona della Sanità pubblica se davvero i soldi ci sono oppure no.

Penalizzare i sanitari, ridimensionare le loro sacrosante pensioni, proporre incrementi stipendiali che fanno sorridere i colleghi di tutta Europa ci potrebbe anche stare, se mancano i fondi per una normale gestione della Sanità pubblica. Però allora non si gettano al vento centinaia di milioni per demolire un ospedale perfettamente funzionante e per costruirne uno nuovo proprio di fianco. Se poi pensiamo che la Corte dei Conti ha rilevato che l’attuale struttura non è riuscita a spendere negli ultimi anni ben ventiquattro milioni di euro già stanziati e disponibili, allora non ci resta che piangere.

Certo, c’è di peggio nella vita e altri ospedali in altre parti del mondo se la stanno vedendo brutta, molto brutta. Però, anche a costo di volare basso, magari non sarebbe male che alle raffinate analisi sulla crisi del Sistema Sanitario Nazionale e alle ancora più complesse proposte di correzioni della attuale condizione, si aggiungesse la bizzarra idea di escludere le mani della politica da una sanità vissuta solo come un osso da spolpare. A chi ritiene, certamente nel giusto, che queste siano considerazioni troppo banali, vale la pena di ricordare la semplicità del bambino che, davanti ad un pubblico osannante e plaudente per l’abbigliamento del Sovrano, ebbe ad osservare che il Re era nudo.

Che strano, immersi in dispute quasi filosofiche, nessun altro se ne era accorto.

 

 

Pietro Cavalli

11 risposte

  1. So che l’argomento è demagogico, ma non dimentichiamo che gli stipendi e i vitalizi dei nostri politici a tutti i livelli, dai sindaci ai parlamentari tutti, non presentano flessioni, anzi!

  2. Proprio ieri sera in TV un ex medico ospedaliero di medicina d’urgenza ( medico di un Pronto Soccorso, quindi) ha dichiarato di aver rassegnato le dimissioni dal SSN per entrare a far parte di una cooperativa. In questo modo non è più sottoposta a turni massacranti e all’obbligo di svolgere ore di servizio straordinario malpagato se non addirittura non pagato. Lavora quando e quanto vuole senza che lo stipendio ne risenta più di tanto…

  3. Non ci sono parole,ci sono ospedali molto più vecchi…..certo che qualcuno ci mangerà sopra come il solito

  4. Bravissimo Pietro, condivido pienamente le tue considerazioni anche se purtroppo tanti cremonesi dimostrano un disinteresse totale per queste decisioni assurde .Io personalmente farei una manifestazione per coinvolgere più persone a contestare le decisioni prese ,sperando che si riesca a bloccarle.

  5. Grazie Prof. Cavalli.
    Le regole democratiche su cui è fondata la nostra società civile impongono che ogni scelta che abbia grande rilevanza sulla vita e sul benessere dei suoi membri sia conosciuta e discussa, prima della sua realizzazione, senza reticenze e con l’unico obiettivo di fare il bene della collettività. Il progetto di costruzione del nuovo ospedale di Cremona certamente è da annoverare tra queste scelte fondamentali, per importanza sociale e impatto economico. Ma cosa realmente sanno i cittadini di questo progetto? Sui media locali è stato dato grande risalto agli aspetti esteriori, alla architettura, alla tecnologia futuristica, alle realizzazioni che ne costituiranno corollario non certo indispensabile (configurandolo a guisa di Centro Commerciale della salute…). Sono state del tutto ignorate le conseguenze sulla erogazione dei servizi sanitari basilari, che invece saranno pesanti prima, durante e dopo la realizzazione dell’ opera. Al fine di provocare un dibattito serio e consapevole tra la cittadinanza, che spinga i nostri governanti locali, regionali e nazionali a rivedere criticamente questo progetto, è sorto il Movimento per la riqualificazione dell’attuale Ospedale Maggiore, che sta raccogliendo le firme (e sono già migliaia) dei cittadini che non si fidano di annunci trionfalistici di coloro che si sono distinti come paladini del depauperamento della Sanità pubblica a tutto vantaggio di quella privata. Per discutere apertamente delle problematiche connesse al progetto, il Movimento organizza una Assemblea pubblica, sabato 18 novembre 2023, alle ore 16, presso la sala della Associazione Filodrammatici, accanto al teatro-cinema Filo. Invitiamo tutti a partecipare.

  6. Intanto in Lombardia mancano 10.000 infermieri. Si cercherà di importarli da Paesi stranieri (con evidenti problemi con la lingua:si inizierà a cercare in Paesi di lingua spagnola. Ah beh…), mentre i nostri professionisti, dopo la formazione ricevuta qui, se ne vanno in Svizzera dove sono meglio retribuiti e apprezzati per la preparazione e riscuotono maggiore considerazione. Sono informazioni diffuse dall’odierna edizione del Tg Rai della Lombardia delle ore 14. I politici non si possono esportare? Quelli che ci hanno portato in questa situazione e che continuano a pensare di costruire muri, anche contro la volontà di chi paga. Cioè noi!

  7. Il recente intervento della Corte dei Conti circa gli importanti fondi già disponibili e destinati ad interventi sulla attuale e ancor giovane struttura del nostro Ospedale Maggiore, fondi che giacciono inutilizzati, conferma la validità di una delle principali obiezioni che i cremonesi più saggi hanno fatto subito da quando fu (come un prestigiatore cava un coniglio dal cappello) fu avanzata la singolare proposta di demolire la struttura esistente e sostituirla con una nuova, più piccola ma, almeno nelle intenzioni dichiarate, più efficiente.
    L’obiezione evidenzia il disagio che, per almeno un decina d’anni, i cremonesi (e soprattutto i più anziani tra di loro) dovranno sopportare avendo a disposizione una struttura nella quale ragioni economiche faranno sospendere interventi di aggiornamento e lesinare quelli anche di semplice manutenzione ordinaria.

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