In occasione della 78esima edizione Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona Vislabiotech questa mattina ha presentato il progetto pilota su La salvaguardia della biodiversità attraverso la conservazione del DNA con Luana Piroli, Ceo Vislab; Roberto Biloni, presidente CremonaFiere e Paolo Ajmone Marsan, professore ordinario di miglioramento genetico animale presso la Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del S. Cuore di Piacenza.
La salvaguardia della biodiversità del patrimonio vegetale e animale è un argomento dibattuto ormai da tempo. A causa dell’isolamento geografico che ha limitato il flusso genico tra gruppi di animali, e della selezione ambientale e antropica, si sono differenziate popolazioni con caratteristiche diverse, adattate ad ambienti anche estremi e con attitudini specifiche per la produzione di latte, carne o fibra. Nel corso degli ultimi due secoli molte di queste popolazioni sono state progressivamente standardizzate per diversi caratteri morfologici e produttivi, sottoposte a maggiore pressione selettiva ed isolate dal punto di vista riproduttivo.
Questo processo ha portato alla formazione delle razze come le conosciamo oggi ed alla frammentazione della variabilità genetica delle popolazioni originarie. Le specie di interesse zootecnico sono state in seguito selezionate prevalentemente per la produzione in sistemi di allevamento intensivi. Tale selezione ha portato ad una riduzione della consistenza delle razze autoctone con un elevato rischio di estinzione e conseguente perdita di variabilità genetica. È quindi essenziale contrastare questa tendenza tutelando la diversità biologica e favorendo la conservazione di tali razze. L’importanza della biodiversità degli animali in produzione zootecnica è oggi ampiamente riconosciuta come dimostrano i programmi di conservazione messi in atto dai diversi Paesi e in particolare quello messo in atto a livello mondiale dalla Fao.
“La diversità genetica è una risorsa fondamentale per consentire l’adattamento delle specie allevate in condizioni climatiche in rapido cambiamento, sia per la sopravvivenza delle specie all’attacco di nuovi patogeni, sia per poter indirizzare il miglioramento genetico verso nuovi obiettivi di selezione– ha detto Luana Piroli-. Le razze locali, oltre a rappresentare un prezioso serbatoio di variabilità genetica, svolgono anche un ruolo ecologico sociale e culturale rilevante, per la salvaguardia del territorio, delle comunità rurali e delle loro tradizioni. L’approccio ideale è la conservazione della diversità genetica funzionale delle razze, cioè la variabilità dei geni che controllano caratteri degli animali espressi che sono o che potrebbero eventualmente esserlo in futuro”.
Dell’origine della biodiversità, di come si è originata dopo l’addomesticazione e dei motivi per i quali è importante conservare ha parlato il professore Ajmone Marsan: “Per me il motivo principale è ovviamente un motivo genetico. La conservazione della biodiversità nell’era industriale è fondamentale per continuare l’opera di miglioramento genetico e per selezionare nuovi caratteri che sono sempre più importanti. Ad esempio per il benessere animale, per diminuire l’impatto ambientale. In conclusione, c’è una necessità di caratterizzare e conservare perché ciò che non si conserva si perde. Questo progetto può essere molto utile alla ricerca”.
Le tecniche di conservazione delle risorse genetiche animali si dividono in due categorie: in situ ed ex situ. La conservazione in situ consiste nell’allevamento di una razza locale a fini produttivi nel suo agro-ecosistema di origine, o di evoluzione e presenza attuale. Con questa tecnica si possono avviare piani di selezione che hanno diversi obiettivi, tra i più importanti lo studio dell’influenza della genetica sulla resistenza alle patologie e allo stress, quindi sul benessere animale. In questo contesto l’allevatore assume un ruolo indispensabile.
“Credo che il tema della salvaguardia della biodiversità e della conservazione sia una bella iniziativa, lo dico da allevatore oltre che da presidente di CremonaFiere – ha concluso Roberto Biloni -. Esiste una grande banca mondiale dei semi in Norvegia, nelle isole Svalbard, dove si conserva proprio per preservare la biodiversità in caso di qualsiasi catastrofe immaginabile, anche in caso di guerre per esempio, per garantire comunque che certe specie non si estinguano. E partendo da questa riflessione possiamo dire che la conservazione del DNA ci consente anche di avere un utilissimo punto di riferimento per l’evoluzione”.