Democrazia e bigné

19 Gennaio 2024

Rachele sta preparando il suo esame di storia: una parte monografica sul tema della democrazia. E’ un tema avvincente. Si fa trasportare da citazioni illustri. L’argomento è forte, le piace, sarebbe coinvolta, ma in questo periodo è poco concentrata. La democrazia (dal greco antico: δῆμος?, démos, “popolo” e κράτος, krátos, “potere”) etimologicamente significa “governo del popolo”, ovvero forma di governo e valori sociali in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo che generalmente è identificato come l’insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare (votazioni, deliberazioni. mozioni, eccetera). Lo dice wikipedia. Altre citazioni le suggerisce la dispensa che sta studiando, sono bellissime. Lei si esalta, poi si deprime. Avrebbe voglia di vivere. Andare a scuola di ballo, visitare i tutorial sul make up, trovarsi un fidanzato nuovo che la porti a bere Aperol spritz all’angolo della strada e poi al cinema. 

“La democrazia è una forma piacevolissima di governo, piena di varietà e di disordine, e dispensa una sorta d’eguaglianza agli eguali come agli ineguali” ( Platone). 

“La democrazia esiste laddove non c’è nessuno così ricco da comprare un altro e nessuno così povero da vendersi” (Jean-Jacques Rousseau).

“È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora” (Winston Churchill).

“La democrazia non è un dono ricevuto dall’alto, ma si fonda sull’empatia e sulla comprensione reciproca, ed è un bene da costruire insieme, giorno dopo giorno” (Barack Obama).

Rachele è stanchissima. I suoi occhi verdi sono appannati. Di giorno, condivide la casa con altre tre coinquiline ed è un delirio, fra le lezioni all’università e l’entropia che c’è in casa non riesce a fermare i pensieri. Prova a studiare di notte, ma alle tre arrivava lui, il pasticcere. La camera, in viale Papiniano a Milano, è sopra una pasticceria. Lui è bello, aitante, scuro di capelli, poi c’è l’effetto notte, che tutto confonde. Rachele ha cominciato a idealizzarlo. E’ una specie di Antonio Banderas. Senza la maschera di Zorro. Ascolta musica allucinante. Questo è certo. Inoltre la tiene a palla. Crea rumore. Vuole farsi notare. Ma ad incidere è il profumo. Tempo un’ora dal suo arrivo e la stanza di Rachele è invasa da un aroma avvolgente di vaniglia, lievito, pasta frolla. 

“Ricordate, la democrazia non dura a lungo. Ben presto si esaurisce, diventa un rifiuto e uccide se stessa. Non esiste democrazia che non commette suicidio” (John Adams).

Rachele si sta suicidando, come la democrazia. I muri sono impregnati di odori dolci, piacevolissimi, trapelano dai muri, come un sortilegio. Invadono le stanze, con un calore sensuale e misterioso. Non riesce a studiare. Si immagina di avere una relazione con il Bell’Antonio, ma non lo conosce. La mattina quando  va a comprare la brioche, lui non c’è, è già sparito. Ricompare di notte alle tre. Lei non pensa che a lui. I suoi bigné alla crema sono diventati un incubo. Lo possiede attraverso le sue torte multipiano, le sue cheese cake, i suoi croissant. Vorrebbe conoscerlo. Lo sogna. Lo vede con l’immaginazione mentre impasta, monta glasse e gelatine, crea cioccolati a forma di chiave inglese e sospira. Anche lui sarà stanco? Chissà se è la sua professione o vorrebbe fare altro? Magari è sposato. Chissà dove vive!? Forse a casa sua c’è un cane, un gatto, un pesce rosso. E’ figlio unico, vive ancora con la mamma? Mah!? E’ diventato il suo incubo gentile. Grazie a lui la casa profuma di dolcezza. Una stucchevole ossessione dalla quale non riesce a liberarsi.

Studiare è diventato un problema. Ha fatto le fotocopie della dispensa d’esame nello studio del suo fidanzato architetto: una vecchia fotocopiatrice ha sputato fogli di carta chimica sbiaditi, le citazioni sono annebbiate, deve ritrascriverle a mano, esercizio che le consente di memorizzarle. Ma il suo pensiero è farcito di lui. Lo guarda alla finestra, di notte. Ha pettorali disegnati sotto la maglietta. E’ bello come un dio greco. Ha un naso importante, incorniciato da riccioli neri, un po’ lunghi. Vuole conoscerlo. A tutti i costi. 

Stamattina Rachele è uscita presto. Ha fatto la doccia alle cinque, si è spruzzata qualche goccia de La Vie est belle ed è andata in Università. Ha finalmente dato l’esame e ha preso 30/30: regalato! Non sapeva niente. Rachele è troppo dura con se stessa. Vive un’epoca confusa. 

La storia con l’architetto si trascina senza entusiasmo e lei si sente uno straccio. Vorrebbe ribaltare la sua vita come un calzino. Non trova la leva. Le sembra tutto difficile.

Al suo ritorno ha trovato sul parabrezza della macchina una rosa antica, un fiore elegante, beige frastagliato di rosso e rosa e un biglietto. Si è sentita rinascere. Il suo cuore ha ripreso a palpitare. 

“Ci sono occhi che mi spiano nella notte, mi guidano nel buio, come fari accesi, mi fanno compagnia, sono diventati la luce della mia vita: li vorrei incontrare, perché non ho mai sognato occhi più belli”. Firmato: Luca. E un numero di telefono. 

La Democrazia è l’arte che rende possibile l’impossibile. 

 

Francesca Codazzi

 

 

9 Responses

  1. Che bel racconto! Lo leggi tutto d’un fiato, perché chi non si è sentito un po’ come Rachele in vita sua?
    E adesso vado in pasticceria,mi è venuta voglia di un bignè….

  2. La storia di Rachele è romantica! Nel corso della lettura si desidera che ci sia il lieto fine: avviene proprio così.
    Il sentimento dell’innamoramento prevale su tutto, anche sulle citazioni in merito alla “democrazia”.
    Come non condividere la gioia della protagonista alla sorpresa di una rosa beige frastagliata di rosso!
    La storia continua nella fantasia del lettore.

    1. Grazie Teresa, i tuoi commenti sono più belli del racconto. Mi piace che tu abbia colto il fatto che il finale è a libera interpretazione

  3. Carissima, é sempre incantevole incontrarti nei tuoi racconti brevi, colmi di sentimenti.
    Questo lo é ma dell’amore giovanile maggiormente, perché legato alla leggerezza.
    Superfluo dirti brava, lo sei anche di più!
    Un caro abbraccio e come sempre, al prossimo!

    1. No. Nessun Antonio Banderas nella mia vita, tranne mio marito!!!! Di reale c’è un’emozione: il profumo di vaniglia che si insinua fra le pareti, anche con finestre sigillate. Ho vissuto a Milano sopra una panetteria e ora dormo sopra una pasticceria. Non ho scelto a caso neppure il profumo di Rachele “La vie est belle”, super vanigliato. Parte tutto da un’emozione! Il resto è immaginazione.

  4. La Democrazia è anche scrivere il prosieguo del finale…oppure decidere che Luca, non è il pasticcere, ma il ragazzo del palazzo di fronte che la notte vede Rachele affacciata alla finestra…sognante. Mentre inebriata dal profumo dei dolci immagina come potrebbe essere il suo pasticcere, Luca vorrebbe incontrare i suoi occhi…e le lascia una rosa.
    Democrazia è…dove la parola “equo” riesce ad essere tale nell’interezza del suo valore.

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