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Giorno della Memoria a Crema: ”La storia siamo noi”

28 Gennaio 2024

L’Amministrazione comunale di Crema propone per il secondo anno la rassegna “La storia siamo noi”, pensata per promuovere il ricordo e la memoria di accadimenti storici particolarmente significativi e apprendere valori che possono rappresentare uno stimolo all’impegno per le giovani generazioni. In occasione della giornata della memoria l’assessorato alla Cultura e alle Politiche Giovanili, con l’aiuto del Centro di ricerca Alfredo Galmozzi, del comitato di promozione dei principi della Costituzione e grazie al supporto del Teatro San Domenico, organizza un programma di iniziative volte a mantenere vivo il ricordo di una delle pagine più buie della storia contemporanea e a ribadire con decisione la responsabilità del fascismo, al pari di quella del nazismo.

A seguito della cerimonia di commemorazione in piazza Istria e Dalmazia, un momento di ricordo e approfondimento nella sala consiliare del palazzo comunale in cui sono stati proiettati alcuni cortometraggi che racconteranno le leggi razziali, il clima di indifferenza in cui essere furono promulgate ed applicate ma anche le storie di chi, come il Cremasco Ernesto May, decise di ribellarsi e non restare indifferente.

Alle ore 16.30, presso la pinacoteca del Museo Civico di Crema e del Cremasco, lo spettacolo “Destinatario sconosciuto” a cura della compagnia teatrale Instabile Quick, dal romanzo di Kressman Taylor. Spettacolo a due voci. Adattamento teatrale di Giorgio Putzolu con Rosa Maria Messina e Giorgio Putzolu. Si può uccidere una persona mandandogli delle lettere?
Se qualcuno avesse dei dubbi venga ad assistere a questa lettura/spettacolo, si renderà conto che “Ne uccide più la penna che la spada”.

Attraverso la corrispondenza fra due amici per la pelle si consuma un atroce, lenta, meditata vendetta. Max e Martin sono legati da profonda amicizia. Persone intelligenti e raffinate sono anche soci in affari che Gestiscono a San Francisco una galleria d’arte e hanno accumulato una buona fortuna. Max è di origini ebree, scapolo e malinconico, piuttosto apprensivo nei confronti della sorella Griselle che fa l’attrice in Europa mentre Martin è tedesco, sposato, brillante, smaliziato e disinvolto uomo di mondo. Dopo una relazione extraconiugale con la sorella di Max, Martin decide di tornare a Monaco in Germania. La loro amicizia sembra però inossidabile, al punto da instaurare una puntuale corrispondenza. Martin anche in Germania fa valere le sue capacità di brillante uomo d’affari e di spericolato arrampicatore, ha una carriera folgorante grazie alle nuove amicizie coltivate nell’ambiente nazista. L’adesione al nazismo, seppur solo per apparenti motivi d’affari, creerà una prima desolata incrinatura tra le righe delle lettere pur non compromettendo l’antica amicizia. Griselle, in tournee in Germania e inseguita dalle SS, cercherà rifugio da Martin che invece lascerà cinicamente al suo destino di morte la sua ex amante e sorella del prediletto amico. Sarà la svolta, il fatto che darà il via al ribaltamento dei ruoli.

Dalle lettere fra Martin e Max emergono, come in una radiografia, la decadenza, l’uso lucido e disinvolto delle relazioni umane. Ogni lettera è un piano inclinato che fa scivolare l’amicizia nell’ansia, la perdita di stima nell’odio, l’astio nella programmazione sottile, contemplata, della feroce vendetta. Con l’ultima lettera non si riconoscerà più la vittima dal carnefice, mentre il contemplativo, e vagamente malinconico, Max si trasformerà in terribile persecutore, il “caro Martin” supplicherà fino all’ultimo l’interruzione della corrispondenza. Attraverso lo stillicidio di lettere e parole equivoche Max, anche se apparentemente avvolgente e rassicurante, lascerà il compito della soluzione finale proprio ai suoi carnefici.

“La cultura – ha dichiarato l’Assessore alla Cultura, Giorgio Cardile – è lo strumento migliore per ricordare perché l’arte come musica, come il teatro porta nel cuore delle persone emozioni che ci fanno pensare, che ci fanno riflettere, insieme. Ed è lo strumento migliore perché la cultura è la più alta forma di libertà, è il nemico più temuto dai regimi, porta speranza dove c’è paura e disperazione. Abbiamo vissuto così questa giornata della memoria: con la cultura. Con i cortometraggi realizzati dal Centro Galmozzi. Quello con gli studenti delle scuole medie Galmozzi che documenta l’emanazione delle leggi razziali e quello in cui si racconta la storia di Ernesto May, cremasco considerato un “giusto tra le nazioni” per aver ospitato una famiglia di ebrei in via Civerchi. Con lo spettacolo teatrale “destinatario sconosciuto” di Instabile Quick nella pinacoteca del museo, che ospita l’ex libris realizzato Michel Fingesten, artista ebreo che durante la prigionia ha trovato nell’arte una forma di resistenza e speranza realizzando con materiali di fortuna quest’opera.”

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