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La truffa

17 Febbraio 2024

“Quando torni a casa troverai sul letto un vestito nuovo per te, quello che ti piaceva di Etro. Truccati, mettiti bella che andiamo a Bologna, ho prenotato da I Carracci, il soffitto vale la visita. Stasera si pasteggia a champagne”.

Il whatsapp di Alessandro a Nicole lasciava presagire una serata indimenticabile. Sarebbe stato un compleanno con i fiocchi. A lei sembrava di vivere una favola d’altri tempi. Lui era molto premuroso. La copriva di attenzioni, la faceva sentire femmina. Il suo sguardo su di lei era sempre amorevole e intenso, come i primi giorni. Era quasi troppo. C’era un eccesso, qualcosa che andava oltre, non si fermavano mai, erano sempre un passo avanti alla normalità. Vestiti, cene, selfie, amici, feste. Nulla era ordinario. Poi improvvisamente si ricordò di Mattia, il loro bimbo di 8 anni, che era dalla nonna. 

“E Mattia?”, scrisse nella messaggeria del telefono. Alessandro rispose prontamente: “Dorme da mia mamma, tutto sotto controllo”. 

Lei quella sera avrebbe voluto mettersi in pigiama, giocare un po’ al suo videogioco preferito, HayDay, rilassarsi, e andare a dormire presto. 

Lui continuava invece a recitare il ruolo che si era dato nella vita di uomo di successo. Ma ancora per poco. Stava per gettare la maschera. 

Il viaggio per Bologna fu silenzioso. Erano stanchi, entrambi. La vita li stava mangiando a morsi e reggere il tenore che si erano dati era diventato quasi faticoso. Sabato, ci sarebbe stato un birthday brunch alla Società Sportiva dove erano soci, con tutti gli amici. Domenica infine un pranzo con la famiglia. Fra partite di calcetto, shopping con un amico, per lui, e sedute di pilates, parrucchiere ed estetista per lei, il weekend era ipotecato. La vita li stava braccando. Erano inseguiti da un demone. Il freno a mano era sempre tirato.  

Nicole è una donna semplice, ha un caschetto castano, occhi vivaci e verdi, un corpo esile, poco seno, quasi insignificante. Il vestito di Etro le stava largo. I colori e la foggia un po’ etnici non aiutavano il suo corpo ad emergere. Si sentiva in un sacco di patate che certo non le donava. A vederla si sarebbe detto che i soldi non sono indizio di buon gusto. Lavora come assistente alla persona da un dentista, fa orari assurdi. Avrebbe bisogno di riposo. Alessandro fa il medico. E’ un uomo alto, piazzato, ha un bel volto. Era considerato il più bello del liceo. Da un paio d’anni ha lasciato il pubblico per aprire uno studio privato, un ambulatorio elegante, con quadri alle pareti, mobili laccati in oro, vetrinette con reperti medici e strumentazioni scientifiche, fiori finti e tappeti. E’ un ortopedico di grido, a Parma. Ma la sua storia non è limpida. Sta per scoppiare. Non ce la fa più. Dietro i silenzi del viaggio c’è una pentola in ebollizione pronta a esondare. 

Entrati nel locale, si siedono. Sono talmente esausti che si limitano a un raviolo di robiola, crostacei, cardamomo e zafferano. E’ la prima voce nel menu. Troppa fatica scegliere qualcosa di diverso. Lei sembra di fretta. Vuole tornare al più presto a casa. “Cosa c’è?”, chiede. “Ti vedo preoccupato”’.

“Niente”, a proposito, ho qualcosa per te”. E le mette in mano un pacchetto. E’ di una gioielleria famosa. “Apri!”

Il piccolo scrigno argento, con un interno rivestito di raso rosso, contiene un orologio Chopard, con charms di pesciolini di diamanti nel quadrante. Lo desiderava da tempo. Da quando lo aveva visto a Milano Marittima. Le mancava un orologio di questa marca. Ritrova per un attimo un briciolo di entusiasmo. “E’ stupendo. Lo adoro!”. “Anch’io ho qualcosa per te”. Estrae una scatolina, anticipandone il contenuto: “Sono gemelli in oro bianco”. 

Alessandro scoppia a piangere come un bambino. 

“Adesso, mi dici cos’hai!” 

I soffitti affrescati  sembrano inghiottirlo. L’atmosfera elegante sembra improvvisamente deriderlo. Si sente sporco, inadeguato, sbagliato. 

“Non ce la faccio più. Sto reggendo un gioco più grande di me”. 

“Da un anno a questa parte guadagno quasi 50mila euro al mese, grazie alle case farmaceutiche di protesi, tutori, attrezzature e farmaci. Truffiamo i pazienti. Il mio lavoro è tutto una montatura. Mio cugino con la palestra annessa allo studio fa fisioterapia a pagamento completando un affare sporchissimo. Quando ero nel pubblico guadagnavo 3mila e 500 euro al mese. Una volta, come ricorderai, ho curato un paziente che non aveva impegnativa, perché stava malissimo e sono stato sanzionato. Ora, è tutto fuori regola. Non riesco a tornare indietro. Mi sento invischiato in una rete tentacolare dalla quale non riesco a uscire. Io vengo pagato dalle case farmaceutiche per imbrogliare i pazienti. Hai capito?”. 

“Ho capito”, risponde lei. “Torniamo”. 

Arrivati a Parma, sotto casa, Nicole, che era rimasta rannicchiata nel Suv, senza dire una parola, lo saluta con freddezza. “Io vado a dormire in albergo. Sentirai presto i miei avvocati per la custodia di Mattia”. Gli volta le spalle. Lui prova a fermarla: “Mi devi aiutare”. Ma lei è già salita sulla sua Mercedes classe A e scappa. Senza restituire lo Chopard. 

 

Francesca Codazzi

 

21 risposte

  1. Come sempre i tuoi racconti sono chiari, esaustativi.
    Evidentemente anche se lei sembrava non stare bene nella parte dei vip.
    Lasciarla non era possibile.
    Fra i due spero che si salvi lui, visto sembra avere ritrovato l’ onesta’.

  2. Che tristezza però questo finale !!!
    Avevano goduto entrambi di questo stile di vita e avrei sperato che ne fossero usciti insieme!
    Mah! Forse così è più facile!

  3. Una domanda è ovvia. La scelta di lasciare, per paura di coinvolgimenti legali futuri o liberarsi x cercare altrove una bella vita ormai compromessa. Di certo in quell’attimo non c’era amore.
    Difficile però giudicare le scelte. Io avrei approfondito il discorso prima di qualsiasi decisione. Ciao francy 😃

  4. Per come sono fatta io, mi avrebbero infastidita i regali troppo costosi , mi sembrano soldi buttati al vento. Non nego che una follia ogni tanto la si può fare ma non può diventare la quotidianità. Avrei sicuramente protestato e fatto molte domande. Mi pare che la protagonista non fosse particolarmente innamorata e interessata al marito. Forse ha semplicemente colto la palla al balzo per affrancarsi da una vita insulsa e da un uomo che non amava.

      1. Vedere che un uomo ha capito che imbrogliare non paga,che la coscienza si fa sentire..è da plauso…lei invece,anziché restare accanto…se n’è andata..con lo Chopard..questo non è amore

  5. La parte finale mi lascia sgomento. Era cominciato tutto alla grande, e poi? Mi colpisce che Etro abbia questo crollo, ammettendo che i 3.500 euro guadagnati nel pubblico non gli causavano le angosce che lo stavano attanagliando. E’ molto raro sentire, di questi tempi, che il “pubblico’ sia meglio del “privato”.
    Evviva!!Mi sembra una bella parabola, dove i sentimenti, come il pentimento e il rimorso primeggiano. E dove il cinismo di Nicole, che se ne va senza restituire il prezioso Chopard, fa intuire la differenza tra i due soggetti.

  6. Il pentimento di Alessandro é ammirevole, perché Gesù affermò “Chi tra voi è senza peccato scagli per primo la pietra!”
    Ormai, però, il suo operato era talmente incancrenito che non poteva invertire la rotta.
    Questo Nicole lo aveva percepito e la scelta di lasciarlo a causa del suo “modus vivendi” le dava la certezza di non essere coinvolta nelle tristi vicende.
    Io sto con Nicole, che comunque ha accettato l’orologio solo come ricordo.
    Francesca, hai narrato una vicenda di vita reale e possibile.
    Complimenti come sempre!
    Sai scuotere gli animi.
    Alla prossima!

  7. Lo stile di vita sopra le righe prima o poi si paga… e il ritorno alla realtà è un pugno nello stomaco.
    Nicole hai peccato di ingenuità, avresti dovuto farti tante domande da subito… ne esci migliore del tuo compagno, ma non vincente..

  8. Certamente non c’era vero amore, era tutto superficiale….per come sono fatta io avrei ascoltato ed aiutato mio marito ad uscire da questa brutta situazione, poi avrei pensato bene se lasciarlo o no. Forse quando ero giovane non l’ avrei lasciato, ora con l’età matura ed esperienza di vita, si, l’avrei lasciato.

  9. Grazie per averne parlato o meglio, scritto. Il pubblico umilia i suoi operatori, fin dall’assunzione. Il privato offre stipendi di rispetto. Il giusto per il lavoro che si fa. Si inizia col pubblico (ferie, malattia, corsi di aggiornamento, ecc). Dopo qualche anno soffochi. Le direzioni non ti permettono di lavorare. I pazienti sono sempre più arrabbiati, violenti. Allora esci. Vai nel privato dove c’è professionalità ed eccellenze. Ma lavori il doppio. Il baratro è lì. O ti accontenti o rischiare di fare come il protagonista è un attimo.
    Francesca, come sempre unica.

  10. Volevo ringraziare tutti per i vostri punti di vista. Alcuni, fra l’altro acutissimi. Ho scelto un finale tranchant e sbrigativo. Si vede che Nicole era stufa della favola bella. Non credo poi vi sia una risposta giusta alla domanda e tu cosa avresti fatto? Il marito è in un guaio grosso, trovo intelligente il “prendere le distanze” perché rischia di trascinare tutti nel baratro.

  11. Al posto di Nicole avrei parlato, cercando di capire e forse anche di aiutare il marito corrotto ma pentito. E di sicuro avrei restituito lo Chopard! Troppo comodo godere della ricchezza, fino quasi alla noia, senza farsi domande, e poi quando spuntano i problemi lavarsene le mani.

  12. Caspita, voglio il sequel!
    È tutto talmente assurdo ma possibile… una delle possibili storie umane… poi la realtà supera sempre la fantasia eh…
    A me però piace il lieto fine.
    Potrebbero decidere di investire tutti i soldi per aprire una vera onlus e aiutare i più deboli, per riprendere a dare un senso alla loro vita..

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