Carla Fracci, una delle più grandi ballerine di tutti i tempi, milanese di nascita, cremonese d’adozione, s’è spenta oggi nella città meneghina. Avrebbe compiuto 85 anni. Di umili origini, suo padre Luigi Fracci era alpino sergente maggiore in Russia e sua madre Santina Rocca era operaia alla Innocenti di Milano, si è esibita sui palchi più prestigiosi ed è stata fino ad età avanzata ambasciatrice della cultura italiana nel mondo. Si era formata alla scuola di ballo del teatro alla Scala. Con l’inizio della guerra Carla e la sua famiglia sfollarono nella campagna di Volongo, in provincia di Cremona, dalla nonna materna Argelide. Lì Carla vive un’infanzia felice circondata dalla natura, in compagnia dei cugini. Con l’inizio della scuola elementare si trasferisce dalla zia a Ca’ Rigata di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova), per poi fare ritorno a Milano al termine della guerra, dove suo padre divenne impiegato dell’azienda tranviaria come bigliettaio. Spesso i suoi genitori la portavano al Circolo ricreativo dell’azienda di trasporti di suo padre, e fu lì che alcuni amici dei suoi genitori notarono in lei uno spiccato senso del ritmo. Carla si sottopose a un provino al Teatro alla Scala e superò l’esame ma i primi anni furono duri. Fondamentale sarà l’incontro con Margot Fonteyn che le permetterà di cogliere il senso di tutto quel lavoro, iniziando a sentire il teatro come casa. Si diplomò nel 1954, nel ’56 divenne danzatrice solista e nel ’58 prima ballerina. Si sposò nel ’64 col regista Beppe Menegatti dal quale ebbe il figlio Francesco.
Ha danzato con la London Festival Ballet, il Sadler’s Wells Ballet, oggi Royal Ballet, lo Stuttgart Ballet e il Royal Swedish Ballet. E’ stata dal ’67 ospite dell’American Ballet Theatre. Eugenio Montale le dedicò nel 1969 una poesia:
La danzatrice stanca
Torna a fiorir la rosa
che pur dianzi languia…
Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.
e quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
Ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
È questo il solo fiore che rimane
con qualche metro d’un tuo dulcamara.
A te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.
Alla fine degli anni ’80 ha diretto il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Artista a tutto tondo, è stata anche attrice. Dal luglio 2009 al 2014 è stata assessore alla Cultura della Provincia di Firenze e ambasciatrice di Expo Milano 2015.
La sua ultima apparizione a Cremona risale al 2017 quando si esibì al Museo del Violino.