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8 marzo. Ragazzina picchiata in città: regresso maschile alla violenza

8 Marzo 2024

GLI EDITORIALI DI ADA FERRARI

Rieccoci all’8 marzo e al rito delle mimose, ormai tinte di rosso dal troppo sangue di una violenza senza fine. Per sottrarmi alla frustrante impotenza della ripetuta e sterile denuncia, assumerò questa volta tutt’altro e più futuristico punto di osservazione. A suggerirmelo un illuminante incontro dell’altro ieri, mentre percorrevo via Palestro, piena di scuole e dunque di giovani.  Davanti a me una coppia di adolescenti, un lui e una lei. Parlano concitatamente, i toni si alzano e tracimano in evidente lite. Lui l’afferra per i capelli e stringendo a tenaglia la fluente chioma scura, la costringe ad andare avanti a suon di pesanti calci. Lei grida. Lui non la molla. E da spettatrice silenziosa, in fine intervengo. Al che la fanciulla,  torcendo a fatica il collo verso di me, fa luce sulla situazione con sconcertante indulgenza: “ No, no, non è niente….lui è il mio fidanzato”. Ammutolita, torno a farmi i fatti miei. Ma la  provocazione è irresistibile. La  rassegnata passività della ragazzina, a occhio e croce  quindicenne, si e no quaranta chili di donna, è ormai ai miei occhi un intrigante enigma sociologico. Un altro pianeta, di cui provo a calcolare distanza e orbita rispetto al mio. Schiaccianti ragioni anagrafiche la collocano ovviamente assai più avanti di me nella traiettoria del cosiddetto progresso, emancipazione femminile compresa. Eppure lei era lì, presa a calci, umiliata e insultata in pubblico e continuava a subire, offrendomi  l’inquietante spiegazione che da un fidanzato è accettabile quel che da altri non lo sarebbe. Un reperto archeologico tremendamente somigliante a tante povere donne che in un passato non troppo remoto si rassegnavano a includere fra i passivi di un ‘normale’ menage coniugale qualche manrovescio del marito, ubriaco o semplicemente inverso per fatti suoi?  Evidente  che non era questo il caso. Nella minimizzante indulgenza della ragazzina non c’era niente di antico ma, al contrario, molto, moltissimo di nuovo.

E appunto su questo  ‘nuovo’ che avanza tenterò qualche considerazione, proprio a partire dall’elemento più evidente, plasticamente evidente, dell’episodio: il regresso del comportamento maschile allo stadio di un primitivismo banalmente muscolare . Un cavernicolo con tanto di clava che tiene al guinzaglio la compagna trascinandola per i lunghi capelli. Un mostro? No. Solo uno dei tanti, troppi giovanissimi che utilizzano i modi e i mezzi comunicativi messi a disposizione dal repertorio corrente, e rozzamente imbarbarito, del nostro tempo. Faccenda che stiamo forse pericolosamente sottovalutando. Eppure i dati ci sono e parlano chiaro. Più del 50% dei nostri adolescenti di fronte a una pagina scritta, poco più su di una lista della spesa, non è più in grado di afferrarne il contenuto. Non capisce quello che legge perché i concetti sono ormai al di là della sua portata. E questa crescente atrofia di facoltà complesse coinvolge una cascata di effetti collaterali, compresa la  disabitudine a dare forma razionale alle più semplici pulsioni emotive convertendole in parola e in dialogo. Il codice delle relazioni interpersonali marcia ormai lungo una scarna messaggistica affidata al corredo, basico e minimalista, dell’intelligenza artificiale racchiusa nei rispettivi cellulari. I percorsi che presiedevano alla famosa ‘educazione sentimentale’ delle generazioni precedenti sono ormai, salvo felici eccezioni, sito archeologico sempre meno visitato e rimpianto. Un evidente analfabetismo di ritorno sta dunque privando tanti giovanissimi di quei vitali strumenti di introspezione, conoscenza di sé, confidenza con le proprie emozioni, senza i quali diventa difficilissimo orientarsi nei delicati meandri della vita interiore e affettiva. Sempre meno attrezzati a dipanarne i fili e controllarne le dinamiche,  rischiano di avere a disposizione, come unica risorsa per dire di sé, una gestualità muscolare in precario equilibrio fra banale maleducazione e prevaricante violenza.  Il che mi fa riflettere sulla gran fortuna toccata alla mia come ad altre generazioni passate: essere accompagnati nei primi, incerti percorsi del sentimento amoroso da eccellenti e affascinanti ‘Iniziatori’: la grande letteratura, il cinema, la poetica dei cantautori, la cura con cui una diffusa saggistica scandagliava e  catalogava chimica e alchimia degli umani sentimenti. Per carità, non che aver letto “Le affinità elettive” di Goethe, ballato lenti sulle note di Ornella Vanoni o appreso la differenza fra innamoramento e amore ci abbia salvati dai naufragi sentimentali di cui portiamo abbondanti cicatrici. Ma ci ha pur dato un codice per interpretarli e situarli fra gli inevitabili rischi del mestiere di vivere. L’abbandonata frequentazione della lettura e della scrittura, pietre angolari di autentica civiltà dei sentimenti, sta aprendo spazi a nuovi e pessimi maestri di vita. A cominciare dal miserrimo machismo veicolato dalle bande dei giovanissimi ‘latinos’ che con l’arroganza di chi ignora e disprezza ogni preesistente codice sociale, incarnano ormai uno dei più allarmanti fenomeni urbani del nostro tempo. Il punto è che questo neo maschilismo, più strutturato ed esibizionista dei precedenti, cattura adepti non solo fra le etnie di arcaico impianto mentale maschilista  ma anche tra fragili coetanei italiani sensibili all’eterno stereotipo del boss violento e sciupa femmine.

Come si posizionano al riguardo le giovanissime? Capirlo è difficile almeno quanto fotografare un paesaggio da un treno in corsa. Che atroce beffa al lungo cammino delle donne verso parità e libertà, sarebbe rinunciare a isolarli, o peggio lasciare che si sentano oggetto di consenso e segreta ammirazione femminile… Ma bando al pessimismo.

E’ l’8 marzo: auguri a tutte le donne, me compresa. Ma soprattutto auguri alla ragazzina senza nome, incrociata l’altro ieri: si sbrighi a realizzare che a un  bulletto che le parla col linguaggio dei calci qualunque nome si può dare tranne quello di ‘fidanzato’. 

 

Ada Ferrari

6 risposte

  1. Gentile professoressa, proprio lunedì scorso al convegno organizzato al teatro Filo dal nostro concittadino Santo Canale Chiara Tramontano, collegata dall’Olanda, sorella di Giulia ammazzata dal compagno dal quale aspettava un figlio, ha parlato della considerazione che le giovani donne con le quali lavora/studia nutrono nei confronti del maschio italiano. L’immagine della prepotenza le consiglia di stare a debita distanza. Anche gli uomini italiani sono “latinos”.

  2. Come salvarci? La denuncia è un obbligo civile , ma educare al rispetto e, ancor prima , all’amore è obbligo morale.
    Ma dove sono gli educatori? Se chi educa non riconosce i valori non negoziabili, i rapporti umani saranno inficiati da violenza e tracotanza.
    Chi soccombe sarà sempre il più debole
    L’educazione poggia su una pedagogia attenta alla persona: uomo o donna che sia giovane o anziano. Si potrebbe proseguire ad elencare binomi, ma tutti noi ben li conosciamo. La festa della donna conferisca il valore simbolico autentico alla sua celebrazione

  3. Povera gioventù, senza valori e spesso senza una educazione al rispetto delle persone.
    Ci accorgeremo di questo grande errore quando noi saremo vecchi ed i giovani ci prenderanno a calci perché nessuno gli ha insegnato nulla

  4. Certamente un buon contributo a tanta disevoluzione dell’umanità, lo danno anche i social, non negativi di per sé, ma per l uso che ne viene fatto e l impressione è che le nuove generazioni di entrambi i sessi, per lo più ne facciano l uso peggiore, che non favorisce una sana cultura,una trasmissione di valori , ma al contrario l adesione a modelli scialbi,negativi o francamente violenti. Ma l’esempio peggiore in merito è quello delle istituzioni pubbliche che non solo autorizzano e quindi legittimano condotte aberranti, ma se ne fanno addirittura patrocinatori, dimostrando senza ombra di dubbio di essere dei”bravi”cattivi maestri

  5. Bello e triste al tempo stesso questo tuo pezzo. Triste non solo per il fatto in sè, ma anche perché di fronte alla violenza, che è figlia dell’ignoranza, poco si può fare. Forse in passato, ai tempi nostri, con qualche prodromo non si è fatto abbastanza nascondendosi dietro alla solita frase “ma sì, sono ragazzi, poi crescono”. E infatti sono cresciuti e ne vediamo le conseguenze nelle generazioni successive a quella dei due giovani attori di via Palestro.

  6. Occorre però avere il coraggio, in quei casi, di farsi i fatti degli altri e dire alla ragazza che il suo fidanzato è in realtà un cretino e al cretino che se non la smette prende lui due sberle, prima di essere preso per un orecchio ed essere portato da via Palestro alla caserma dei Carabinieri.

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