Di ritorno da un lungo giro in motocicletta con amici con la medesima passione, con meta il Castello di Pietra sito nel Comune di Vobbia, vicino a quello più noto di Crocefieschi, in provincia di Genova, scorro i messaggi ricevuti e, tra questi, quello sempre molto gradito dell’amico ‘Direttore’ Vittoriano Zanolli che mi invita a scrivere due righe di riflessione sulla festa del 2 giugno, festa che, dal 1982, sono solito festeggiare in Prefettura e che quest’anno onorerò presso quella di Cuneo, ospite della collega Fabrizia Triolo, conosciuta a Genova ai tempi della stagione genovese, attuale brillante, stimato ed attento prefetto della provincia nella quale vivo.
Ebbene, il 2 giugno è un giorno simbolo della Repubblica, anzi il giorno simbolo in quanto ne ricorda la nascita nel 1946, quando, appunto il 2 giugno, il Popolo italiano venne chiamato alle urne e scelse, con lo strumento elettorale del referendum, di porre fine, dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia, di far diventare l’Italia una Repubblica costituzionale, abolendo la monarchia.
L’Italia celebra la festa della Repubblica ‘nel segno dell’impegno collettivo per il rilancio del Paese e della ricerca di nuove prospettive di sviluppo e modernizzazione’ così il presidente Sergio Mattarella, oggi, in occasione delle celebrazioni del 75° anniversario della fondazione della Repubblica, nel consueto messaggio inviato ai prefetti italiani.
Il 2 giugno, prosegue il Presidente della Repubblica è ‘Bene comune più importante dei particolarismi’ e ‘La concezione di un bene comune, più importante di ogni particolarismo, ci ha portato ad essere convintamente parte della Unione Europea, elemento imprescindibile della nostra stessa identità nazionale’.
‘La mia gratitudine va a ciascun cittadino che, con il proprio senso civico e il rispetto delle regole, ha dato il suo personale contributo alla lotta contro il virus. Il mio pensiero, in particolare, è per gli anziani e i giovani, radici e futuro della Nazione, che hanno subito in modo rilevante, nei propri percorsi di vita, l’impatto della crisi’, aggiunge.
Il Presidente ha ricordato, inoltre, anche tutti coloro che hanno perso la vita e il carico di sofferenze sopportato dalla collettività e collega la festa della Repubblica con l’anniversario dell’Unità. ‘Nell’anno in cui celebriamo anche il centosessantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, – scrive – merita di essere richiamata la prima vocazione del prefetto, quella di rendere prossimo alle singole comunità lo Stato, che viene ‘rappresentato’, reso presente, nel contesto locale. È un compito di altissima responsabilità, che svolgete a favore dell’unità e della coesione e che vi rende interpreti attenti delle istanze territoriali nonché qualificati interlocutori del sistema delle autonomie e dei cittadini’.
‘In questa delicata fase – conclude il Capo dello Stato – cruciale è il ruolo svolto dai prefetti e da quanti esercitano una funzione pubblica, chiamati a sostenere le iniziative promosse per la ripartenza, il cui buon esito dipenderà dal contributo di tutti e dalla complessiva capacità di fare rete delle componenti istituzionali e della società civile’.
A queste parole alate del presidente Mattarella desidero aggiungere qualche ricordo personale, forse meno prosaico, ma sicuramente significativo per far capire i sentimenti che animano coloro che credono nello Stato e sono consapevoli di costituirne lo strumento per il raggiungimento dei suoi fini generali, diretti al pubblico bene. Ricordo, come fosse ieri, il contagioso entusiasmo esercitato nei confronti del personale di ogni ordine e grado dall’allora prefetto di Cuneo, Felice (di nome e di fatto) Sorgi, mio mentore ed ineguagliabile maestro, per la febbrile preparazione della ricorrenza del 2 giugno 1986, nel quarantennale della nascita della Repubblica, a seguito di una lettera circolare, inviata, nell’imminenza della ricorrenza, ai prefetti della Repubblica ed ai commissari del Governo di Trento e Bolzano, dal capo di Gabinetto del ministro dell’Interno con l’invito a degnamente ricordare, nelle prefetture, luogo di rappresentanza del Governo e centro di snodo dell’attività amministrativa della provincia, tale importante ricorrenza.
Ho, così, avuto modo d’imparare che si possono fare le nozze con i fichi secchi, a dispetto dell’omonimo proverbio, ed apprendere una nuova lezione: sovente, a Roma, si scordano o fingono di dimenticare di dotare i propri rappresentanti sul territorio dei mezzi necessari per raggiungere gli scopi loro assegnati.
L’azione prefettizia, però, proprio per la riconosciuta ed indiscussa autorevolezza dei prefetti riesce, comunque, ad essere efficace anche per lo slancio generoso delle categorie produttive, dei rappresentanti delle istituzioni, degli organi d’informazione, e, più generalmente, dei cittadini che si sentono parte di una generalità e vogliono, così, contribuire alla migliore riuscita del risultato prefisso, risultato che, nel caso di specie, era quello di ricordare degnamente il giorno simbolo della ricorrenza della nascita dell’Italia repubblicana.
Tradotto in termini meno aulici, in quella occasione, il dicastero dell’Interno aveva assegnato alle prefetture una somma sufficiente per una bicchierata tra pochi e, così, assieme ad altri funzionari avevamo lanciato un accorato appello telefonico a tutte le componenti provinciali, per reperire tutto ciò che poteva servire per organizzare un rinfresco per almeno 500 persone, in quanto già solo i sindaci dei Comuni della provincia, allora, erano 250. A tale numero dovevano essere, poi, aggiunti i rappresentanti delle istituzioni, civili, militari e religiose e, naturalmente, tutti coloro che avevano contribuito alla migliore riuscita della festa, prestando la propria opera, fornendo alimenti, mezzi refrigerati per il trasporto degli stessi, tovagliame, piatti, bicchieri e posate e tutto quanto necessario.
Ne risultò una festa della Repubblica con i fiocchi, con gli allievi dell’Istituto alberghiero fieri di prestare il loro servizio in un’occasione così importante, una banda militare per rendere solenne il momento ed allietare il convivio, e la consapevolezza da parte di tutti di aver partecipato ad un momento significativo non solo della provincia ma, dell’Italia tutta.
Desidero anche ricordare che, anche in quella occasione, fu particolarmente intelligente ed efficace l’intervento e l’aiuto prestato da mia moglie Ignazia per la migliore riuscita della manifestazione, in quanto riuscì a trovare, a costo zero, piatti, posate e bicchieri, presso un suo cliente (all’epoca era dipendente di un primario tour operator) che lo fece per rispetto e riconoscimento nei confronti delle istituzioni e, anche, per poter partecipare da ospite ad un così significativo momento. Mia moglie mi ricordò anche che il mio amico di vecchia data, Pinin Guarino, avrebbe potuto fornire, così come ha fornito (gratuitamente), i camion dotati di refrigeratore per trasportare i cibi confezionati, sotto la sorveglianza dei professori dell’Istituto alberghiero, dalla sede dello stesso alla Prefettura.
Debbo anche confessare, con piacere, che il giorno della ricorrenza dell’anniversario della Repubblica è per me talmente solenne da provocarmi sempre un poco d’emozione in quanto, dopo la diffusione dell’inno nazionale, cantato all’unisono dai presenti, i prefetti chiamano a raccolta gli invitati e leggono loro il messaggio del Presidente della Repubblica, messaggio mai ripetitivo ed ogni volta denso di profondi significati, che invito a leggere, sui mezzi d’informazione e che, immancabilmente, inizia con ‘Cari Prefetti’.
Il covid-19 ha, però, portato via un poco di questa magia, ma non per sempre, ne sono sicuro, proprio perché gli anniversari significativi devono essere ricordati insieme ai rappresentanti delle istituzioni e delle categorie produttive, e con i cittadini che debbono sentirsi parte importante della Repubblica e, naturalmente, con la presenza di scolari e studenti, in quanto saranno gli amministratori di domani.
Tancredi Bruno di Clarafond
4 risposte
Significativa partecipazione a questo 2 giugno festa della repubblica nel ricordo anche della tua esperienza che hai saputo descrivere non solo con la cronaca ma anche col calore affettivo che dona quel surplus importante in una circostanza come questa ! Anche per me oltre alla commozione al momento dell’Inno di Mameli mi fa ancor più emozionare la Leggenda del Piave nel ricordo della 1 guerra mondiale così tremenda sia per gli innumerevoli combattimenti che per le perdite in vite umane !!! Una Italia migliore la dobbiamo non solo a chi verrà dopo ma anche a tutti questi combattenti che hanno dato la vita ! Grazie a tutti e ancora buona festa !!!
I miei più sinceri auguri e tanti complimenti a tutte le Istituzioni che si sono sempre prestate a favore dei cittadini e per il grande lavoro che svolgono quotidianamente e specialmente in questo momento di Pandemia un Grazie di cuore
Un ricordo intenso ed emozionante del “2 giugno” da parte di un “grande” Prefetto! Grazie e complimenti, Tancredi! E’ un rituffarsi nelle ventotto Feste della Repubblica, “vissute” nel corso della mia carriera, e soprattutto nelle ultime cinque, organizzate con magistrale cura dei dettagli sotto la direzione di Tancredi Bruno di Clarafond al fine di evidenziare, con segni tangibili, il significato delle celebrazioni. Laddove la “forma” è “sostanza”! Sì, perché talvolta si riserva attenzione, sfarzo, pomposità, clamore e risonanza a tante manifestazioni e celebrazioni e si trascura di ricordare che “celebrare”, in modo degnamente solenne, le date significative del nostro essere “cittadini italiani” non è superfluo ma significa fare memoria del passato e lanciare un segno di speranza e di fiducia per il futuro.
Grazie Tancredi! Hai parlato di argomenti chi mi toccano profondamente. Bravo, bravissimo; condivido tutto!!!