Nuovo ospedale di Cremona: durante il terzo workshop di confronto fra direzione strategica, architetti e sanitari si è parlato delle aree di degenza che saranno distribuite su quattro piani e organizzate per percorsi di cura ad alta, media e bassa intensità.
«Le aree di degenza, rappresentano un tema centrale della progettazione – afferma Ezio Belleri (direttore generale Asst di Cremona). Il nuovo ospedale sarà caratterizzato da 457 stanze singole che, nell’80% dei casi e al bisogno, possono essere trasformare in stanze doppie. Questo è un aspetto che ritengo molto importante perché significa che i posti letto potenziali del nuovo ospedale saranno 823 (366 stanze doppie e 91 stanze singole) contro 460 posti letto attivi oggi (stanze a due o quattro letti con e senza bagno). In caso di necessità o di emergenza-urgenza la capienza massima della struttura è decisamente rilevante». Ogni stanza di degenza sarà dotata di tecnologie e massimo comfort per il paziente.
«Rispetto ai percorsi di degenza le tematiche in gioco sono molte – spiega Donato Trioni (ingegnere Struttura Nuovo ospedale Asst di Cremona) per questo il confronto fra progettisti e sanitari è di estrema rilevanza anche per gli aspetti tecnici e logistici».
Anche per Roberto Poli (direttore dipartimento di Salute mentale e dipendenze) l’esperienza dei workshop è un’occasione per trovare nuove sinergie: «Pur facendo lavori molto diversi, questi incontri ci permettono di comprendere i bisogni sociosanitari da molti punti di vista. Trovo che lavorare insieme ai colleghi e ai progettisti per il nuovo ospedale sia una sfida unica e molto interessante».
È d’accordo Erika Viola (direttore dipartimento chirurgico) che precisa «Questa esperienza ci permette di prevedere e pensare alle esigenze specifiche di professionisti e malati, ma soprattutto di costruire soluzioni organizzative che migliorano i percorsi di cura». Non solo. A migliorare per Antonio Fioravanti (direttore dipartimento neuroscienze) saranno soprattutto la qualità delle cure: «La progettazione del nuovo ospedale ci consentirà di proseguire sulla strada dell’innovazione intrapresa da qualche anno e di implementare le tecnologie che sono fondamentali per essere attrattivi».
Per Alberto Silla (direttore Direzione Assistenziale Professioni Sociosanitarie) «i workshop sono un momento di arricchimento professionale: ognuno di noi è chiamato a immaginare l’ospedale di domani uscendo dalla propria comfort zone. Un’operazione tutt’altro che semplice, ma sono certo che ce la faremo».
WORKSHOP, SCELTA CONDIVISA
La modalità dei workshop è una scelta condivisa dalla Direzione strategica con l’équipe della struttura Nuovo Ospedale – diretta da Maurizio Bracchi – e con il team della Mario Cucinella Architects (MCA). Medici, infermieri, tecnici e architetti sono seduti allo stesso tavolo per un confronto costruttivo sul progetto. Lo scopo? Definire nei dettagli la funzionalità della struttura firmata dall’architetto Mario Cucinella.
5 risposte
La cosa che colpisce è che tutti siano entusiasti! Non è strano che nessuno abbia qualcosa di non positivo da esprimere? Mi sembra la pubblicità del Mulino Bianco!
Non sarebbe più utile organizzare gruppi di lavoro per migliorare la sanità VERA, quella dei medici e degli infermieri? Per spendere soldi non in una sala giochi, ma per utilizzare al meglio le stesse risorse per assumere personale? Non muri, ma professionisti che curano e aiutano a stare meglio.
Non sappiamo come sarà tra dieci anni… già, dieci anni e alla fine sarà già tutto inadeguato. Soldi buttati. E intanto è obbligatorio rifare il pronto soccorso, per le esigenze attuali. Altri soldi spesi, non buttati perché è urgente provvedere a mettere una struttura indispensabile in condizioni di essere utilizzata al meglio. Non si può fare altrettanto per il resto dell’ospedale, magari con dei workshops così utili e divertenti.
Dare solo il numero delle future stanze, senza in particolare precisarne la superficie utile, non consente di esprimere una valutazione seria sulla reale funzionalità delle stesse, funzionalità che appare in partenza già abbastanza compromessa dalla stravagante planimetria adottata per le stesse. La “privacy” dei degenti sembra inoltre compromessa, sia dalla mancanza di porte verso il corridoio (singolarità sulla quale l’architetto progettista ha particolarmente insistito in sede di presentazione del progetto) che dalla agevole possibilità di “introspezione visiva” da parte di chi si potrà muovere sul prato inerbito previsto al livello delle finestre.
Nell’osservazione precedente mi sono dimenticato di segnalare che, se ho ben capito, le finestre delle camere saranno esposte contro i venti dominanti (provenienti, nel nostro territorio, da oriente). Tale esposizione, per antica tradizione, nel territorio cremonese, è sempre stata ritenuta la peggiore: non per nulla, nelle cascine tradizionali, era spesso cinicamente riservata alle misere abitazioni dei salariati.