Su cortese invito della signora Luana mi sono recato lunedì pomeriggio, 15 aprile scorso, nel suo paese per studiarlo a livello naturalistico; ne è valsa la pena, avendovi potuto cogliere splendide manifestazioni, soprattutto a livello botanico.
Una precisazione: il Comune di Piadena Drizzona è uno dei più giovani del territorio provinciale,essendo nato il primo gennaio 2019 dalla fusione dei due ex Comuni confinanti: Piadena e appunto Drizzona, per cui le foto sono state scattate un po’ nell’uno ed un po’ nell’altro.
Non ho trovato miglior esordio, per questa breve ricerca, di questa pianta ornamentale che ritengo in assoluto una delle più belle in fiore da giardino: il Cornus florida var rubra (foto 1 centrale), così chiamata di specie perchè originaria dell’America settentrionale.
Le sue infiorescenze di un rosa delicato, raffinato, screziate di bianco o tendenti al rosso, col loro aspetto ondeggiante richiamano il movimento delle ali di uno stormo di volatili alla dipartita verso il cielo, in diverse direzioni. Ma il riscontro più sorprendente è che noi pensiamo di vedere dei fiori a produrre un così eccelso spettacolo, e invece non li vediamo affatto, o meglio li vediamo anche, ma senza accorgercene!?
No, non sto cercando di mandarvi nel pallone, anzi se mai di fare il massimo della chiarezza, perché ciò che produce siffatta meraviglia non sono i fiori, bensì le foglie!! Delle foglie speciali, modificate, chiamate brattee, che hanno fondamentalmente due funzioni: 1) quella di proteggere i fiori pd che stanno al loro interno e che sono piccoli, verdastri, poco significativi sul piano estetico e raccolti al centro dell’infiorescenza; e quindi 2) quella vessillifera, tipica dei petali che serve ad attrarre coi loro colori vistosi gli insetti impollinatori per la fecondazione.
Una sorta di inganno visivo dunque, e duplice! Per noi che pensiamo siano petali fiorali ma soprattutto, e questo è l’inganno più importante, per gli insetti che provvederanno col loro intervento a perpetuare la vita della pianta.
C’è da chiedersi come mai il Cornus si valga di queste foglie in luogo dei petali. Non si tratta di un caso isolato, in realtà, ma molto diffuso in natura. Vien da pensare, essendo le strutture fiorali depositarie della funzione più importante, quella riproduttiva, che la natura voglia risparmiare loro quanta più energia possibile, “riducendole all’osso” e delegando funzioni “collaterali” ad altre parti della pianta stessa, affinché tutte le risorse fiorali siano investite per quella fondamentale funzione.
Lo stesso dicasi per un’ altra famosissima pianta, trovata in un giardino privato, la Calla, scientificamente nota come Zantedeschia (Calla) aethiopica (L.) Spreng. (foto 2) . Ebbene anche in questo caso la parte più appariscente, quella bianca, non è il fiore, bensì una brattea, quindi una foglia modificata come nel caso precedente e con analoghe funzioni, chiamata spata, che avvolge l’infiorescenza vera e propria formata da uno spadice centrale, quella colonna gialla che emerge al centro, e che rappresenta il gineceo fecondabile. Un’infiorescenza stupenda, tant’è che il nome comune deriva dal greco Kalos/à che significa appunto bella.
Ma con gli Iris, fotografati al Vho, la faccenda si complica. Finora abbiamo visto soggetti con parti ben distinte ma confondibili; ora abbiamo a che fare invece con parti confuse per loro natura, per cui ciò che è involucro non è facilmente distinguibile dal petalo. Guardando questo esemplare bordeaux (foto 3) l’insieme che vediamo si chiama perigonio i cui petali apparenti in realtà si chiamano tepali o lacinie perchè formate dall’unione indistinta dei petali e dei sepali. Tre le lacinie esterne di un bordeaux compatto alle estremità che si dissocia in strisce alternate ad altre bianche verso la base e sovrastato da una tipica barba gialla. Tre le interne raccolte a mò di cappuccio e rosate.
Lo stesso dicasi per un altro Iris, che cresceva accanto al precedente, l’ hollandica Blue Magic (foto 4), dalle lacinie blu più strette e una banda longitudinale gialla. Splendide opere della natura ma anche dell’uomo, che con le sue ibridazioni riesce a produrre opere mirabili.
Una suggestiva confusione possiamo trovarla anche nella Nigella damascena L. (foto 5) ove i sepali che rivestono l’involucro, son chiamati petaloidi per il vistoso richiamo cromatico dei petali che pure esistono, piccoli e al centro dell’infiorescenza attorno ai numerosi stami e stili ma che, in questa varietà coltivata, non si vedono essendo la scena tutta dominata dai grandi e numerosi sepali e di un azzurro alternato al bianco veramente celestiale.
Non c’è rosa dunque senza spine, anche a studiare questo mondo gradevolissimo della botanica. Eppure proprio una rosa che cresce a Drizzona, smentirà questo proverbio. La Rosa banksiae lutea, (foto 6) una meravigliosa rosa antica a portamento sarmentoso (rampicante) dai fiori molto pieni, ricchi di petali e di un giallo pallido/sporco che sbianca in periferia, e cresciuti in ricchi mazzi su tutto lo sviluppo di rami lunghi e flessuosi, è assolutamente priva di spine e rappresenta una delle rose più precoci a fiorire. Una bellezza di una splendida, è proprio il caso di dirlo, elevatura.
Accanto poi, nel giardino interno, le cresce un esemplare in fiore dell’albero di Giuda, scientificamente Cercis siliquastrum L, i cui fiori ,nell’immagine successiva (foto 7) , hanno un’altra peculiarità, e cioè quella di essere inseriti in fascetti densi direttamente sul fusto o su rami vecchi e di precedere la nascita delle foglie. Magnifici fiori papilionacei dal colore rosa porpora fino al violaceo ma anche bianchi in qualche varietà coltivata. E un’ape sopra che ne succhia il polline.
Bianchi sono invece i fiori di questo Allium (foto 8) , e non ho mai visto in città di questi tempi tante piante in fiore di questo genere come in questo paese. Diversi altri ” fiori” ancora coi tepali chiusi all’apice di lunghi rami nudi che si distendono a raggiera. Con questo esempio, anche il colore della neve sa produrre in botanica delle visioni spettacolari.
A proposito di neve, anche in questo lunedì di sole caldo primaverile, ne ho avuto un metaforico riscontro. (foto 9). Il suo nome scientifico è Viburnum opulus L. , ma è comunemente nota come Palla di neve. Trattasi di una varietà coltivata dai candidi fiori strettamente raccolti in sfere ampiamente distribuite sui loro arbusti fogliosi, che fa venire in mente anche un’altra metafora dell’inverno: l’albero di Natale.
A scegliere l’ultimo soggetto, per non eccedere nello sviluppo, c’è un discreto imbarazzo, essendo tante le bellezze riconosciute; e siccome ho già parlato di foglie, vorrei terminare tornando sull’argomento, ma secondo un’altra coniugazione della loro bellezza. Trattasi di una delle piante decorative originaria dell’ Estremo Oriente, di maggior pregio proprio per la bellezza ornamentale delle foglie, l’Acer palmatum Thunb.; 1784 (foto 10). Si noti innanzitutto l’ampio sviluppo in senso orizzontale dell’alberello, e lo stupendo colore rosso di queste foglie profondamente incise e divise in tanti lobi dentati ai bordi e appuntiti all’apice. Una prima scelta nei giardini. Diversi sono comunque i colori delle foglie delle sue numerose cultivar ma certamente questo rosso antico è uno dei più suggestivi.
Stefanio Araldi
(prima parte)
9 risposte
La ringrazio per aver accolto l’invito, per il suo articolo e le bellissime foto…immagino che non sia passato per Pontirolo Capredoni, piccola frazione di Piadena Drizzona.
La prossima volta, con grande piacere, l’aspettiamo qui…
Come sempre grazie. In modo particolare questa volta perché i fiori o pseudo tali con i vivaci colori della stagione in corso attraggono l’attenzione e la nostra ammirazione. E grazie perché ogni volta c’è sempre da imparare.
Come si fa a non rimanere estasiato da questi bellissimi fiori, così sapientemente fotografati e spiegati. Anche chi come me non conosce la botanica, resta positivamente impressionato!
Come sempre bravissimo complimenti
Non leggo mai, dottor Araldi, I suoi articoli in modo frettoloso perché so
che perderei aspetti importanti della loro bellezza poetica e della profondità e precisione dei loro contenuti.
Leggo solo quando ho il tempo per apprezzarli e gustarli!!
Tanti complimenti per questa ricerca che mi ha portato, tra l’altro, a scoprire che esistono le “rose senza spine” !!
Attendo di leggere la seconda parte e, intanto, un grazie a lei e all’editore!
Ringrazio il Dott. Araldi per la precisione e la ricchezza delle spiegazioni sulla bellezza dei fiori che riempiono i miei occhi e pensieri di una gioia infinita e una gratitudine immensa.
Complimenti all’autore anche per le meravigliose foto.
Grazie all’autore per questo articolo così ricco di particolari che ci aiutano ad apprezzare ancora di più il meraviglioso spettacolo che la natura ci regala con i suoi bellissimi fiori.
Preciso che amo moltissimo le rose ed è stata una piacevole sorpresa scoprire che ne esiste una stupenda senza spine…
Secondo me i fiori del giardino di Drizzona ti sono grati per la grazia con la quale li hai menzionati e descritti!
Un grazie infinito anche per questo articolo che eleva l’anima.