A sentir parlare di invasioni vien male, di questi tempi in particolare. C’è invece un tipo di invasione ( preferisco il singolare) che non solo era attesa, ma anche desiderata, proveniente da 80 luoghi d’Italia e che ha riempito con i suoi colori festosi, le sue composizioni a volte stravaganti, piazze e vie del centro cittadino di Cremona il 20 e il 21 aprile scorso: quella delle piante coltivate originarie di diverse parti del mondo. Manifestazione climaticamente fortunata, tra l’altro, visto il maltempo del lunedi successivo, che avrebbe rovinato tutto se capitato in quel weekend.
C’è chi l’ha ritenuta povera, ripetitiva, con poche novità rispetto alle precedenti; quest’affermazione può tuttavia valere per chi già conosce la flora esposta, e invece l’ho sentita dagli inesperti, da chi vi si accosta con supponenza, con superficialità, rinunciando ai dovuti approfondimenti, grazie ai quali si può scoprire, ad esempio, che il famoso detto “non si campa d’aria”, viene smentito alla grande da alcune piante che invece di aria campano, eccome! : le Tillandsie, le creature del vento, a cui dedicherò questa prima parte.
Piante incredibili, straordinarie. Tipiche dell’America centro meridionale, con una grande versatilità di adattamento ambientale e quindi capaci di vivere relativamente ovunque, dai 4mila metri delle Ande ai deserti. Crescono soprattutto sulle piante (epifite), sui cactus, su ciò che assomiglia loro come i pali del telefono, della luce, e quindi i fili della corrente, come uccelli senza rimanervi fulminate. Crescono poi sulle rocce (sassicole), sui muri delle case ma raramente sul terreno.
Non sono parassite e generalmente non hanno radici. Solo alcune terricole son dotate di radici assorbenti perchè per lo più le radici, quando presenti, servono come ancoraggio ai vari supporti.
Ma se non hanno radici, come campano? D’aria appunto, essendo in grado di sfruttare al massimo l’umidità atmosferica per assumere l’acqua e i sali minerali anche in ambienti, come i deserti, dove di umidità ce n’è ben poca. Ovviamente non disdegnano l’acqua piovana e pare che in alcuni casi siano in grado di assumere sostanza organica attraverso insetti morti che si depongono sulle loro foglie. Sarebbero quindi anche delle carnivore.
Questi processi avvengono grazie a delle strutture specializzate delle foglie, i tricomi, che non sono altro che dei peli modificati.
Di Tillandsie se ne contano fino a 700, ma il loro numero è in continuo mutamento perché esse hanno una straordinaria capacità di ibridarsi spontaneamente.
Alla mostra ne ho fotografate una trentina; ve ne presenterò 13. E non potevo che partire con la specie Aeranthos Uruguay (foto 1 centrale), in quanto il nome “aeranthos” sta ad indicare proprio “fiore dell’aria”. Essa si presenta in piccoli cespugli adagiati su un tronco secco, coi suoi splendidi fiori a tre petali color indaco, che fuoriescono da rosse spighe più o meno appuntite all’apice come le foglie, lunghe strette e verdi in cespuglio denso, ma che possono diventare anche grigie, a seconda della concentrazione dei peli peltati, cioè a forma di scudo.
Un riscontro importantissimo: è stata studiata dall’Università di Bologna e di Firenze, in quanto capace di metabolizzare gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) generati dalla combustione di benzina e gasolio, purificando l’aria. Uno splendido disinquinante, dunque!
La specie didistica (foto 2) presenta magnifiche spighe rosa arancio che simulano i fiori per i bei colori, ma i fiori che sono bianchi ancora non li vediamo. Esse fuoriescono da un cespuglio di foglie ora grigie, per la fitta concentrazioni di peli, quello più grande; ora verdi, quello più piccolo ed è evidente quanto elevato sia il contributo estetico delle foglie.
Totalmente grigio argentate le foglie della Xerografica (foto 3) , che presentano una peculiarità incredibile. Da ampie in superficie soprattutto quelle basali della rosetta, alcune di loro diventano sottilissime e affilate come delle frecce e tutte variamente ricurve. Peccato che la specie sia data a rischio estinzione.
L’ Albertiana (foto 4) presenta bellissimi fiori rossi a tre petali che contrastano con le lunghe e affilate foglie verdi (e un po’ rossicce alla base). Rupestre in natura, e rara. La Globosa (foto 5 ) presenta splendide spighe rosso/rosate e foglie sottili verde chiaro, il cui colore si attenua passando dal centro della rosetta alle estremità. Nella Curly Slim (foto 6) il ripiegamento delle foglie argentate a spirale e a uncino è di una bellezza stupefacente. Quando la realtà supera la fantasia. La Geminiflora ( +foto 7) ha un’ampia e magnifica infiorescenza rosa salmone sulla spiga, e rosa più carico nei fiori. Una stupenda brasiliana, e le foglie più o meno verdi o grigie a seconda della quantità di peli. La Magnusiana (foto 8) non è in fiore ma presenta splendide rosette fogliari grigio verdi, già sufficienti per apprezzarne il valore estetico e la ricchezza dei peli ne conferisce un grande senso di morbidezza. Il loro richiamo morfologico alle Attinie, infine, dalla simmetria raggiata e tentacolare delle loro estremità, è molto suggestivo. La Aeranthos x stricta (foto 9) lascia emergere dalla rosetta fogliare grigiastra, le spighe rosse da cui escono i piccoli fiori blu, in un contrasto cromatico altamente intrigante. Le foglie a ciuffo d’ananas della Brachicaulos multiflora (foto 10) sono di una bellezza incredibile. Colpisce quel loro viraggio cromatico dal rosso al verde, man mano che si procede dal centro della rosetta, alla periferia. Mutamento che pare condizionato dall’intensità luminosa, una sorta di abbronzatura dunque e dall’età; appena nate sono verdi, crescendo diventano rossicce. La Recurviflora (foto 11) presenta stupende rosette fogliari argentate e spighe arancioni che diventano bianche e ricurve ad uncino all’apice, ospitando al loro interno dei piccoli fiori bianchi, a conferma che pure la fantasia cromatica delle infiorescenze di queste piante è qualcosa di straordinario.
Concludendo, due chicche. Le foglie della Tectorum (foto 12), sono quelle che mi hanno impressionato di più. Quella fitta peluria che condiziona il viraggio cromatico dal verde al grigio argento, è talmente vistosa da conferire una straordinaria luminosità alla rosetta; l’associata lunghezza e ristrettezza delle foglie, oltre ad aumentarne grandiosamente il fascino, contribuisce a richiamare un altro mondo, quello già citato degli anemoni marini come il viridis ù, l’Anemone capelli di serpe, che poi di animale si tratta, e a suggerire straordinarie affinità morfologiche tra i diversi Regni.
Per ultima la meravigliosa Ionantha Mexico (foto 13), sospesa senza substrato perché di substrato non ha bisogno. Il substrato le serve eventualmente come ancoraggio, per cui possiamo giustamente definire le Tillandsie come piante atmosferiche o, vista la loro diffusa refrattarietà alla terra, ampiamente “extraterrestri“.
Nel caso specifico, quest’insieme con le foglie che da verdi diventano rossicce; le infiorescenze con spighe e fiori tipicamente blu da cui escono numerose antere gialle e un più lungo stilo bianco terminante a disco, assume una fantastica bellezza, e conferma quanto sia valsa la pena visitare questa mostra, per l’ampia possibilità di venire a conoscenza di specie botaniche dalle più svariate e impensabili biologie e a volte di non facile reperimento.
Stefano Araldi
prima parte
13 risposte
È bellissimo bravo bravo complimenti
Foto fantastiche, inaspettati assunti che sfatano luoghi comuni, presentazione di piante che sembrano rasentare la fantascienza… .insomma un mondo meraviglioso espresso con l’arte di chi sa unire competenza, passione e poesia !
Grazie dottor Araldi per quanto ci fa conoscere e gustare!
Molto interessante la presentazione di piante sconosciute e dalle capacità incredibili di vivere. I suoi articoli potrebbero essere raccolti in una guida. Un vademecum utile per la visita di giardini botanici.
Concordo . Ottima proposta
Purtroppo queste pubblicazioni ricche di fotografie costano parecchio: ci vorrebbero degli sponsor…
Non pensavo che la pubblicazione online di foto fosse un costo,ma solo la stampa su carta,ma non essendo del mestiere posso non saperlo. D’altronde i miei lavori senza foto non hanno senso per cui se il costo fosse veramente un problema importante,io posso anche fermarmi qua e riprendere quando ci sarà uno sponsor,se necessario.
Si è ingenerato un equivoco: solo la stampa comporta un costo.
Penso che la sua precisazione sia da collegarsi alla proposta di un vademecum utile per la visita ai giardini botanici vero?
Purtroppo in questo caso bisognerebbe sì essere supportati… .. ma .chissà mai ..!!!
Ho visitato con molto piacere,approfittando del bel tempo, le invasioni botaniche, soffermandomi ad ogni bancarella, riempiendo i miei occhi dei meravigliosi colori dei fiori che riempiono l’anima di una gratuita gioia.
Gli articoli del Dott. Araldi, così ricchi di spiegazioni e corredati da ottime foto, mi hanno permesso di capire meglio il mondo floreale che tanto mi affascina. Un grazie sincero.
Sono d’accordo con la proposta della Sig.ra Martina.
Davvero non si finisce mai di imparare. Complimenti!
Le invasioni botaniche sono per me sempre uno spettacolo meraviglioso.
Ringrazio il Dott. Araldi per questa interessante e significativa presentazione, con foto bellissime, di piante di cui ignoravo l’esistenza; in particolare la specie delle Tillandsie che riescono a vivere in una condizione biologica che non avrei mai immaginato.
Sarò monotona ma ancora una volta devo dire al Dr. Araldi …..COMPLIMENTI e GRAZIE
Le Tillandsie erano piante sconosciute ma Lei ha il potere di aprire menti e cuori e di arricchire i giardini….
Grazie mille per la precisione,la passione e la competenza con cui hai presentato queste specie a me poco conosciute. La loro esistenza è un inno alla biodiversità!