È possibile immaginare una città aperta alla differenza? Uno spazio dove ripensare l’incontro con la neurodiversità? Dove sperimentare altri ritmi, relazioni e modi di vivere? Sono alcune delle domande contenute nel saggio “La città Autistica” (Einaudi) di Alberto Vanolo, professore di geografia politica ed economica presso il dipartimento Culture, Politica e Società dell’Università degli studi di Torino.
Vanolo sarà ospite al Porte Aperte Festival sabato 25 maggio 2024 alle ore 9.45 nel giardino del Centro Fumetto di via Palestro a Cremona. In questa occasione dialogherà con il gruppo di lettura delle Happy News, rassegna stampa di buone notizie dell’area riabilitativa della Salute Mentale. All’incontro partecipa inoltre Emanuela Ghinaglia (psichiatra Centro Psico Sociale di Cremona); modera Stefania Mattioli (Responsabile Struttura Comunicazione e relazioni esterne ASST di Cremona).
Lo spazio urbano, un’esperienza unica per ogni persona
La città autistica è un posto che si adatta alle caratteristiche dei suoi abitanti, è più silenziosa, si muove a un ritmo lento. L’idea nasce dall’esperienza di vita di Vanolo, di suo figlio Teo e dal desiderio di riflettere sul rapporto fra autismo e città. Due temi interconnessi. «Anzitutto bisognerebbe parlare di autismi e non di autismo – spiega l’autore – perché le persone con una diagnosi sono completamente differenti le une dalle altre. Le persone con autismo spesso percepiscono gli stimoli sensoriali in maniera peculiare, con specifiche sensibilità rispetto al rumore, luce, odori. L’esperienza dello spazio urbano non è necessariamente la medesima di quella delle persone neurotipiche, ma nemmeno la stessa per tutte le persone con lo spettro d’autismo».
La cultura della neurodipendenza
In sintesi, aggiunge Vanolo «Il libro vuole lasciare questo messaggio: è possibile costruire modi di intendere e di vivere la neurodivergenza molto differenti, al di là delle diagnosi e della maniera più opprimente di considerare la “normalità”. Il progetto di città autistica ha a che fare con il cambiamento delle coordinate culturali dei discorsi sull’autismo e con l’idea di appropriarsi degli spazi urbani per dare vita a modi di stare insieme differenti».
La città che vorrei
La cura non è da intendere solo come una pratica individuale «ma come una forma di solidarietà collettiva – conclude l’autore – Per questo credo che qualsiasi riflessione sulla neurodivergenza debba essere sviluppata insieme alle (quando possibile, dalle) persone direttamente interessate. Coinvolgere il gruppo di lettura Happy News all’interno di un momento di confronto su una città da vivere insieme, penso possa essere un’esperienza formativa ed emozionante per tutti».
Quindici anni di happy news
Dopo la presentazione del libro si svolgerà la rassegna stampa di buone notizie condotta da Francesco Casali in collaborazione con Roberto Pezone (rispettivamente educatore e psicologo dell’Area riabilitativa di salute mentale ASST di Cremona). L’invito, esteso a tutta la cittadinanza, è di partecipare portando con sé un giornale da leggere e commentare insieme.
Una risposta
Concretezza,molta concretezza ci vuole e cioè andare nel cuore dei problemi che sono diversi da caso a caso,da famiglia a famiglia,e non viaggiare sopra i massimi sistemi.