Padania Acque sul palcoscenico internazionale del Blue Economy Summit 2024, il vertice promosso da One Ocean Foundation con il contributo scientifico di SDA Bocconi Per il secondo anno consecutivo i maggiori esponenti e stakeholder del settore dell’economia e della finanza, del mondo accademico, imprenditoriale, istituzionale, governativo e della società civile, si sono dati appuntamento al Blue Economy Summit 2024, il vertice che si è svolto presso l’Università Bocconi di Milano per porre l’attenzione sulla necessità di aumentare le risorse finanziarie e di indirizzare investimenti per la protezione e il ripristino degli ecosistemi marini che rappresentano il nostro Capitale Naturale Blu, un patrimonio da tutelare.
One Ocean Foundation è nata nel 2018 per volontà dello Yacht Club Costa Smeralda con lo scopo di promuovere iniziative e di offrire soluzioni innovative di sostenibilità ambientale per le aziende e per i responsabili delle politiche internazionali. Il convegno, organizzato dalla Fondazione con il contributo scientifico di SDA Bocconi School of Management, si è concentrato in particolare sull’importanza di sviluppare un solido Blue Capital Market, di trovare soluzioni al problema della perdita della biodiversità e sulla necessità di disporre di un sistema idrico più resiliente.
Proprio su quest’ultimo tema è intervenuto il direttore generale di Padania Acque Stefano Ottolini, (nella foto centrale il suo intervento) che nel corso del panel dal titolo “L’inquinamento degli oceani e come rendere il sistema idrico più resiliente e meno impattante”, moderato dalla presentatrice tv Camila Raznovich, ha illustrato le principali best practices per un’efficace gestione della risorsa e per contrastare l’emergenza ambientale e climatica.
Il direttore Ottolini, a partire da una prima analisi di scenario nazionale e internazionale, ha delineato i pilastri fondanti della gestione di Padania Acque: una politica industriale basata sulla transizione verso una gestione circolare della risorsa, l’implementazione del paradigma digitale, il rispetto del principio della tutela ambientale, in linea con i sei obiettivi prioritari definiti in ambito europeo (mitigazione, adattamento, economia circolare, risorse idriche, inquinamento, biodiversità ed ecosistemi), e del principio No DNSH (Do Not Significant Harm), ovvero agire senza arrecare alcun danno significativo all’ambiente.
«Il tasso di perdite d’acqua in Italia è del 42%, il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni e il 25% oltre 50 anni. Il tasso di sostituzione è di 4 metri per km all’anno, ciò significa che servirebbero 250 anni per il suo totale rinnovamento. Un gap storico, frutto di decenni di investimenti sottodimensionati, impossibile da colmare con una rapida e massiva sostituzione degli asset: ciò richiederebbe troppo tempo e troppo denaro. L’unica via per recuperare efficienza passa attraverso la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica. L’evidenza empirica, infatti, dimostra che le infrastrutture digitali integrate che raccolgono e gestiscono i dati con strumenti di modellazione predittiva hanno il potenziale per diminuire le perdite fino al 50%. Per questo motivo, 5 anni fa, Padania Acque ha avviato un progetto basato su un sistema di telecontrollo di ultima generazione che ci consente di monitorare e gestire l’infrastruttura idrica. Un sistema di supervisione, controllo e acquisizione dati che collega a una sala di controllo centralizzata tutta la rete e gli impianti. I risultati raggiunti sono eccellenti: le perdite idriche si attestano a circa il 20%, ovvero la metà della media italiana del 42%, i consumi energetici sono calati del 16% e il margine industriale lordo è aumentato del 73%».
Stefano Ottolini, da oltre 15 anni nel settore delle utility e specializzato nella costruzione di piani di sviluppo strategico e operazioni di finanza aziendale, ha avuto modo di dialogare e confrontarsi con un parterre composto da rappresentati dell’economia e della finanza, del mondo imprenditoriale e istituzionale, con esponenti di spicco quali Andrea Illy, Presidente di Illycaffè, Mario Ferraro, CEO di Smeralda Holding, Sylvie Goulard, ex Vicegovernatore della Banca Centrale di Francia o Nina Flohr, Principessa di Grecia e Danimarca.
Il Summit ha evidenziato infine la necessità di un impegno internazionale che veda il coinvolgimento di governi e policymaker, aziende e investitori, enti e istituzioni, centri di ricerca e università, associazioni e cittadini, per prevenire e mitigare l’inquinamento degli oceani. Una rete di partner in cui ognuno contribuisca allo sviluppo di un’economia blu sostenibile, come sottolinea Ottolini: «L’acqua non conosce confini amministrativi o geografici e qualsiasi azione in termini di sostenibilità, resilienza e protezione, messa in campo nel ciclo idrico integrato porterà benefici anche per l’ecosistema dei mari e degli oceani. Una sfida decisiva dal punto di vista ambientale ma anche sociale ed economico».