Nella ricerca naturalistica possono accadere incontri non solo imprevisti, il che è nella norma, ma anche a dispetto delle più elementari regole di autodifesa. Già avevo parlato di quello col capodoglio, con la sua carogna invero, quindi assolutamente innocuo per me, a parte la puzza. Emozione forte per l’eccezionalità dell’evento per carità,ma è ben altra cosa trovarsi di fronte animali selvatici vivi, sconosciuti, a tu per tu. Scattano sensazioni diverse, in relazione al tipo di bestia e alle reazioni possibili. Questo vale anche per gli animali domestici, i cani in particolare. Un pittbul che già conoscevo, “abbandonato” sul pianerottolo dal suo padrone, mi aggredì senza pensarci due volte, appena mi vide uscire dall’ascensore per entrare in casa sua. Fortuna che avevo la borsa con me,su cui scaricò le sue tensioni esistenziali. Ciononostante un po’ di tachicardia mi venne. Al contrario, un chihuahua, quando entrai nella sua casa la seconda volta, appena mi vide fece un balzo canino e venne a baciarmi direttamente sulla bocca; ringhiò pure contro la padrona che stupita voleva staccarlo da me.
Lo scorso autunno mi trovai appresso alle spalle due rottweiler che erano furtivamente usciti dal loro giardino, attraverso un’apertura della recinzione poco dopo che, passandovi a fianco sul marciapiede, avevo lanciato loro un sorriso. Che volessero anch’essi baciarmi? Non stetti a chiederglielo e mi allontanai veloce, ma qualche giorno dopo venni a sapere che su quello stesso marciapiede avevano sbranato un altro cane. Non so che fine abbiano fatto.
Nell’ottobre del 2011 un toro infuriato sui pascoli del monte Ragola presso Ferriere (Piacenza) ammazzò due allevatori e ne ferì altri due, prima di essere abbattuto. Il Ragola e dintorni, ove i tori pascolano liberi e che vidi da vicino quando salii sulla cima.
Di vipere in montagna ne ho incontrate diverse ed è sempre andata a finire bene, soprattutto grazie all’udito più che alla vista, perchè le vipere prima le sentii, poi le vidi. Prova che quando ci si muove in natura tutti i sensi devono essere liberi, pronti all’uso e possibilmente anche gli arti. Ma questo vale ovunque. Mai ad esempio attraversare le strisce pedonali parlando al cellulare; men che meno correre tra le auto in sosta, idea già di per sè tutt’altro che salutare, con gli auricolari indossati per ascoltare musica.
E fu proprio l’udito e la mia istantanea reazione che, diversi anni fa, mi consentirono di immortalare un incontro speciale,non solo per il tipo di bestia, quanto per il suo comportamento assolutamente paradossale, che teoricamente poteva mettere a rischio la sua stessa sopravvivenza. Io infatti avrei potuto essere un cacciatore, e queste bestie sono proprio cacciate. Mi ero recato di sera quando ormai era buio, non avendo potuto prima,in un’area boscata privata a raccogliere funghi per una mostra. Il buio non era un problema per me, perchè quei funghi non dovevo cercarli, ma solo raccoglierli, avendoli già localizzati di giorno, quando improvvisamente sentii un movimento nell’erba. Non indugiai e subito scattai qualche foto col flash. L’animale fotografato, stranamente, anzichè fuggire si fermò e fissò l’obiettivo (foto 1 centrale). Né di lepre (Lepus ssp) né di coniglio (Oryctolagus ssp ) si trattava, bensì di una minilepre, Sylvilagus floridanus, introdotta in Europa dalle Americhe a scopo venatorio. E già questo fatto suscita forti perplessità per almeno due motivi. Il primo è che l’introduzione consapevole di specie alloctone è sempre un grosso azzardo a livello ecologico, per l’impatto che questi animali possono avere sull’ambiente sia come danno diretto sia come concorrenza alle specie autoctone.
La minilepre sarebbe implicata in entrambi i casi per cui si è parlato anche di progetti di eradicazione. L’altro motivo stigmatizzabile è maltrattare la vita animale fino alla morte, per puro divertimento. E’ vero che gli animali li mangiamo anche per nutrirci, ma ammazzarli per il gusto di farlo, è semplicemente sadico.
Le lepri e specie similari sono generalmente animali molto paurosi dell’uomo e pertanto, quando lo vedono, fuggono a gambe levate, velocissime. Trovarsi invece di fronte a una minilepre che non solo non fugge, ma si ferma anche, è già una bell’impresa. Ma questo era solo l’inizio del suo show. Riprese a mangiare l’erba, (foto 2) ma poco dopo, sorpresa delle soprese, mi si avvicinò (foto 3) strisciando per terra e mostrandomi le sue lunghe orecchie nude e lisce internamente, pelose attorno, più corte di quelle della lepre, rispetto alla quale è anche più piccola, ma più lunghe rispetto a quelle del coniglio selvatico. Quindi, come in posa per la fotografia, mi si mise di fronte con una foglia in bocca, continuando a fissare l’obiettivo.(foto 4). Mangiata la foglia, è proprio il caso di dirlo, rimase immobile in tutta la sua elegante bellezza (foto 5) , con le zampe anteriori congiunte e e lo sguardo curioso, come se s’aspettasse un’ordine da me. L’ordine di mettersi meglio in posa, e così fece. Ancor più sollevata sulle zampe posteriori (foto 6) , le zampe anteriori ora anche alzate e quel pelo che confermava che di minilepre si trattava, bianco attorno all’occhio scendendo dall’orecchio fin sotto il mento, sul collo e sul ventre, grigio bruno nel resto.
Ma lo show non era ancora completo, perchè la minilepre venne poco dopo a raddrizzarsi completamente sulle zampe posteriori, tronco eretto, collo dritto, zampe anteriori ancor più sollevate. Praticamente in piedi. Fantastica! E senza mai staccare lo sguardo dall’obiettivo, come se ne fosse stata suggestionata. E in effetti la luce può creare seri problemi agli animali selvatici e cioè disorientarli, tant’è che si parla sempre più spesso di inquinamento luminoso che è fonte tra l’altro di investimenti accidentali. Sarà anche però che molti animali girovagano soprattutto di notte, quando è più facile non essere visti, e che nessuno di loro conosce le regole del codice stradale, perchè gli incidenti possono avvenire anche di giorno come quello che evitai appena in tempo sulla via Milano venendo da Spinadesco in città, quando un capriolo che arrivava fulmineo dai campi a sudovest, attraversò la strada alle mie spalle appena dopo che io ero transitato in macchina. Fu poi investito sulla via Mantova, ma non morì.
Tutt’altro che disorientata dalla luce, questa minilepre ne sembrava invece molto affascinata, come quel lupo alla Riserva Le Monticchie , Somaglia (Lodi) che non solo finì immortalato in primo piano da una trappola fotografica per la sua curiosità, ma la rubò anche, come diverse altre, passando alla storia come ladro di fototrappole.
Tranquillizzata,la minilepre si accucciò al mio fianco (foto 8) come se fosse il mio coniglietto domestico, concedendomi quel suo stupendo primissimo piano di profilo, così tenero e dolce da angustiarmi ancor più l’idea che la bestiola potesse venir ammazzata solo per il gusto di farlo. Anch’essa fa parte di quella che Francesca Codazzi scriveva essere “Cremona che immediatamente non si vede..che prima di svelarsi chiede di entrare in confidenza..”. E’ questo, arrivai a capire, che la minilepre voleva sin dall’inizio da me, anche se, inganno luminoso
a parte, incomprensibile il motivo. Paradossale.
Steafano Araldi
7 risposte
Grazie per la citazione. Onoratissima. Io adoro le minilepri che incontro alla Canottieri Bissolati e soprattutto quelle che incontro sotto casa in Via Monti. Si lasciano avvicinare. Sono docili e, proprio come dice lei, si mettono in posa. Le fotografo sempre. Mi mettono allegria.
Mi ha fatto molto piacere, dottor Araldi, poter leggere oggi un suo articolo sulla natura, inserito dall’editore tra i tanti che giornalmente ci arrivano dalla politica.
Davvero bello! Le foto sono stupende e ognuna di esse riempie di tenerezza. Il racconto, poi, così articolato, dimostra un’eccezionale sensibilità nei confronti del Creato e sorprende per la capacità di spaziare da una battuta all’altra in modo imprevedibile.
Complimenti!
Questo bellissimo articolo mi richiama una mia poesia che pubblicai sul libro:”Magiche suggestioni dell’anima ” che parla di un incontro simile, in un luogo dove non ti aspetti la vita.
PICCOLA ROSA TRA LE MANI
Piccola rosa tra le mani.
Leggero vento che accarezza il volto.
Luce e ombre di alti alberi.
Tante foto e tante date
Volteggiano intorno
In un silenzio interrotto dalla preghiera
Che spontanea nasce dal cuore.
Ora lo sguardo si sofferma
Un sussulto.
Piccola lepre bruca
Indisturbata dal mio arrivo
Continua, si ferma, mi guarda.
Mi aspetta
Guardo il suo morbido pelo
Sorrido la vita è lì.
Nelle mie mani piccola rosa,
Vita e morte in un unico abbraccio
Riempiono il cuore e le mani
Di luce e di Amore.
“La preghiera nasce spontanea dal cuore”perché ogni incontro positivo in natura, è un sussulto mistico.
Incontrare un animaletto tanto socievole e disponibile è una piacevole esperienza. Adoro i cani e fin da bambina ne sono conquistata, a parte quelli che abbaiano nervosamente e in modo isterico. Mi emoziona molto però quando si tratta di animali selvatici. Anche le lucciole , per esempio, semplicemente…Grazie.
Complimenti l’articolo è stupendo .e ‘sempre un piacere a leggere i tuo l’articolo
Complimenti all’autore per il bellissimo articolo e
ancor di più per la ricchezza di suggestivi particolari con i quali ha descritto l’inaspettato incontro con un simpatico animaletto, quale è la minilepre.