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Eriksen, futuro incerto dopo l’operazione

18 Giugno 2021

Il momento più sospeso di Euro 2020. Christian Eriksen crolla a terra, il cuore fermo per un minuto interminabile. Attorno a lui c’è dignità: i compagni si stringono a muro guidati da capitan Kjaer per proteggerlo dalle telecamere, pronte a riprendere una surreale morte in diretta.

Danimarca-Finlandia ha rischiato di finire in fredda tragedia, ma la prontezza e la preparazione dello staff medico hanno salvato Eriksen. Il danese ora sta bene e si dice pronto a tornare ad allenarsi. Ma non  è così semplice, anche da un punto di vista burocratico. Oggi è arrivata la conferma: il centrocampista dell’Inter, reduce da una stagione in ripresa con i nerazzurri, si sottoporrà ad operazione chirurgica per impiantare un defibrillatore cardiaco sottocutaneo. Potrà poi tornare a giocare?

In attesa di risposte mediche

La risposta è intricata e in bilico. Dal punto di vista medico non è stato reso noto cosa abbia causato l’arresto cardiaco di Eriksen. Gli esami a cui il calciatore è stato sottoposto al Rigshospitalet di Copenhagen, sono tutti negativi. Si è pensato prima a una miocardite, un’infiammazione del muscolo cardiaco in genere associata a infezioni virali o batteriche, e poi a un nodo del seno, la ‘centralina elettrica’ del cuore che manda gli impulsi cardiaci. Infine l’ipotesi del difetto ereditario, quella sindrome di Brugada che richiede appunto l’inserimento di un defibrillatore sottocutaneo.

Capitan Kjaer consola la moglie di Eriksen

Il futuro dopo l’operazione

Una volta operato, Eriksen potrà tornare alla vita normale ma non agli sport di contatto, in quanto il dispositivo potrebbe rompersi. C’è però un precedente, un caso di calciatore che scende in campo con il defibrillatore incorporato: Daley Blind, trentunenne difensore dell’Ajax. Il livello di rischio è però elevato. Proprio l’anno scorso il defibrillatore di Blind si era fermato durante un’amichevole, facendo accasciare al suolo l’olandese nel terrore generale. A complicare le cose dal punto di vista burocratico c’è una questione di protocolli cardiologici: in Italia sono molto più rigorosi che all’estero e ad Eriksen potrebbe non essere concesso il ritorno in campo con l’Inter. Bisognerà aspettare la diagnosi finale post operatoria, per capire se il dispositivo di Eriksen sarà permanente, oppure se dovrà portarlo solo per un periodo di tempo limitato.

Curioso il rapporto che abbiamo con la morte. Nelle parole di Castellacci (presidente medici del calcio) ‘un minuto prima Eriksen era dato per perso. Ora si parla solo del suo ritorno in campo…’

Decisioni al limite. Ma forse tornare a fare quello che si ama è lo slancio vitale più forte.

Marco Massera

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