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Libri di testo buttati in terra, l’immagine dell’ignoranza

1 Agosto 2024

Lo spunto è stato nei giorni scorsi una scena vista davanti ad una libreria: buttati a terra in modo scomposto una catasta di libri di scuola usati. Filosofia, scienze, storia, storia dell’arte. Ecco, io in questa foto vedo l’immagine dell’ignoranza:

ignoranza di chi butta libri di testo come fossero cartacce lerce,

ignoranza di chi non si premura nemmeno di metterli in un cartone in modo decoroso,

ignoranza di chi non si rende conto di proporre questo scempio proprio in una delle principali piazze.

Immagino la stessa persona gettare per strada lo scontrino del negozio o la cicca di sigaretta.

Pensavo a questo proprio e intanto la cronaca ci regalava lo spettacolo (?) dell’inaugurazione dei giochi olimpici di Parigi, con tutto il suo carico di trash e cattivo gusto ostentato in una città che ha sempre fatto vanto della propria eleganza e raffinatezza. Parbleau!

Non bastasse questo, era di poche ore prima la notizia della sospensione del programma culturale di Alberto Angela ‘Noos‘ (dal greco antico, intelletto, mente, ragione, pensa un po’), con una motivazione per la quale non sono stati fatti tanti giri di parole: non va, non fa lo stesso share di ‘Temptation Island’L’intelletto scalzato dal reality show…

Cioè, fatemi capire, siamo al punto che la qualità scende sempre più in basso e -quindi- che facciamo per arginare questa deriva culturale? Semplice, abbassiamo l’asticella! Panem et circensem a go-go.

Dicevamo, libri di testo non più vendibili, dispense di conoscenza non più aggiornate e quindi economicamente senza alcun valore. Faremo la stessa fine anche noi, quando non saremo più sufficientemente ‘aggiornati’ da avere ancora un valore agli occhi del mercato?

E mi permetto di chiedere quali possano essere gli aggiornamenti così eclatanti alla filosofia greca o alla storia dell’arte del rinascimento o alla storia antica, che anche qui qualcuno dovrebbe aprire un tema sulla reale necessità di aggiornare le edizioni di anno in anno, costringendo a buttare testi ancora validi e spendere soldi inutilmente, ma in fondo ‘business is business’ e tanti saluti.

Mettiamo a sistema le tre cose:

  1. un programma di cultura sacrificato all’insegna di un format che non saprei bene come classificare,
  2. uno spettacolo olimpico in mondovisione che non è piaciuto quasi a nessuno e ha offeso molti,
  3. infine passeggiando per il centro cittadino, dei libri scolastici gettati per strada senza alcun rispetto.

Alla luce di ciò dovremmo porci più di una domanda.

La mia personale, lavorando nel mondo della comunicazione, è questa:

Cosa stiamo comunicando ai nostri ragazzi? Qual è lo story telling di questa epoca storica?

Vi lascio infine con un’ultima riflessione: un manager deve avere anche una cultura umanistica o deve avere un’estrazione prettamente economica?

Mi spiego meglio: chi dirige un’azienda o un settore, dovrebbe avere una capacità di visione e di interpretazione del mondo a 360°, conoscere la storia con i suoi corsi e ricorsi per anticipare le tendenze e le direzioni della società.

Dovrebbe aver letto libri, saggi, romanzi per arricchire il proprio vocabolario e sapere esattamente che nome dare alle cose, alle situazioni, ai sentimenti. Con poche parole esprimi concetti poveri, con padronanza di linguaggio esprimi concetti ricchi e articolati.

Forse allora anche un po’ di filosofia non guasterebbe. Chi conosce Luciano de Crescenzo, ingegnere di formazione, ma scrittore dei più bei libri di filosofia?

Sempre per citare uno scrittore del ‘900, George Orwell, nel suo romanzo distopico ‘1984’ scriveva: ‘Ignorance is strength’. L’ignoranza è forza (ma mica dell’ignorante)

Michela Garatti

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Una risposta

  1. Chi lavora nel mondo disastrato della scuola lo sa: l’asticella si abbassa continuamente! Da anni e anni. È inutile che ci giriamo intorno: io che sono anziano e che ho avuto genitori e nonni nati a inizio secolo scorso ho visto che il livello è sempre più indecente. Al termine delle elementari i bambini e le bambine erano in grado di leggere, scrivere ( in corsivo), fare di conto ( anche a mente ). Sapevano collocare città e province nelle regioni e negli stati, conoscevano la storia e l’avrebbero approfondita dopo. Questo significava essere preparati non solo scolasticamente, ma anche come cittadini che potevano informarsi e dire la loro. Per non parlare di quello che si imparava a ” fare ” utilizzando le mani e il proprio corpo. Ora vengono sfornati ” ignoranti” ,nel senso che ignorano, e cittadini ineducati pieni di pretese e arroganza. Però non si può dire, né tantomeno fermare nessuno.

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