Sangiuliano: sesso soldi e scandali si intrecciano con la politica in tutte le democrazie

8 Settembre 2024

Alla vecchia scuola sovietica insegnavano che perché ci sia uno scandalo ci vogliono almeno tre persone: uno che ha fatto il peccatuccio, qualcuno che vuol far fuori chi ha fatto il peccatuccio, e uno che monta lo scandalo. E a volte ci vuole una quarta persona, quella che fa commettere il peccatuccio…eh sì perché se il soggetto non sbaglia da solo si può sempre indurlo in tentazione secondo le sue inclinazioni.

Una vecchia intervista al Capo dell’Ufficio Affari Riservati del ministero degli Interni riportava che “se un ministro è omosessualie (e il riferimento era probabilmente a Vittorino Colombo o a Giovanni Spadolini) va tenuto sott’occhio, perché ne potrebbe andare della sicurezza nazionale…anche Hitler metteva le puttane nel letto di Galeazzo Ciano”. Tradotto: il letto è sempre stato luogo di confidenze e tranelli. E assieme ai soldi e sempre il piatto forte di ogni scandalo. E il riferimento alla omosessualità non era in senso discriminatorio, ma semplicemente dettato dall’idea che in quella condizione a quell’epoca vi fossero molte più opportunità di essere attirati in un tranello dalla famosa quarta persona di cui sopra.

Insomma, sesso soldi e scandali vanno di pari passo con la politica in tutte le democrazie. Questo perché esse sono il sistema di governo della borghesia: gli scandali così come la reputazione lasciano totalmente indifferenti gli aristocratici e i rivoluzionari, in quanto preoccupazioni appunto borghesi.

Ardesh Zahedi, storico ministro degli Esteri dello Shah di Persia diceva che due cose rovinano gli uomini potenti: lo status sociale (cioè le opportunità e i leccaculi) e il denaro. Almeno lo Shah era l’uomo più ricco del mondo e considerato un semi-dio, e aveva pur sempre regnato per 40 anni su uno dei Paesi più complessi del mondo …ma ultimamente in Italia questa brutta piega l’hanno presa perfino politici di piccolo rango e di poco potere, che davvero paiono non essere in grado di dominare quel poco di fortuna che gli è toccata in sorte. Ma tant’è …sarà la Terza Repubblica, che pullula di parvenues privi degli anticorpi di chi invece a piaceri e popolarità è avvezzo dalla nascita o da anni di vita in società.

In Italia per la verità la lista delle dimissioni di ministri per scandali è assai  lunga se non infinita: lo scandalo petroli, lo scandalo Anas, lo scandalo lenzuola d’oro, lo scandalo del sangue infetto e via all’infinito…perché? Tra i vari ovvi motivi ce n’è uno fondamentale ma che passa quasi sempre in secondo piano: semplicemente che i ministri non possono essere dimissionati dal presidente del Consiglio ma solo sfiduciati dal Parlamento. Oppure, ça va sans dire, costretti alle dimissioni… E siccome al Ministero della Cultura siamo al secondo scandaletto con seconde dimissioni in 6 mesi, qualche sospetto è pur sempre lecito sollevarlo…

La vicenda di Sangiuliano entrerà temo negli annali del pecoreccio all’italiana: due volti cicciotelli immortalati in un selfie al Festival del Cinema di Venezia, e un ministro che piange come un bambino in prime time sul primo Tiggì della Nazione innamorato della donna che lo ha rovinato, e che per ironia della sorte si chiama pure Boccia e che di sicuro non è Angelina Jolie…ma del resto i personaggi drammatici si manifestano sempre comicamente.

Il pecoreccio distrae sempre dalla questione centrale, e cioè che forse in Italia gli scandali sono direttamente proporzionali a taluni vincoli costituzionali che i Governi sono costretti ad osservare. E rimango convinto che il Premier debba poter revocare le deleghe ai ministri, se non altro per risparmiare all’immagine del Paese minestroni imbarazzanti di scandali continui.

Gli Stati deboli sono fragili, e la tutela dell’integrità dell’immagine italiana dovrebbe essere valore primario in una Europa così indebolita, molto più delle incontinenze pecorecce dei ministri e delle sghignazzate dei boriosi giornalisti televisivi che li giudicano.

In un Paese come il nostro che non ha materie prime, non ha potenza militare, non ha più la grande industria e ha ormai una finanza di scarsissimo peso, il peso culturale è l’unica strategia globale di difesa. E allora Il livello di chi sbaglia va alzato drasticamente, almeno quanto quello di chi li deride.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

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