Credito cooperativo in Lombardia, storico esempio di capitalismo sano

14 Settembre 2024

Mercoledì sera ho avuto il piacere di partecipare alla presentazione del rinato Archivio della Banca di Credito Cooperativo di Milano. Un lavoro durato più di un anno che ha visto vari professionisti e studenti occuparsi con dedizione e cura al riordino di documenti, fotografie, registri di assemblee e libri soci dei 19 istituti di credito che in un secolo hanno operato nel territorio lombardo.

Questo prezioso patrimonio ha trovato una nuova casa in un bellissimo e accogliente spazio all’interno della sede centrale della Banca, dove è finalmente consultabile da tutti.

Il progetto “Memorie in Rete” fortemente voluto dal presidente Giuseppe Maino e dal senatore Eugenio Comincini è stato presentato da un Giordano Bruno Guerri in forma smagliante che ha riportato l’attenzione di tutti sulla centralità degli archivi nella costruzione della Storia.

E la storia del Credito Cooperativo in Lombardia è davvero la incredibile storia di quel capitalismo sano che ha costruito un tessuto sociale operoso e generoso, che nulla ha a che fare con le derive iperconsumiste e spregiudicate cui ci ha tristemente abituato la finanza globalizzata.

Ancora oggi la BCC di Milano distribuisce un milione di euro a decine di realtà sociali e culturali del territorio lombardo: ma chi oggi investe nel territorio e nelle sue realtà locali così tanto? Oggi che siamo soffocati dalla mania del brand totale, dove si esiste solo se si è internazionali, omologati, irraggiungibili e Instagrammabili, oggi che solo la finanza globale ha soldi da investire e li investe solo in progetti glamour e destinati a spennare ricchi pollastri in negozi di lusso, bene oggi c’è ancora chi investe danaro nel tessuto sociale locale, nelle sue peculiarità e varietà straordinarie, che sono l’unica vera risorsa del nostro Paese, anche se ce ne stiamo sempre più dimenticando.

E lo fa ininterrottamente da decine di anni così come raccontano in modo straordinario gli archivi di questa Banca, che raggiungono anche il territorio cremasco con le banche di Monte e Chieve, i cui archivi hanno trovato nuova vita grazie a questo prezioso progetto.

La percezione immediata che si ha di questa storia scorrendo immagini e documenti è quella di un popolo: parrocchie, centri di cura, squadre sportive e tornei, sagre di paese e inaugurazioni di luoghi di aiuto e di incontro, momenti conviviali e soprattutto credito finanziario alle idee, alla intraprendenza, ai desideri di singoli cittadini di costruire qualcosa, che fa venire le lacrime quando si guarda a un Paese come il nostro invaso da un turismo di massa e da una finanza internazionalizzata che ci vorrebbe tutti autisti e camerieri (con tutto il rispetto per chi fa questo mestiere) ma non intraprenditori di un turismo che valorizzi realmente la miriade di peculiarità dei nostri territori.

La forza indiscutibile di un archivio sta proprio nella sua capacità di rendere la storia passata non solo presente ma tangibile, toccabile con mano, insomma reale, producendo in noi una sensazione di entusiasmo ma anche di disagio, perché ci mette sotto il naso che in un passato non troppo lontano in molte cose eravamo migliori di adesso.

Ma c’è sempre la possibilità di lasciarsi ispirare dal nostro passato per migliorare il nostro presente.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di archivistica all’Università degli studi di Milano

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