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Sanità. Se il pubblico piange, il privato non ride: porte aperte solo se paghi

21 Settembre 2024

Quando si parla di sanità italiana vale il vecchio adagio, qui adattato: se il pubblico piange, il privato non ride.

Il sistema sanitario nazionale è talmente allo sfascio che le ripercussioni cominciano a farsi sentire sempre più concretamente anche sul privato, verso il quale la politica (Regione Lombardia in primis) ha spinto a tutto spiano.

L’ennesima dimostrazione? Un caso segnalato oggi da un lettore. Il padre del lettore ha più di 80 anni e sta diventando cieco. Oggi ha chiesto una visita di controllo telefonando ad una clinica privata di Cremona. Particolare da non trascurare: queste visite gli sono state di fatto “imposte” dall’oculista che lo ha in cura, che gli ha raccomandato di effettuare almeno due controlli l’anno.

Ebbene, l’uomo chiama la clinica e dopo 4 rimpalli telefonici si sente rispondere che il primo posto disponibile presso l’oculista che lo ha in cura è nel mese di maggio del 2025. Tradotto, tra otto mesi. Alla faccia della raccomandazione dello stesso oculista.

Sconfortato, l’uomo riaggancia. Ci pensa, richiama la stessa clinica e chiede una visita in privato con quello stesso oculista. La risposta della centralinista è immediata: c’è posto per il 7 ottobre. Tra due settimane.

E’ soltanto uno degli innumerevoli episodi che le cronache – non solo locali – riportano ormai da troppo tempo. E’ la dimostrazione dell’incapacità della politica, che per una scellerata volontà e alla faccia delle garanzie costituzionali sul diritto alla salute, da anni dirotta verso il privato. Con la conseguenza, ormai chiara anche ai più duri di comprendonio, che in Italia la sanità sta diventando un bene di lusso. Non hai soldi? Affari tuoi, aspetta uno, due anni. Puoi pagare? Porte aperte, avanti subito.

E’ il modello americano, bellezza.

E’ la dimostrazione di un fallimento dalle mille facce. Dalla sanità alla tutela delle fasce deboli, dalla garanzia di erogazione di servizi essenziali (per i quali paghiamo le tasse), alla violazione del principio di non discriminazione per “classi sociali” o per reddito.

Lo stato di diritto? Sempre più una chimera.

 

Federico Centenari

8 risposte

  1. Perché non è stata citata la clinica? Non è responsabilità della clinica se il sistema prevede che sia possibile una tale discriminazione tra chi può e chi non può. A mio parere non dovrebbe avere spazio all’interno di strutture pubbliche, cliniche e ospedali, l’attività a pagamento da parte dei medici. Chi vuole apra un suo ambulatorio. Comunque l’anno scorso mi è capitata una simile avventura per cui, avendo bisogno di una visita oculistica mi è stato proposto un appuntamento a distanza di tre anni (settembre 2023 la mia telefonata, ottobre 2026 la visita) con il sistema sanitario nazionale. A pagamento un’attesa di due mesi, a novembre 2023. Si parla di un’eccellenza in campo oculistico, quella di Negrar, a Verona. Ho pagato, ovviamente.

    1. Ciao Tiziano. Non a difesa nè della clinica, né dall’oculista. Il giornalismo non deve mettere sulla graticola la persona, ma il metodo.
      Credo che se ciascuno di noi, me compreso, dovesse riportare notizie analoghe, il blog di vittoriano diventerebbe un calendario!

      1. Completamente d’accordo, dottore. Siamo tutti nella stessa barca, ahimè. Ma il detto:” mal comune mezzo gaudio” non ci deve impedire di denunciare tutte le gravi mancanze di fronte alle quali dobbiamo chinare la testa. Soprattutto noi cremonesi, perché siamo costretti ad accettare in regalo un ospedale/luna park per cui ci sono tanti soldi da sborsare senza tenere conto di quelli che si potrebbero risparmiare con una possibile ristrutturazione, ma non ci sono denari per venire incontro alle effettive necessità della gente. In questo caso poi si tratta di persone malate in modo più o meno grave, ma che comunque hanno bisogno di medici e non di muri!!! È ora di dire:” basta!” . Facciamolo diventare un calendario questo blog che è l’unico a dare voce alla gente e sommergiamo i nostri inutili politici di proteste. Tenetevi il vostro lurido ospedale e toglieteci da situazioni di sofferenza!

  2. Non ho mai sentito di persone che si rivolgono al dentista in ospedale! Con questi professionisti siamo disposti/obbligati ad andare in ambulatori privati spendendo fior di quattrini. Cifre iperboliche che accettiamo di pagare obtorto collo. Molti di questi tempi, secondo me, non se lo possono permettere e rinunciano ad avere la bocca a posto!

    1. Si può tranquillamente andare in ospedale dal dentista, basta volerlo. Io lo faccio da più di un decennio. C’è un pregiudizio nei confronti della cura dentale in ospedale: il personale è competente e responsabile, attrezzature in linea con i tempi.
      Se deve fare impianti o altre operazioni più complesse, invece, si deve rivolgere al privato, chissà perché …….
      Il pregiudizio di fondo da sfatare è che in ospedale ci vanno solo i “poveracci” e di riflesso i benpensanti preferiscono andare altrove, pagando.

  3. Stessa cosa per una risonanza, guardo il form online di una clinica cittadina convenzionata col pubblico: con impegnativa e ticket da 36 euro nessun posto disponibile, nemmeno nei prossimi mesi, nella colonna a fianco, a pagamento ‘in solvenza’, ovvero 110 euro, c’era una sfilza di date disponibili a partire dal giorno successivo!

  4. Tutto vero. Però magari qualcuno tra quelli che giustamente si lamentano, le tasse non le paga e poi pretende che tutto funzioni a meraviglia. Senza comprendere che il servizio pubblico, qualsiasi servizio, sta in piedi proprio con le nostre tasse. Lo dico per esperienza diretta, visto che sto pagando in contanti tutta una serie di prestazioni da parte di professionisti che evidentemente le tasse non vogliono proprio pagarle. Speriamo non siano loro a lamentarsi se poi il servizio pubblico non è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Anche sanitaria

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