Santa Lucia, due anni fa, non solo arrivò in ritardo, ma in dono portò solo del carbone. Tanto, tanto carbone. Il 14 dicembre 2022 venne infatti ‘stipulato’ (per così dire) l’accordo tra M5s, Pd e altre forze del campo progressista a sostegno di Pierfrancesco Majorino. Un documento che, incredibile ma vero, venne spacciato per accordo, ma che non portava la firma di chi l’aveva sottoscritto. Un documento che prevedeva 5 obiettivi chiari e distintivi per offrire una nuova prospettiva alla Lombardia, da troppi lustri soffocata e infangata dalle giunte Formigoni, Maroni e Fontana. Il vero problema era che gli obiettivi erano veri ma l’alleanza un inganno.
Subito dopo l’ok all’accordo tra Pd e 5 Stelle, in perfetto stile cerchiobottista, ci fu la corsa dei dem a smentire o fare da pompieri sui rispettivi territori, per cercare di rassicurare le lobby di loro riferimento. In poche ore venne subito svelato l’inganno semantico e il raggiro politico nel confronto dei cittadini. Quel raggiro, politicamente parlando, che da mesi denunciavo quasi in solitaria e che cercavo di far emergere nel tentativo vano di presentare una proposta coerente, condivisa e trasparente ai lombardi.
Ci fu invece chi preferì trasformare le scorse elezioni in una sorta di prova generale di campo progressista e di bipolarismo costruito in laboratorio dalle segreterie di partito con la regia di pochi eletti e avallato dalle segreterie romane. Anche il video messaggio di Giuseppe Conte prima della votazione online per l’approvazione o meno dell’accordo fu un endorsement senza se e senza ma a dire ‘Sí’ all’accordo.
Quello presentato ai lombardi fu un accrocchio a cui non credeva nessuno, forgiato dal vecchio modo di fare politica, condito da una narrazione edulcorata, ma che non aveva gambe per camminare. Il risultato elettorale pessimo, inutile ripeterlo, fu la dimostrazione plastica del totale scollamento dalla realtà. Nessuno ne pagò le conseguenze politiche. La colpa come al solito venne data ai non votanti che “non ci hanno capito e che se ne fregano”.
Andò a votare solo il 41,68% degli aventi diritto e fini 54% a 34%. Nonostante il disastro compiuto da Fontana nel periodo Covid, la svendita della sanità al mercato privato, la debacle ambientale e del traporto pubblico.
Ma cosa ne é stato di quell’impegno di lotta comune, preso davanti ai cittadini, promosso (ma non firmato) dal cosiddetto campo progressista? Andato in fumo e bruciato come carbone. Incenerito.
L’autostrada Cremona-Mantova è ancora lì, come una spada di Damocle sulle nostre teste, ma il Pd se ne sta zitto zitto, sornione, pronto a festeggiare in caso di realizzazione (tradendo uno dei cinque punti, ovvero il “privilegiare gli investimenti nella riqualificazione dell’esistente”) e nel frattempo è protagonista di accordi interregionali con Fontana e Salvini per il completamento del Tibre. Dalle parti di Majorino and co. nessun sussulto nemmeno davanti alla notizia di qualche settimana fa, riguardante il revamping dell’inceneritore di Cremona. Eppure nell’accordo presentato ai cittadini si parlava di decommissioning degli impianti di incenerimento più vetusti e inquinanti.
Per non parlare della timidezza dem in merito delle autorizzazioni facili per impianti di biometano (in barba al rispetto di salute e ambiente) varate dalla giunta lombarda.
Stendo poi un velo pietoso sulla posizione tenuta sempre dai progressisti, di nome e non di fatto, sul nuovo ospedale del capoluogo. I fatti dimostrano che il bipolarismo non esiste, ed è solo una comoda narrazione per creare fazioni e agire da due fronti a favore di lobby e comitati d’affari. A distanza di due anni lo possiamo certificare: durante le regionali lombarde del febbraio 2023, andò in onda l’ennesima farsa del partito unico con la complicità di chi predicava di essere diverso, ma che si comportó come qualsiasi altro partito di establishment.
Due anni fa, il 58% dei lombardi lo aveva già capito.
Marco Degli Angeli
Una risposta
Marco Degli Angeli è sempre chiaro e limpido. Per questo ha abbandonato la politica, un ambiente che non fa per lui. La delusione l’ha allontanato, delusione che potrebbe coinvolgere anche il M5S e le lotte interne all’ordine del giorno. Delusione che gli elettori del M5S hanno ampiamente e giustamente espresso. Il PD, in modo particolare il PD nostrano, gioca di rimessa: resta in attesa per fare la voce grossa a giochi fatti. “Noi ci opponiamo, noi l’avevamo detto”. Di fatto dà appoggio agli altri. Siamo in pessime mani.