Linea Verde Italia ha dedicato l’ultima puntata di sabato scorso alla città di Milano (https://www.raiplay.it/video/2024/12/Linea-Verde-Italia—Milano—Puntata-del-21122024-c846c525-f1ea-4ee1-8bea-78633ad6a930.html) raccontando quali strategie una grande metropoli può adottare per essere al passo con le sempre maggiori esigenze di tutela del territorio, dell’ambiente e della salute. In sintesi quella serie di misure un tempo definite “ecosostenibili” e che oggi finiscono tendenzialmente sotto il grande ombrello della definizione un po’ semplicistica di “green”.
Ebbene tra boschi, parchi, giardini, piste ciclabili, spazi per le attività ricreative e impianti fotovoltaici Linea Verde ha inserito anche una visita alla nostra Cittadella degli Archivi. Ma gli archivi sono davvero “green”? In prima battuta verrebbe da dire di no, perché il pensiero corre subito alla immagine di quintali e quintali di carte accumulate che nella società “zero carta” fanno un po’ storcere il naso. Per la verità l’occasione è stata la realizzazione dell’ultimo murales della nostra collezione realizzato da Gianluca Patti, “Respiro”, dedicato proprio al tema della qualità dell’aria e dei parchi milanesi, ma con la caratteristica di aver utilizzato delle vernici di ultima generazione in grado di assorbire l’inquinamento atmosferico. Eppure, già al primo sopralluogo agli autori del programma è parso naturale inserire i nostri archivi nel loro tour milanese.
Il primo motivo è il risparmio di suolo, una delle misure ecologiche più importanti in assoluto nelle città contemporanee. La centralizzazione degli archivi neI polo di Cittadella ha consentito negli ultimi dieci anni di liberare spazi per oltre 25.000 metri quadrati in città da quasi 150 sedi archivistiche minori distaccate, recuperando contemporaneamente un’area dismessa di periferia trasformandola in polo culturale d’eccellenza.
Ma c’è di più. Un archivio è quasi sempre generato per stratificazione da una comunità, sia essa storica, religiosa, politica, culturale, amministrativa: l’archivio è quel complesso ordinato di carte che quella comunità ha prodotto o raccolto nel corso della sua esistenza quotidiana e che col tempo abbandona la contingenza funzionale di custodia per aprirsi alla ben più importante funzione di testimonianza storica. Ecco che col tempo l’archivio diventa racconto della vita di quella comunità. E poichè una comunità è a sua volta quasi sempre una realtà inscindibile dal proprio territorio, anche l’archivio diviene inseparabile dal territorio di quella comunità, le diviene prossimo per necessità e per costituzione, e direi anche per conoscenza.
Non è assolutamente un caso che col passare dei decenni il Legislatore abbia progressivamente ridotto i campi di responsabilità diretta dei sindaci di fatto da tre a uno: la gestione del territorio. Mentre dal Dopoguerra in poi le competenze su sicurezza e istruzione sono state progressivamente trasferite allo Stato, le responsabilità e il potere dei sindaci in materia di gestione del territorio sono state potenziate, ad indicare con chiarezza che territorio e comunità sono due entità non prescindibili l’una dall’altra. Ed ecco che al di là di molte misure ecosostenibili, la gestione del territorio inteso proprio come suolo è e rimane forse addirittura la più importante del sindaco, che è di fatto e di diritto il capo politico della sua comunità. Gestione del territorio che significa anzitutto cultura del territorio, una cultura che non nasce se non da una profonda conoscenza di quel territorio e della sua storia, di cui gli archivi sono testimonianza fondamentale.
Francesco Martelli
sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano