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Occorrono tanti piccoli Draghi, di nome e di fatto

24 Luglio 2021

Fare il sindaco è un mestiere ingrato. Comporta più oneri che onori e responsabilità personali tali da togliere il sonno a un ghiro, oltre a grattacapi di ogni genere. Non c’è contropartita che alleggerisca il macigno che grava per cinque anni sulle spalle degli eletti. Nasce da queste considerazioni dai più condivise la domanda che molti si fanno, non solo a Crema: perché un imprenditore di successo che ha svariati interessi al di fuori del lavoro, che ha avuto grosse soddisfazioni in tutte le attività che ha avviato vuole rovinarsi la vita? Perché Umberto Cabini è disposto a rinunciare a gran parte della sua libertà per diventare ostaggio nell’Aula degli Ostaggi? La candidatura è ancora incerta, ma intanto parecchi gli tirano la giacca. Anche l’Associazione industriali è della partita: Cabini è una figura di spicco di quell’organizzazione che non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione di avere un suo uomo in un ruolo chiave dello scacchiere provinciale e di rifarsi della mancata candidatura di Andrea Pasquali a sindaco di Cremona, sfumata nel 2009.

A fine estate Cabini scioglierà la riserva e intanto destra e sinistra lo corteggiano. In verità il Pd lo fa in modo alquanto maldestro a giudicare dal tono spocchioso della nota diffusa dai dem cremaschi nella quale si precisa che Cabini non è l’unico potenziale candidato ma uno dei 5 o 6 papabili. Basta questa premessa per mettere alla porta il pretendente e troncare sul nascere ogni rapporto. Se il buongiorno si vede dal mattino, meglio stare alla larga da interlocutori di tal fatta. Il problema di fondo, dal quale ne derivano altri di ogni genere, è l’autonomia che può avere un sindaco proveniente dalla cosiddetta società civile. Ne sa qualcosa Oreste Perri che per un lustro ha litigato coi capataz locali di Lega e Forza Italia, la sua coalizione che a parole lo sosteneva ma che nei fatti gli ha reso la vita impossibile. I partiti hanno perso gran parte della capacità di elaborazione politica principalmente per lo scarso spessore di chi ne fa parte e agiscono prevalentemente in una logica spartitoria e di potere. All’interno di questo perimetro una persona avvezza a operare coi ritmi e gli obiettivi dell’impresa e del mercato è un pesce fuor d’acqua.

D’altro canto un Cabini a Crema e un omologo fra tre anni a Cremona sarebbero figure indispensabili a compattare e rilanciare una provincia sfilacciata e in crisi di identità. Sono gli uomini (e le donne) a fare la differenza e il sindaco Stefania Bonaldi ha operato in direzione opposta all’unità del territorio, prima guardando a Milano, poi a Lodi nella fase più delicata della discussione sulle aggregazioni provinciali previste dalla sciagurata riforma Delrio. Non ha costruito rapporti sinergici con Cremona  e non ha investito nemmeno sull’Area omogenea cremasca, un’entità oggi tutto sommato virtuale.  La distanza di Crema dal capoluogo si è fatta siderale, complice un presidente della Provincia, Mirko Signoroni, distintosi per avere vagheggiato il passaggio di Dovera, il Comune del quale è sindaco, in territorio lodigiano. E le città vicine, Brescia e Mantova, ne hanno approfittato facendo del Cremonese una terra di conquista.

Cremona scivola lungo un piano inclinato finora contrastato solo dalle azioni positive messe in atto dai privati, da ultima la creazione del polo universitario nell’ex convento di Santa Monica che svecchierà e rivitalizzerà una città che qualcuno già vent’anni fa vedeva sul catafalco. Non serve l’uomo della Provvidenza, ma ci vogliono persone capaci, coesione e unità di intenti per fermare il declino del capoluogo che trascina quello di Crema e dell’intera provincia. Occorrono tanti piccoli Draghi, se non di nome almeno di fatto.

 

Vittoriano Zanolli

 

 

2 risposte

  1. Analisi completamente sottoscrivibile. Se Crema fa da apripista il ‘precedente virtuoso’ può mettere molti altri in moto…

  2. Ma ti sei chiesto chi è veramente Draghi e cosa ha fatto e sta facendo? Altro che tanti piccoli Draghi … già di uno a Roma ce n’è che cresce. Ma è mai possibile che tutti si vadano ad abbeverare alla fontanella che viene data in pasto al gregge di pecore che vogliono si diventi.

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