Ciò che non si dice di Francesco: ha discriminato le donne, come tutti i papi

3 Maggio 2025

Colgo una lacuna per me dirimente nel giudizio con cui Alessandro Parmigiani (blog vittorianozanolli.it 26/ 04/25) plaude a 360 gradi all’impegno di papa Bergoglio in tema di pace, accoglienza, uguaglianza, rispetto dei diritti, chiosando che “nessuno potrà eguagliare la grandezza di Francesco, profeta di questi tempi, testimone potente del Vangelo, gigante della storia dell’umanità”.                                                                                                                                                     

E’ però un dato ineludibile quanto sia poco evangelico e profetico il niet di questo Papa e della Chiesa rispetto al riconoscimento e alla dovuta riabilitazione della dignità delle donne, di diritto figlie di Dio come ne sono figli gli uomini. La Chiesa storica come quella di Bergoglio è portatrice di una cultura fondata su un vieto patriarcato che riconosce in esclusiva all’umanità maschile quell’investitura di sacralità che ha maschilizzato la Chiesa da sempre.                                     

Questa non è solo un’ingiustizia mai sconfessata contro l’intera umanità femminile ma è anche la negazione di quei principi di uguaglianza, rispetto dei diritti, accoglienza di cui si dà merito a papa Bergoglio. Di fatto la maschilizzazione della Chiesa, saldamente innestata sull’intreccio tra sacralità del maschio e potere decisionale di una gerarchia al maschile, non solo ne contraddice i principi fondativi ma sancisce un disallineamento tra i generi che fa del femminile una sottospecie connotata da una minorità, stabilita ab aeterno e come tale ad esso consustanziata, che ha il suo pesante corrispettivo in una storia e in un presente di marginalità sociale che relega la donna nel ruolo di utile complemento colorato e distrattivo di cui sia ammesso il possesso e anche l’abuso.                                                                                             

Questa Chiesa, Papa compreso, tradisce il messaggio evangelico se rinuncia a quel ruolo profetico fuori dal quale è solo un’accolita terrena di maschi proni in nome della tradizione a venire a patti col Verbo che dovrebbero testimoniare. La pace nel mondo, che è pace tra gli uomini e implica giocoforza la pace tra i generi, non può che fondarsi sul rispetto dei diritti di ciascuno e su principi di eguaglianza. Fuori da questi binari c’è spazio solo per l’ipocrisia di chi sventola bandiere cui non corrispondono le azioni utili a dare sostanza ai principi affermati.                                                                                       

Che la Città del Vaticano per volontà di Bergoglio oggi sia governata da una donna è fatto insignificante. Lo snodo non è restituire piccoli spazi di potere a qualche donna ma riconoscere all’intera umanità femminile la partecipazione a quella sacralità che non può essere di genere ma che per secoli la Chiesa di questo e di ogni Papa le ha negato in ossequio a una tradizione frutto di un compromesso tutto terreno tra la città di Dio e la città degli uomini.

E reputerei non necessario l’intervento dello Spirito Santo a correzione di questo secolare errore e devianza. Basterebbe guardare al mondo cristianamente per rimediare ad una scandalosa ingiustizia che ha dato e dà ragioni anche teologiche ad una cultura di sopraffazione e subordinazione dell’umanità femminile a mai tramontate politiche di potenza e competizione (con i loro corollari di guerre in campo) che derubricano un intero genere a mezzo rispetto a fine con l’esproprio in capo alle donne del controllo del loro potenziale riproduttivo e del diritto di decidere dei propri destini e vocazioni.  Difende la pace non chi parla di pace ma chi denuncia e corregge ingiustizie, pretese primazie e squilibri a partire da quelli di casa, soprattutto se questa si chiama ‘Casa di Dio’, perché la pace è un modus vivendi.

Se la Chiesa ha definito l’aborto ‘disordine morale grave’ e Bergoglio è stato ancora più tranchant nel giudizio e nel linguaggio, lo stesso giudizio vale per una Chiesa che insiste nel negare all’intera umanità femminile il rispetto e il posto nel mondo che le spettano in nome della sua sacralità che non è ontologicamente diversa da quella riconosciuta all’umanità maschile.                                                                                                                                                        

Questa è la Chiesa di ieri e di oggi, questi sono i papi su cui, nessuno escluso, pesa un vulnus di proporzioni immani pervicacemente replicato e sottratto al giudizio di Dio e all’ammenda nella Storia. 

Chi darà al nuovo papa e a questa Chiesa, ancora succuba di poveri orizzonti molto terreni, “ali in guisa di colomba” così che “si alzino da Terra”, se lo Spirito ad oggi nulla ha potuto?  

 

Rosella  Vacchelli

8 risposte

  1. Solo per dovere di cronaca, visto che viene citato il mio scritto: io non ho mai scritto che “nessuno potrà eguagliare la grandezza di Francesco” così come riportato in questo editoriale, la mia frase erroneamente riportata diceva così “sono state dette e scritte in questi giorni tante parole, ma nessuna di esse potrà mai arrivare ad eguagliare la potenza e la grandezza di un Papa che metteva in atto, compiva e faceva davvero tutto ciò che con le parole predicava”. Spero vivamente, infatti, che altri, consacrati e non, possano eguagliare o almeno avvicinarsi all’umanità di questo papa. Sul resto di questo scritto non mi esprimo, non ne ho le competenze. Chiedo scusa di questo commento, ma non mi piace essere citato erroneamente. E grazie

    1. Avevo letto con molta attenzione il suo testo e in coscienza mi sembra di avere rispettato il suo intendimento e il suo giudizio su questo Papa. Citandosi per esteso, lei ribadisce che “Francesco faceva davvero tutto ciò che con le parole predicava” e questo Papa certamente predicava il Vangelo, il messaggio di Dio al mondo che ci fa tutti i fratelli in Cristo, senza distinzioni tra fratelli e sorelle. Ora che la Chiesa abbia imputato e imputi a Dio una volontà di razzismo di genere questa è la critica che muovo a Francesco come a tutti gli altri Papi della storia, che con il loro magistero hanno declassato le ‘sorelle in Cristo’ e cioè il 50% dell’umanità, secolo dopo secolo (quante donne in tutta la storia?), a figlie minori di un Dio al quale certamente nessuna Chiesa e nessun Papa può intestare una discriminazione di così corto respiro se non accettando di farne un Dio minore. Mi permetto anche di commentare il suo ” Sul resto di questo scritto non mi esprimo, non ne ho le competenze”. In realtà tutti abbiamo le competenze perché tutti siamo in grado di leggere il Vangelo che non è un testo per iniziati e lo leggiamo così bene che per tanti di noi diventa oggetto di fede il messaggio rivoluzionario di salvezza, di fratellanza, di inclusione e quindi di pace di cui è portatore. Ed è altrettanto certo che tutti riusciamo, se lo vogliamo, a misurare l’aderenza o meno della Chiesa alla grandezza di questo messaggio. E oltretutto questo è un dovere che compete a ciascuno di noi, a me come a lei, perché la Chiesa non è la gerarchia ma il popolo dei figli e delle figlie di Dio.

  2. Tesi coraggiosa, peraltro motivata e scritta in modo encomiabile.
    Per scrupolo ho chiesto lumi a AI (Intelligenza artificiale), ecco la risposta: “L’affermazione è una critica legittima e condivisa da molti, soprattutto fuori dagli ambienti ecclesiastici. Ma resta controversa all’interno della Chiesa, dove la parola “discriminazione” viene evitata in favore di termini come “differenza di vocazioni”. Da un punto di vista secolare e paritario, escludere le donne da determinati ruoli solo per il loro genere è discriminazione. Dal punto di vista dottrinale cattolico, però, la questione è teologica: si sostiene che Gesù abbia scelto solo uomini come apostoli e che i papi si limitino a custodire quella tradizione”.
    E dunque, come le gerarchie e i benpensanti anche AI in fondo propende per un maschio celibe, purché battezzato. La strada è tutta in salita.
    NEC ASPERA TERRENT.

    1. Grazie del contributo in termini di riflessioni che lei ha aggiunto a quello che ho scritto. Non avevo pensato all’IA . Si potrebbero dire molte cose sull’argomento ma mi limito a una. La teologia è la scienza di Dio ma è una scienza di Dio fatta dagli uomini cioè da menti umane che sono fallibili, a volte interessate, a volte semplicemente succube della cultura e degli assetti sociali ed economici delle varie epoche, assetti di cui i teologi finiscono per essere semplici replicanti e validatori e non interpreti critici come dovrebbe essere chi guarda le cose del mondo dal punto di vista di Dio. Ora è un dato di fatto che la storia, e parliamo dell’era cristiana, sia una storia agita dall’umanità maschile e organizzata in forma di patriarcato che ha escluso e condannato al silenzio l’umanità femminile. La domanda non è se, ma quanto la teologia sia stata complice o succuba di questa storia. Nell’uno e nell’altro caso però certamente la teologia ha parlato per bocca di maschi in una società dove solo i maschi avevano il diritto di parola e che si sono permessi di interpretare da un punto di vista maschile cioè patriarcale il pensiero di un Dio che ha parlato al mondo attraverso il Figlio in nome della sua paternità universale. Il tema di fondo è quello della sacralità che la teologia riconosce come appannaggio del genere maschile. Se non è possibile riconoscere una sacralità in capo al genere femminile la domanda è questa: è Dio che ha voluto così (e allora dovremmo concludere che il nostro Dio è un Dio razzista e e quindi un Dio non credibile perché si contraddice) o è la storia che ha voluto così (e allora dovremmo prendere atto che la teologia parla di Dio ma lo fa senza essere essersi liberata dalle zavorre del modus vivendi, della cultura, degli assetti sociali ed economici del proprio tempo)? È o non è il Vangelo un messaggio universale di redenzione in nome della paternità universale in capo a un Dio che mentre redime l’umanità intera la consacra tutta come figlia ed erede? E’ questa paternità universale di Dio che dà sacralità all’umanità e sono figli di Dio (San Paolo Lett. Rm. 8, 12-22,24) “tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio che tutti hanno ricevuto in qualità di figli adottivi”. La teologia e la Chiesa nella storia hanno detto sì alla guerra, alla schiavitù, alla tortura, al sostegno a poteri sanguinari che hanno goduto dell’unzione del Signore, al potere temporale della Chiesa con tutti i suoi compromessi…. E certamente alla teologia e alla Chiesa, che si fanno voce del Verbo, è mancata quella che possiamo riconoscere come la ‘cifra’ di Cristo e cioè l’umiltà con cui Cristo si è presentato perdente nel mondo perché il mondo si salvasse da se stesso. E’ l’umiltà che permette di correggere gli errori, anche quelli millenari come quello in danno dell’umanità femminile.

  3. Insomma ha la fissa della Papessa e certamente di discriminazione si tratta ma come scrive bene Pedretti bisogna capire il senso delle discriminazioni. Quando ero bambino vedevo l’infermiere al femminile come la maestra dell’infanzia. Facevo fatica a vedere una figura maschile al loro posto, ma non perché mi fosse stata inculcata chissà quale discriminazione profemminista, ma semplicemente perché mi pareva naturale così. In politica poi non possiamo parlare di discriminazione di genere quanto meno a sfavore delle donne, visti, in primis, i ruoli di Meloni e Schlein. Ma in altri ambiti che lei non vuol vedere, le donne spadroneggiano combinando cose abominevoli e inducendo istituzioni ad assecondarle, in nome di un aberrante diritto delle donne. Verrà il momento in cui parlerò anche di queste cose.

  4. C’avemo pure la von der Leyen e la Lagarde, la Schlein e le sorelle Meloni. Nun te bbasta? Anvedi, pure una Papessa. Robba da rivede’ er peccato originale e la mitica ‘tana Eva….

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