C’era una volta, nel regno di Cremonia, un grande castello chiamato Padania Acque.
Lì si custodiva un tesoro prezioso: l’acqua, limpida come la giustizia che la protegge.
Ogni tre anni, i Signori del regno si radunavano per eleggere i Guardiani del Collegio,
un gruppo di saggi incaricati di vigilare sulle regole, i conti e la trasparenza.
Un compito silenzioso, tecnico, eppure fondamentale.
Ma in quell’anno accadde qualcosa di strano.
I Grandi Signori delle Città arrivarono in pompa magna,
con liste pronte, alleanze sigillate e l’arroganza di chi si crede invincibile.
Si sentivano già papi, pronti a spartirsi ogni poltrona.
Nessuno però aveva fatto i conti con loro:
i Sindaci senza corona.
Venivano dai piccoli borghi,
dove le strade hanno i nomi della gente e le decisioni si prendono guardandosi negli occhi.
Non avevano slogan né stendardi, ma avevano una cosa che i grandi avevano dimenticato:
il senso del limite.
Quando i giochi di potere cominciarono,
quando le regole vennero piegate per calcoli e capricci,
furono proprio loro a parlare.
Dissero semplicemente:
“Non si cambia ciò che funziona.
Non si nomina per convenienza, ma per competenza.
Il Collegio è un presidio, non un premio.”
Il silenzio calò sul castello.
Poi si votò.
E con un gesto semplice, quasi inatteso,
i piccoli fermarono i grandi.
Le liste caddero. Le poltrone rimasero vuote.
Proprio in quell’ora, a Roma,
una fumata bianca saliva al cielo: era stato eletto Papa Leone XIV.
E qualcuno, lì a CremonaFiere, mormorò:
“Anche qui è avvenuto un miracolo.”
I Signori tornarono ai loro palazzi, senza trionfi.
E i Sindaci?
Tornarono ai loro paesi, alle strade strette e ai Consigli comunali.
Ma tutti sapevano che, quel giorno,
erano stati loro a difendere la dignità del regno.
Alberto Corazzi