All’audizione sulla destinazione del risarcimento alla città per danno ambientale da parte della Tamoil sono intervenuti Giampaolo Oneda direttore dipartimento ARPA
Gianfranco Lima in rappresentanza ISDE, Gino Ruggeri in rappresentanza della Petizione Popolare 1020 firme raccolte.
Ho ascoltato con attenzione, visto che la tutela dell’ambiente è uno dei motivi che mi ha portato a presentarmi e candidarmi in questa Amministrazione comunale.
Inizia Giampaolo Oneda, direttore ARPA di Cremona e Mantova che propone un metodo condiviso che abbia come obiettivo la salvaguardia della salute. Il compito dell’ARPA è monitorare terreno, acque e aria, collaudare discariche, impianti, verificare l’utilizzo di filtri nelle industrie, nelle aziende agricole, negli allevamenti intensivi, seguire i procedimenti di bonifiche, ecc. A suo parere, suolo e acque nella nostra città non sarebbero particolarmente compromesse, tolto il caso Tamoil, visto che l’azienda è ancora operativa e il suo non è un caso di inadempienza. In caso contrario non sarebbero arrivati i soldi del risarcimento alla città. Dato che non ci si trova in presenza di un fallimento, come nel caso della Caffaro di Brescia, sarà Tamoil ar eseguire le bonifiche sulle falde e sul suolo. Oneda ha poi citato un caso nel Mantovano, sempre di inquinamento di acque e terreni, che coinvolge ben 13 aziende ed è stato definito SIN (Sito di Interesse Nazionale). Suggerisce di fare un elenco delle priorità, di fornire documentazione progettuale, monitorandone poi il miglioramento prodotto dall’eventuale intervento nel medio termine. Oneda ha citato anche l’abbandono dei rifiuti (chiaramente in grosse dimensioni) come fattore d’inquinamento del suolo e talvolta delle falde. Con tutta la cautela del caso (sembra un tabù a Cremona), ha ammesso che per quanto riguarda la “matrice” aria, la città non è messa bene, come del resto tutta la pianura Padana a causa della sua morfologia. Le soluzioni proposte e già abbondantemente sentite sono la riduzione del traffico e la centralizzazione degli impianti dei privati, cioè le caldaie e una maggiore efficienza dell’impianto di trattamento dei rifiuti.
Studiare in modo approfondito la composizione delle famigerate polveri sottili PM10 per arrivare a capirne l’origine? Acciaieria? Lavorazione dei campi? Allevamenti intensivi? Traffico?
Per fortuna, sempre per me, arriva la fatidica frase: “Aumentare il verde in città è la soluzione”. E questo si può fare solo utilizzando aree pubbliche di pertinenza del Comune. Il consigliere comunale Carassai propone due progetti su aria e biodiversità in un documento che ho ricevuto solo ieri.
Il consigliere Segalini chiede se si possono avere i dati dei monitoraggi delle centraline, ma queste, risponde Oneda, dipendono da ARPA Milano.
Anche il consigliere Portesani parla di parchi cittadini e microclima, come la consigliera Ceraso che propone il Contratto Climatico da sviluppare nella nostra città, come già avvenuto ad esempio a Mantova. Un progetto legato al verde anche quello della consigliera Alquati.
Vista la cifra non cospicua, è logico che si dovrà optare per una scelta che dia il miglior risultato con un costo contenuto. Per la consigliera Viola, alcune informazioni sul verde sono già state raccolte e condivise nel regolamento del verde. Rimozioni ceppaie, sostituzione piante secche o malate sono le prime azioni che si potrebbero mettere in campo.
Intervento molto concreto e unidirezionale quello di Gianfranco Lima, presidente provinciale ISDE medici per l’Ambiente. La risposta per una soluzione sia a breve termine che a lungo termine è la realizzazione di una riqualificazione ambientale partendo dal verde pubblico, col ripristino delle piante degradate. Un intervento in questo senso è auspicabile e avrà un impatto evidente sulla salute dei cittadini. La piantumazione, anche nelle aree urbane, è la soluzione che dà benefici oggi, ma anche nel futuro. I cittadini meritano salubrità e benessere ambientale e su questo ISDE s’è detta a disposizione del Comune.
L’ultimo intervento di Gino Ruggeri è stato sferzante: “Relativamente al merito: la procedura adottata ci appare frettolosa e inadeguata se si considera anche il numero dei soggetti invitati e il cronoprogramma così compresso delle audizioni. Le audizioni si ridurranno inevitabilmente ad una passerella di opinioni varie e generiche dalle quali non potranno sortire proposte credibili, men che meno progetti ambientali di alto profilo, di ampio respiro e di lungo periodo. In ogni caso, per non rendere del tutto inutile il percorso adottato, ci permettiamo di avanzare una proposta in grado di fornire uno sbocco concreto all’obiettivo di definire un progetto ambizioso e innovativo in ambito ambientale: il Comune si faccia promotore di un “Bando per un concorso di idee” aperto a tutti i soggetti in grado di elaborare progetti in ambito ambientale. A nostro parere è questo il percorso più lineare e trasparente che viene spesso adottato dalle amministrazioni pubbliche. Il bando per concorso di idee permetterebbe anche di accogliere i progetti già disponibili, a partire da quello che ho presentato al Sindaco nel 2019 ed elaborato dal geologo Gianni Porto. E’ un progetto di monitoraggio ambientale per la ricostruzione dettagliata della dinamica di migrazione delle sostanze inquinanti sulle matrici ambientali (aria, acqua e suolo) a partire dall’area dell’ex raffineria e l’implementazione di un modello matematico previsionale in grado di prevedere e simulare le ricadute al suolo degli inquinanti, da estendere all’intera città di Cremona”.
Vedremo quali saranno i suggerimenti da parte degli altri “auditi” nei prossimi incontri e speriamo che vengano soprattutto accolti quelli più risolutivi e meritevoli.
Paola Tacchini