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Cremona sul podio europeo dello smog, usciamo dal limbo

1 Agosto 2021

Alle 3 del mattino del 29 luglio, in Giappone, la cremonese Valentina Rodini, in coppia con Federica Cesarini, vince la medaglia d’0ro olimpica nel doppio pesi leggeri femminili di canottaggio. 

Alle 9,18 con un video di 1,01 minuti (Cremona oggi) il sindaco Gianluca Galimberti eleva un tempestivo, meritato e doveroso peana alla concittadina.   

Con foga e ritmo da trance agonistico il sindaco inanella una serie infinita di grazie da rasentare l’overdose.  «Eh la madonna!» direbbe Renato Pozzetto, ma è noto, è meglio abbondare piuttosto che scarseggiare, anche se il troppo stroppia. Comunque sarebbe inopportuno atteggiarsi a sofisti. Valentina e Federica sono state grandi, entrano nella storia della specialità, l’eccesso è consentito e più che giustificato.

Un grazie in cinemascope, richiede una conclusione da scolpire nella pietra.  Galimberti, che è tipo sveglio, lo sa e tiene il punto.  Con l’enfasi di Momenti di gloria sottolinea: «Valentina è un esempio, per tutti noi e per i giovani, di dedizione, di passione e di impegno». 

È un programma. Uno stile di vita. È la sintesi, il bigino del buon amministratore pubblico. È l’apoteosi dello scontato. Della retorica da mercato rionale, ricca di buon senso, di chimere che non si trasformano in azioni.

Sulla questione ambientale Galimberti si è speso con la dedizione, passione e impegno che Valentina ha profuso per conquistare l’oro olimpico e che lui stesso invita ad emulare? È una domanda, non un giudizio. 

Provincia, Ats, Arpa e il resto degli organismi istituzionali coinvolti nell’argomento sono da podio? È una domanda, non un giudizio.

I politici tout court, i partiti, i rappresentanti del nostro territorio a Milano e a Roma, la pletora di megafoni inneggianti al bene comune, al di là delle dichiarazioni generiche e di qualche armiamoci e partite, posseggono la stoffa per partecipare all’olimpiade ambientale?  È una domanda. Non un giudizio.

Nella classifica delle città più inquinate, stilata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (Aea), Cremona è medaglia d’argento. L’oro è per Novy Sacsz, in Polonia. 

Secondo l’Aea sotto il Torrazzo e in riva al Po l’aria è scadente. Non è marchiata con il bollino blu. Non è da dieci e lode. Non è balsamica. Non contiene essenza di eucalipto. È ricca di polveri sottili e, forse, d’altro.

 Quali le cause? Cosa è stato fatto, cosa si fa, cosa si prevede di fare per migliorarla?

 La questione ambientale è il convitato di pietra di Cremona.  È il fantasma che incombe sulla città, ma nelle stanze che contano non si incrociano molte squadre di ghostbusters. 

È una sensazione, non una certezza.

I volonterosi che hanno provato a metterci una pezza non hanno concluso il lavoro. Il cantiere è aperto e manca il cartello con la data di chiusura. È vero, il tema è in continua evoluzione e, in campo ambientale, il famoso work in progress è d’ordinanza, ma il cittadino comune non percepisce il work e il progress ha il ritmo della tartaruga. È una sensazione, non una certezza.

Il problema della qualità non eccelsa dell’aria di Cremona è un fiume carsico. Ciclicamente emerge. Cattura l’attenzione lo spazio di un sogno. Al mattino ritorna nelle viscere della terra.  Quanti tengono il coraggio di affrontarlo con la determinazione feroce per risolverlo? Quanti viaggiano con il freno a mano tirato? È una sensazione, non una certezza. 

Il 28 giugno 1994 il consiglio comunale di Cremona approva un ordine del giorno con il quale respinge il risultato del referendum consultivo che dieci giorni prima, il 18 giugno, aveva bocciato la localizzazione dell’inceneritore a San Rocco. 

Uno dei più convinti sostenitori dell’appuntamento referendario, uno di quelli impegnati in prima persona a convincere i cittadini a schierarsi contro l’insediamento dell’impianto, uno al quale la parola inceneritore provocava l’orticaria è un assessore comunale militante nel partito dei Verdi. 

Il 28 giugno sulla via di San Rocco, una luce lo illumina. Gli indica la via, la verità e la vita.  Va in consiglio e vota a favore dell’ordine del giorno che contraddice e azzera tutto quanto da lui sostenuto nei mesi precedenti. Meglio della conversione di San Paolo sulla via di Damasco. Meglio dei Blues Brothers in missione per conto di Dio.

 Solo quattro gatti si meravigliano, ma non si stracciano le vesti. Si limitano a timbrare senza entusiasmo il cartellino.  L’assessore rimane al proprio posto. Anche questa è la Cremona ambientale. Non è una impressione. È un dato di realtà.

La questione dell’aria e degli altri inquinanti è legata alla salute, alle statistiche sulle patologie in provincia, al confronto con altre realtà territoriali lombarde, all’epidemiologia.

Ogni tanto i media, soprattutto nazionali, pubblicano numeri e percentuali da brividi.  Diffondono video poco rassicuranti. Nessuno degli addetti ai lavori smentisce in maniera netta, incontrovertibile, tranquillizzante.  

Negli ultimi mesi i giornali forestieri dipingono la città a tinte fosche. 

Cremona è post apocalittica. È distopica. È l’urlo di Munch.  

 Cremona non è così. È diversa. È migliore. Cremona è altro.

Cremona tiri fuori le palle, risponda a tono. Contesti i dati o li confermi. In questo caso, presenti un programma di interventi, ma non rimanga nel limbo. 

 Cremona ascolti l’esortazione di Galimberti. Affronti il problema ambientale con dedizione, passione, impegno. Senza timori reverenziali o paure di contestazioni. 

Vincere non è semplice. I Queen, We Are The Champions non sono per tutti, ma Cremona li merita. Se vuole. Se ha coraggio. Elementare Watson.

 

Antonio Grassi

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