Sicurezza, cattivi pensieri in attesa della militarizzazione di Cremona

25 Maggio 2025

Baby gang, vandalismo, violenza. Il centro di Cremona raccontato dall’informazione locale e amplificato dai social appare periferia degradata di una qualsiasi città metropolitana. Location per romanzi e film post apocalittici.  I cittadini hanno paura. Chiedono alle istituzioni protezione tout court. Reclamano pugno di ferro senza guanto di velluto. E se c’è anche un pitbull digiuno da tre giorni al guinzaglio, tanto di guadagnato. 

Poi ci sono i fortunati che, bontà loro, vivono in città solo lo stretto necessario e snobisticamente sottolineano che tra amici e conoscenti l’argomento del giorno è la scelta del posto dove scappare. Sorprende che non l’abbiano ancora trovato. Esiste infatti un solo luogo, noto a tutti, dove i depressi possono rifugiarsi e sgravarsi dell’angoscia che li affligge. E, dopo la liberazione, si ritrovano più leggeri e sereni. Senza dimenticare che nessuno li obbliga a lasciare la loro oasi di benessere e tornare a Cremona che, oltre ad essere insicura, è sporca e con l’aria inquinata. 

Questi privilegiati sono i viaggiatori sulla carrozza all’inizio di Giù la testa. Oppure la gente per bene della storica e dimenticata Contessa di Paolo Pietrangeli, riproposta poco meno di trent’anni dopo dai Modena City Ramblers. Sono, appunto, i fortunati che non hanno il piccolo grattacapo degli sfigati – sempre più numerosi – con l’affitto o il mutuo da pagare e l’ansia di arrivare a fine mese. E non posseggono incontaminate isole alternative dove rifugiarsi lontano da tutti e da tutto. Sono i fortunati che ignorano, o fingono di ignorare, la realtà di chi si trova nell’avvilente condizione di presentare l’ISEE ai servizi sociali per accedere a un aiuto del comune o dello stato. 

Il consiglio comunale di Cremona ha approvato un ordine del giorno con la richiesta a Roma di inviare in città l’esercito per presidiare la stazione ferroviaria e quella degli autobus. Rare voci fuori dal coro hanno contestato questo approccio semplicistico al problema. Sussurri nel deserto volati via tra l’indifferenza dei maggiorenti e un’alzata di spalle del popolo.

Il sindacato di polizia ha espresso la propria opinione. Con equilibrio ha spiegato che i soldati aiutano e il potenziamento delle forze dell’ordine stabili e formate è mossa saggia. Tutto questo è un copione vecchio. Consunto. Una sceneggiatura scontata per un b-movie. Per un poliziottesco italiano degli anni 70, adeguato all’attualità. 

Ora, se la sicurezza è un problema complesso, allora l’approccio per affrontarlo è un problema altrettanto complesso. E poiché non esiste una soluzione univoca ad un problema complesso, sorge un terzo problema. Che ne genera un quarto legato alla comprensibile esigenza dei cittadini e della politica di intervenire con successo per ripristinare la normalità nel più breve tempo possibile. E si potrebbe continuare. 

Pochi, maledetti e subito può funzionare, ma finiti i pochi, il vulnus si ripresenterebbe dall’inizio. Come nel gioco dell’oca. Si ritornerebbe alla partenza e si ricomincerebbe. Nessuno dubita che alcune di queste difficoltà siano state considerate e discusse. E perché no? approfondite, ma con il limite di non allontanarsi dalla narrazione mainstream. 

In queste settimane i trombettieri del regime hanno consumato tutto il loro fiato per raccontare una città insicura e per diffondere proposte tali da rendere Cremona un Paradiso terrestre. La Bibbia però insegna che Adamo ed Eva non sono tornati indietro. E gli autori dello spartito lo sanno.

La propaganda di regime ha tranquillizzato i cittadini e promesso sicurezza e normalità. Per settimane è stato imposto all’orchestra di suonare ogni giorno il medesimo e monotono concerto, mantra ossessivo sulla città assediata da bulli, malviventi, mangiapane a tradimento, vandali e il resto della fauna di derelitti e bastardi. 

Per settimane è stata suonata la grancassa sulla necessità, divenuta imperativo categorico, di un controllo più puntuale e capillare del territorio. Per settimane è stata reiterata la volontà di aumentare il numero di telecamere da dislocare nei punti nevralgici e più fragili della città.  Per settimane è stata enfatizzata la richiesta di militarizzazione del territorio. 

Non è mancata la scomunica e il marchio di populista e oscurantista per chi ha obiettato sulla efficienza ed efficacia del binomio grande fratello e soldati. Per chi ha evidenziato il limite oggettivo di un intervento di questo tipo, se non viene sostenuto con una progettualità mirata ad eliminare l’origine più profonda del disagio e delle sue nefaste conseguenze. Un’overdose di telecamere e di militari abbassano la febbre, ma non eliminano il virus.

Questo non significa che siano state cestinate soluzioni più complesse, con tempi di realizzazione lunghi e risultati lontani.  Probabilmente è stato dedicato loro l’attenzione di un’inquadratura con il drone. Una panoramica suggestiva e via andare. Un giro di valzer. La progettualità complessa è per politici lungimiranti. Per leader veri che non temono il confronto, merce sconosciuta a Cremona. 

Ha prevalso il monologo unidirezionale. È mancata la discussione franca e dialettica. Assente uno stimolante e costruttivo confronto, è venuto meno anche un accenno di polarizzazione. È stata cancellata la posizione intermedia, in medio stat virtus, fulcro della mediazione politica.  Ma questo anche per demerito di una minoranza tremebonda e cacadubbi. 

Nessuna meraviglia. È la realtà. È l’attuale cifra della politica cittadina e provinciale.

 Sulla vicenda sicurezza-insicurezza è impossibile non rilevare il silenzio quasi tombale del segretario Pd.  Michele Bellini ha pubblicato sul numero pasquale del bollettino delle parrocchie di Sant’Agata, Sant’Agostino e Sant’Ilario, due interventi. Uno sullo scenario geopolitico attuale l’altro sulle origini del sogno europeo di Spinelli e De Gasperi.  Poi ha scritto in condominio con Luciano Maverik Pizzetti un editoriale sul tema delle riforme che cambiano l’equilibrio della Repubblica (Cremona0ggi, 13 maggio).  La settimana scorsa ha firmato un appello sull’orrore di Gaza e poiché è inclusivo lo ha firmato con Stella Bellin, Stefania Bonaldi, Matteo Cigognini, Marzia MaioliNon risulta abbia vergato un documento sull’emergenza sicurezza-insicurezza, con relative valutazioni politiche e proposte di intervento. 

Proporgli di scrivere qualcosa di locale potrebbe essere un buon consiglio. Se di sinistra, sarebbe ancora meglio, ma non obbligatorio. Si potrebbe aggiungere che non sarebbe sbagliato se scendesse dalla torre e camminasse tra la gente. Rischiare gli schizzi della merda quotidiana è un ottimo biglietto da visita per un segretario di partito. Se poi dettasse la linea, eviterebbe la possibilità di illazioni d’essere eterodiretto.

Se si esamina la comunicazione sulla sicurezza-insicurezza e sulle risposte programmate dal governo della città per contrastarla si rilevano alcune concordanze con il decalogo di controllo sociale elaborato da Noam Chomsky. Non è questo lo spazio per esaminare i dieci punti. Ne basta uno: l’uso dell’aspetto emotivo molto più della riflessione. 

E poi fa piacere che lo stesso Chomsky sia stato citato da Gerardo Paloschi in un articolo pubblicato su La Provincia il 20 maggio dal titolo intrigante «Ecco perché pensare è un atto di resistenza». In piena campagna sulla sicurezza cittadina, con il quotidiano trombettiere capo dell’orchestra, potrebbe essere un invito allo stesso giornale a intraprendere questa via a lei sconosciuta.

Paloschi conclude «Come ha scritto Noam Chomsky, il pensiero critico è la chiave per comprendere il mondo e non esserne vittime». 

E se lo ricorda Paloschi, che non è uno qualsiasi, ma un giornalista che in molti vedrebbero bene alla guida dell’ammiraglia degli agricoltori, non è poco. È tanta roba. O forse l’articolo è stato pubblicato senza un’attenta rilettura prima di metterlo in pagina. Troppa sicurezza non sempre è positiva. 

 

Antonio Grassi 

6 risposte

  1. Premesso che proprio da questo blog ho appreso che alla storica canottieri Baldesio sono state piazzate più telecamere che nella città, c’è anche un’altra soluzione: chiudetevi in casa, cremonesi, che così non correte alcun rischio! In attesa di una valida soluzione, che non è l’esercito come il SAP ha sottolineato giustamente. Detto questo chiedo al dottor Grassi che cosa propone. Le sue critiche anche perfettamente calzanti non bastano. Andare regolarmente a parare nella critica al PD e ai personaggi e interpreti mi sembra il motivo principale dei suoi scritti. I Pizzetti boys non sono una novità: ventriloqui, replicanti forse con poca autonomia personale. Il quotidiano locale è un altro dei cavalli di battaglia: che cosa si aspetta da un giornale che nelle gestioni più recenti si è progressivamente appiattito sul potere costituito? Tutti si dovrebbero fare carico del problema del momento dei cremonesi: la paura c’è. Che ne dice il prefetto?

  2. E’ vero: l’aspetto emotivo è preponderante e induce a cedere alle lusinghe delle soluzioni semplici di problemi complessi. Stiamo assistendo alla recita di un copione già andato in scena innumerevoli volte in passato. Questo accade quando la politica langue…e la nostra langue, non c’è dubbio.

  3. Non pensavo che chiedere sicurezza e lamentare la crescente violenza urbana significasse essere snob. Ma immagino sia così se lo dite voi di sinistra che quanto a snobismo, visto quello dei salotti ‘politicamente corretti’ , la sapete molto più lunga di me.

  4. Purtroppo non faccio parte di quel gruppo di persone che può permettersi di evadere ogni tanto dalla città che tuttavia amo, se non per motivi obbligati. A poterlo fare, e potendolo fare a buon prezzo, saprei dove andare. In Sardegna. Vita parca però,modesta. Senza lussi. Una full immersion nella natura. Per sempre. Purtroppo le mie spese vanno oltre la normale fatica di campare grazie a quella cremonesita’ che ripudio senza ombra di dubbio. In questo senso mi sento un po’ un’ eccezione. In negativo però. Ciò nonostante non ho mai preso a bottigliate o a coltellate nessuno. Altra cremonesita’ la salvo,tanti buoni affetti e amicizie. Questo però non mi lascia indifferente alla sicurezza generale. Sarei ben contento di fare a meno della militarizzazione della città, ma in questo ambito, quando gli assalti dei criminali al tranquillo vivere della gente sono serrati,quotidiani , vien difficile dire cos’è emotivo e cosa ben ponderato. Ma se lei ha delle soluzioni ragionevoli al
    disagio, il tipico mantra di una parte politica a giustificare la violenza giovanile e non, le indichi lei, fornisca le indicazioni a quei poveri amministratori , che non sono ancora riusciti a trovare la quadra della situazione, sempre che siano disposti ad ascoltarla. Soluzioni concrete però, non teoriche o filosofiche. O letterarie. Troppa sicurezza non ce ne sarà mai. È già tanto averne quel minimo che basta per vivere dignitosamente.

  5. Qualcuno mi dovrebbe spiegare operativamente cosa può fare l esercito in un contesto civile…
    Si fa presto a sfamare la pancia di chi sventola la bandiera della sicurezza…Un po’ di esercito non si nega a nessuno.
    Se poi acconsentire a questa richiesta nata dalle fila di Fratelli d Italia, serve anche a consolidare una intesa politica nemmeno tanto tenuta nascosta, tra una certa maggioranza e la destra … tanto meglio.. soprattutto dopo la batosta presa sulla vicenda nomina dei revisori dei conti di Padania Acque.
    Ma …diciamocelo…che frutti ha dato fino ad oggi questa politica? Che vantaggi ha portato aver definito le aree rosse?
    Sono diminuiti i vandalismi?…No

    Le forze dell ordine sono in grado di arrivare in tempo a cogliere in flagranza i malfattori ed assicurarli alla giustizia? Quasi mai

    I cittadini si sentono più sicuri? Nemmeno

    Allora posto che non si può mettere un poliziotto ad ogni angolo di strada, non trovare che sia lecito e doveroso riflettere sul da farsi?
    Certo la prevenzione è un lavoro complesso, poco evidente e i cui risultati si misurano a lunga scadenza. Ha ragione Grassi stiamo combattendo i sintomi della ” malattia” ma ci disinteressiamo della eziologia cioè delle cause.
    Rivitalizzare i quartieri come primo punto in cui formulare proposte inclusive??Pretendere di avere un servizio sociale attivo e impegnato a monitorare le potenzialità situazioni di disagio prima che si manifestino con atti di violenza???
    Avviare una capillare azione formativa contro l abuso di sostanze e di alcool coinvolgendo scuola parrocchie istituzioni pubbliche volontariato quartieri???

    Possono bastare queste proposte per cominciare a immaginare una risposta altra???
    Sindaco esci dall’ ombra, abbandona la melassa in cui sei stato relegato da chi sta facendo IL TUO LAVORO MA A MODO SUO..Insomma batti un colpo!!!

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