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Paolo Giordano esplora il desiderio di sentirsi amati

2 Agosto 2021

‘Divorare il cielo’ di Paolo Giordano è un libro in cui è difficile entrare. E’ ostico, chiuso, pieno di luci e di ombre; i silenzi, all’inizio, sono più numerosi delle parole, gli occhi sembrano accigliarsi di fronte ai paesaggi della lamia, al sole impietoso delle strade sterrate fra gli uliveti, alle parole di un predicatore. Quella descritta è una realtà che pare appartenere ad un tempo infinitamente lontano, un tempo sospeso. I giochi tra ragazzi, le loro scoperte hanno qualcosa di mistico eppure di così vero. Il racconto della protagonista procede con grande lentezza, i piani temporali non sempre rispettano la consequenzialità, a volte smarriscono. Poi la narrazione si apre, le voci a cui viene affidato il compito di spiegare gli eventi entrano in scena: la cronologia fluisce, la fabula è interrotta dall’intreccio di chi sa cosa sia accaduto. I pezzi si ricompongono, la figura di Bern si disegna, la sua morale così fuori dall’ordinario, il suo vivere di traverso la vita, il suo anticonformismo, il suo entusiasmo ingenuo, il suo modo così profondo di soffrire e di amare. Sono i diversi protagonisti a raccontare, Teresa scopre persino se stessa pian piano. Un lento svelarsi della storia. Non della verità, perché in questo libro ciò che colpisce è che la verità non sta nel manicheo dividere tra giusto e ingiusto, la verità non è mai davvero raggiungibile: a nulla possono le cimici collocate nella masseria per carpire informazioni, è più forte il canto dei grilli; eppure nella masseria avvengono hackeraggi informatici, proprio dove non penseresti neppure possibile che un camioncino possa giungere a consegnare un pacco di Amazon. La masseria, la Puglia, il mare che inghiotte la nonna, il mare in cui si finge la fuga, le città in cui si vive una vita diversa, quelle del sud e quelle del nord, Torino e Kiev, l’Italia e l’Islanda.

Questo è un libro che spazia nella corruzione e nella speculazione edilizia, negli estremismi religiosi e ideologici, nei rapporti tra padri e figli, tra coppie che si amano per noia o per esaltazione, che sviliscono il valore del denaro, da dividersi come mandorle, che si sposano per avere il denaro e con esso il sogno di essere genitori. È proprio intorno al desiderio di sentirsi amati che tutto ruota: e l’ingresso in quella feritoia nel buio più profondo di un’isola tanto impervia e selvaggia sembra essere un ritorno nel grembo inospitale di una madre troppo giovane, un’emozionante ricerca di un’ impossibile rinascita.

Alessandra Fiori

2 risposte

  1. Leggendo il suo commento, posso capire che questo è un libro che tratta argomenti molto profondi, l’importanza di scoprire se stessi… 💭

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