Molte buone ragioni per non acquistare un’auto elettrica, nuova e soprattutto usata

7 Luglio 2025

Il processo di elettrificazione dell’automobile non decolla. Imposto dall’Unione Europea, è fermo sulla pista di lancio e, negli ultimi mesi, ha fatto marcia indietro. Le vendite sono caratterizzate dal segno negativo, soprattutto in Italia. Gli ostacoli principali, è noto, sono l’approvvigionamento e l’autonomia. Manca un numero adeguato di colonnine per il rifornimento e ricaricare il sistema batterie può diventare un problema che genera ansia. L’autonomia ufficiale, il numero di chilometri cioè dichiarato dalle Case costruttrici, è teorica in quanto viene stabilita in condizioni difficilmente realizzabili nell’uso normale: fari e condizionatore spenti, andatura costante a velocità moderata. Nella guida di tutti i giorni i chilometri percorribili con il “pieno” possono ridursi di molto. In autostrada, anche a velocità consigliata non superiore a 110 km/h, l’ansia costringe a tenere costantemente d’occhio l’autonomia. Durante il viaggio può tranquillizzare il fatto di aver individuato le colonnine lungo il percorso, ma l’inquetudine non scompare: saranno libere? e se avessi davanti due macchine, quanto tempo dovrò stare fermo?  

Altre incertezze si aggiungono pensando alla compravendita dell’auto elettrica usata. Il sistema delle batterie è molto costoso e incide per il 62% sul costo della vettura nuova. Il grado di usura è difficile da rilevare. Se hanno finito il ciclo di carica, non si possono “riparare”, bisogna acquistarle nuove in blocco. E chi vuole comprare un usato è dissuaso da una eventuale sostituzione delle batterie: stando alle statitistiche, oggi si opta per una vettura con motore termico, diesel o benzina che sia. 

Vi è anche un terzo ostacolo all’acquisto dell’auto elettrica. Se va a fuoco, il litio presente nelle batterie sviluppa una temperatura vicina ai 2000 gradi  e l’incendio non è domabile. L’auto si riduce a un mucchietto di materiali. Neppure se, per un incidente, entrasse in un canale d’irrigazione o in un fiume il fuoco si spegnerebbe perché a quella temperatura l’acqua viene divisa nei suoi componenti (H2 e O) e il fuoco userebbe l’ossigeno sprigionato dall’acqua per alimentarsi.

Infine la produzione di energia elettrica si ottiene bruciando petrolio o per via nucleare. Visto che in Italia le centrali nucleari non esistono, l’inquinamento continuerebbe via col  vento.  

 

Sperangelo Bandera

2 risposte

  1. Bellissimo. Si dice poi che se tutti avessero l’auto elettrica, saremmo in perenne blackout.ma i problemi riguardano anche gli altri carburanti ecologici. Partiamo dall’ecodiesel. Una bidonata, per quel che mi riguarda. Non conto più le soste in officina per farlo pulire dall’intasamento dei gas che normalmente la macchina non riusciva a smaltire, e poi la qualità dei mezzi sempre più scadenti. A poco più di 99mila km ho dovuto disfarmene e prendere una macchina nuova perché le diesel vecchie ahimè, le migliori in autonomia, nuove non le trovi più e sono tornato alla vecchia super. Con poco più di 90mila km, ci sta la rottura della catena di distribuzione con preventivo di spesa pari a 3.500 euro? E pronta chissà quando? No, non ci sta se la macchina è costruita in maniera seria. Con 2 diesel di vecchio stampo, feci oltre 600 mila km. Con queste? Elettriche, diesel ecologiche e ibride, quanti? Meglio il vecchio che il nuovo, vuoi anche perché l’Unione Europea non sa guardare oltre il proprio naso… Dicono infatti che sta riprendendo piede il mercato dell’usato e che anzi l’usato costa anche di più del nuovo, perché del nuovo se ecologico in particolare, non c’è da fidarsi. E posso confermarlo.

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