‘Tutta la vita che resta’ esordio travolgente per Recchia

11 Luglio 2025

La felicità è l’attimo prima che ti punga una zanzara, dopo nulla sarà come prima, il prurito e il ponfo dovranno passare. C’è una sorta di premonizione nella riflessione sulla felicità di Miriam, maturata una mattina al mare, mentre in bici pedala spensierata a prendere gli ingredienti di una torta al limone per zia Marisa.

È il 10 agosto 1980. Quella sera a Torre Domizia, sul litorale laziale, sarà barbaramente stuprata e uccisa l’intraprendente cugina Betta, così diversa da lei, che è timida e riservata. Da lì scatta il dopo. La felicità, ingenua ed edulcorata, per una ragazzina di 16 anni, sarà spezzata da una tragedia immane, nella quale Miriam, incapace di muoversi nel mondo, sarà pienamente coinvolta, malgrado rimozioni e dimenticanze. Altro che una zanzara! Un trauma che, a vari livelli, toccherà i familiari e le numerose persone interessate.

Lo scavo psicologico dei personaggi racconta infatti il dolore, nelle sue dinamiche distruttive, minate da sensi di colpa e reciproche accuse, al punto da azzerare la speranza di un riscatto e di una vera redenzione. Sono indagate relazioni e legami complessi, davanti allo stupro, alla efferatezza del branco, alle ferite che devono essere curate, fra mutismo selettivo, dipendenze, ipocrisie e rotture insanabili.

Le indagini sono svolte con imprudenza: la pioggia, i curiosi, la ferocia del dolore stesso hanno inquinato le prove, senza tralasciare omissioni e reticenze. La gente è pettegola. Il giudice è un corrotto. La ragazza forse se l’era cercata. Emergono tutti i cliché del caso. Ancora oggi, se ci pensiamo, è così.

Betta Ansaldo sognava di trascorrere una serata trasgressiva, in minigonna e camicina annodata sulla pancia, al falò sulla spiaggia mentre qualcuno suonava Baglioni alla chitarra, una birra, uno spinello e approcci sessuali disinvolti. Le indagini sono insabbiate come il volto della ragazza, morta per asfissia, quando spunta dalla borgata Leo, un altro ferito dalla vita, che passa da spacciatore a eroe.

Il romanzo approfondisce molti temi sociali, attraversando quattro decadi di storia, ma come un romanzo classico Ottocentesco, ci restituisce alla fine personaggi cresciuti, psicologicamente più forti, redenti, maturati, tranne i veri villain, fra bestialità insana e tutela borghese delle apparenze, a qualsiasi costo.

Quel buco nell’anima, che è avvenuto a ridosso della strage di Bologna, sarà a sua volta un nuovo dramma collettivo, che per essere accolto e accettato, dovrà essere riempito di nuovi e antichi gesti salvifici e rassicuranti: il caffè, la partita a scacchi, la passeggiata e altra vita da aggiungere. “Tutta la vita che resta”, appunto. Anche quando ne resta pochissima, si cercherà di trovare un senso, perché la sofferenza crei relazioni significative e di valore. Il personaggio di Corallina, la sorella di Leo, è meraviglioso!

È un romanzo corale, di formazione, di grande respiro e gentilezza, anche quando sono descritte scene dure, anche quando monta la rabbia, anche quando si sommano drammi su drammi, l’autrice sa toccare davvero il cuore e lo fa con grazia. I dialoghi sono serrati, le descrizioni sempre finalizzate, mai roboanti o superflue, la scrittura è elegante, profonda e garbata.

Potente Roma, quella bene e quella ai margini, con la sua forza placida e affascinante. La città, il litorale e località vicine sono qualcosa di più di luoghi, la narrazione cinematografica dà vita ai territori, li fa respirare, sono protagonisti a tutto tondo, fanno da coro, commentano la tragedia: è un’esperienza immersiva forte. Efficace poi l’uso del romanesco, per caratterizzare contesti e personalità.

Nel flashback iniziale sulla famiglia Ansaldo, siamo negli anni Cinquanta, un avvio molto bello del romanzo, sembra di essere in un film neorealista, per arrivare agli anni Ottanta, con i suoi colori, la spensieratezza, un benessere conquistato con il sacrificio e una libertà che solo apparentemente sembra consolidata.

Il romanzo, edito da Rizzoli, è l’opera d’esordio di Roberta Recchia. Uscito nel 2024 è un regalo per l’anima. Il successo editoriale, con sedici ristampe, è stato travolgente: è in corso di pubblicazione in 14 paesi, fra i quali Regno Unito (All that is left of life) Francia (La vie qui reste) e Spagna (Toda la vida por venir).

 

Francesca Codazzi

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