Incapace di fare sistema paese, da sempre l’Italia chiama in soccorso lo straniero

26 Luglio 2025

La pace di Costanza del 1183 tra Barbarossa e la Lega Lombarda  rappresenta la fine del tentativo imperiale di dare all’Italia una amministrazione statale centrale e farne un regno strutturato che avrebbe potuto col tempo competere con Francia,  Spagna e Inghilterra.

Da  lì nasce quella  frammentazione territoriale Italiana che ai Comuni sostituirà le Signorie, massimo splendore italiano ma anche causa di una occupazione straniera durata oltre tre secoli.

L’indipendenza ottenuta dal Barbarossa porta i Comuni ad una sempre maggiore prosperità e indipendenza. Progressivamente, i consoli che rappresentano i cittadini comunali per un anno diventano una lobby stabile sempre più autocratica. Pian piano in ogni Comune i consoli più abili perpetuano loro stessi nelle cariche, si crea attorno a loro una cerchia di cittadini che li sostengono e ne ricavano potere. Per difendersi e vincere contro le autorità imperiali, nei Comuni si nominano cavalieri anche gli artigiani purché si possano dotare di cavallo e armatura e col tempo quei popolani divenuti cavalieri si faranno piccola aristocrazia comunale attorno ad una nuova figura, il podestà.

Il podestà è l’antesignano dei futuri signori, duchi conti e marchesi che nel giro di un paio di secoli si spartiranno l’Italia.

Il podestà diviene un ruolo centrale, una sorta di re comunale che tutto dispone grazie al denaro e ai soldati, tanto che col tempo la corsa a quella carica diviene una lotta tra le grandi famiglie cittadine.

Molti podestà saranno terribili uomini di armi, sempre pronti a invadere il Comune vicino e a uccidere e punire gli altri cittadini per imporsi sul territorio.

Milano è il più potente e importante tra i Comuni, ha podestà che entrano nella storia per la loro durezza come Oldrado da Tresseno o Filippo Dalla Torre, costretto come molti altri a scappare in esilio venuto meno il suo potere in città o di fronte all’affermarsi di altre famiglie.

L’altro potere che per secoli regge le comunità e si sostituisce alla aristocrazia inconsistente è quello del clero: vescovi leggendari che governano città e contado con pugno di ferro e a cui l’imperatore lontano delega volentieri i suoi poteri.

Galdino, Ausonio, Ansperto, Ottone…sono solo alcuni di questi leggendari vescovi-guerrieri-signori che in alcuni casi divengono podestà e danno inizio alle dinastie da cui nasceranno le signorie.

È il caso di Ottone Visconti, che unirà in sé tutte cariche apicali milanesi creandone erede il nipote Matteo, che sarà il primo signore di Milano e fondatore della stirpe ducale viscontea. Abilissimo e risoluto, Matteo saprà tra mille difficoltà traghettare se stesso da podestà comunale a signore feudale tra i più potenti d’Italia. Tanto che tra  i suoi eredi inizia da subito una serie di faide familiari che li accompagneranno anche quando diventeranno gli Sforza: assassinii, congiure e avvelenamenti per sostituire agli spesso inadatti eredi destinati i fratelli più scaltri e ambiziosi.

Memorabile in questo senso quanto riporta un cronista del tempo dopo aver parlato di Galeazzo II e Barnabò Visconti e dell’avvelenamento del loro fratello Matteo II Signore di Milano : “accade tra  Galeazzo II e Bernabò Visconti in discorso de alchuni ragionamenti hebbino a dire che bella cosa era Signoria, a li quali Mattheo rispuose: “se non havesse compagnia”».

Barnabò a sua volta verrà ucciso da Gian Galeazzo anche egli poi forse avvelenato, Galeazzo Maria pugnalato e suo figlio avvelenato da piccolo e via così ..sempre rigorosamente tra fratelli e zii.

Queste ambizioni sconfinate e terribili all’interno delle famiglie saranno poi proiettate all’esterno tra le varie signorie, che invieranno una secolare competizione ad ottenere sempre il più grande prestigio le une sulle altre.

Questa corsa sfrenata di ambizione e prestigio darà all’Italia il meglio e il peggio della sua storia. Da un lato il voler primeggiare in prestigio tra città e signorie ci darà il Rinascimento e la più spettacolare produzione artistica e culturale della intera umanità, perché l’arte era allora l’unico strumento di comunicazione globale.

Di contro la rivalità feroce tra signori getterà l’Italia nella più totale instabilità politica, in decenni di guerre senza fine e nella tessitura di un groviglio inestricabile di alleanze e scontri che a un certo punto non si potrà più sbrogliare se non chiamando in aiuto gli uni contro gli altri la peggiore pestilenza italica: lo straniero.

Francesi, tedeschi, austriaci, spagnoli …ogni signore italiano in guerra con un altro chiamerà in aiuto qualcuno di loro, che poi non se ne andrà più facendo dell’Italia un perenne terreno di scontro e occupazione. Dalla prigionia francese di Ludovico il Moro nel 1499 la Lombardia sarà schiava fino al 1860.

Allora come ora, la nostra atavica vanità mista ad un campanilismo senza pace ci impedisce di fare sistema-paese e ci costringe a cercare lo straniero, che oggi non arriva più con gli eserciti ma coi voli low cost, le ciabatte e i trolley strapieni.

Italia mia benché il parlar sia indarno…

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *