Ho presentato un’interrogazione per sapere se il Comune di Cremona abbia partecipato al recente bando di Regione Lombardia dedicato alla riqualificazione degli impianti sportivi. Un’occasione concreta, importante, per dare nuova vita a luoghi fondamentali della nostra città. Dal territorio provinciale sono state presentate 34 candidature: 24 da Comuni sotto i 3.000 abitanti e 10 da quelli sopra tale soglia. Non ho trovato notizie che riguardino il capoluogo. Eppure, se lo avesse fatto, credo che questa amministrazione ne avrebbe dato notizia.
Per questo ho deciso di chiedere chiarezza. Non si tratta di polemica, ma di responsabilità e necessità di comprende le priorità. Perché osservando le strutture sportive di Cremona, oggi, a poco meno di un mese dalla ripresa delle attività sportive, è difficile non provare profonda amarezza.
Faccio una rapida ma non esaustiva carrellata: il PalaRadi, (foto centrale) simbolo dello sport cittadino e che ogni fine settimana accoglie centinaia e centinaia di persone anche di fuori città, versa in condizioni critiche: esterni trascurati e un’illuminazione obsoleta, ingressi vecchi e malinconici, servizi igienici indecorosi con costanti perdite d’acqua (che oltre ad incidere sui costi rappresenta anche uno spreco di una risorsa preziosa), inesistente efficienza energetica su una struttura di questo tipo, assenza di spazi adeguati per gli standard dei campionati di A1 e A2(vedi area hospitality) ed uno scadente impianto audio.
La Palestra Spettacolo non riceve manutenzioni da tempo, fatta salva l’obbligata sostituzione di un canestro un anno fa.
Le palestre scolastiche, utilizzate anche dalle società sportive, mostrano evidenti segni di deterioramento.
L’impianto sportivo di Cavatigozzi, con tutte le sue potenzialità strutturali non completamente sfruttate, ha ancora – ad esempio – tribune da aprire manualmente e gradini pericolanti.
La piscina comunale continua a vivere un travaglio irrisolto.
Per non parlare dei campetti “Roberto Telli” al Parco Sartori che avrebbero dovuto avere una pavimentazione regolamentare per la pratica del basket (ma non lo sarebbe perché risulta troppo scivolosa e quindi pericolosa), con il terreno rialzato intorno ai campi che avrebbe dovuto ospitare gli spalti, consentendo di delimitare l’area dedicata allo sport attenuando il rumore: non mi pare di vedere questi interventi, nonostante si sia parlato di riqualificazione conclusa.
A proposito di conclusione, saranno pronti i tanto attesi nuovi spogliatoi del campo da calcio al Parco Po prima dell’inizio della nuova stagione? Sarà fatto uno sforzo a migliorare l’illuminazione di quella zona perennemente carente e che rende l’area poco sicura per gli atleti, soprattutto d’inverno? Tutto questo è il segnale di una mancanza di attenzione verso quei luoghi in cui si costruisce, ogni giorno, un pezzo importante della nostra comunità.
Ecco perché mi domando: se davvero crediamo nello sport, possiamo permetterci di perdere occasioni come questa? Altri Comuni come Cremona, Varese ad esempio, hanno candidato progetti ambiziosi, legando sport e sostenibilità, efficientamento energetico e rilancio del palazzetto.
E Cremona? Sì, è vero: questi bandi prevedono cofinanziamenti. Ma se si crede nel valore sociale dello sport, si trovano anche i mezzi.
Ci sono temi che mi stanno molto a cuore e che ritengo fondamentali per la crescita della nostra città, e tra questi c’è senza dubbio lo sport. La pratica sportiva, in particolare tra bambini e ragazzi, non è solo movimento: è educazione, prevenzione, inclusione, integrazione. Aiuta a sviluppare la concentrazione, la fiducia in sé stessi, la capacità di lavorare in gruppo. Lo sport insegna il rispetto delle regole e la convivenza.
Mentre monta l’emozione per l’inizio del prossimo campionato di calcio di Serie A, Cremona può contare su una grande realtà professionistica come l’U.S. Cremonese, che grazie all’impegno del Cavalier Arvedi, ha garantito investimenti importanti in strutture all’avanguardia, come il Centro Sportivo Arvedi e lo stadio Zini, che presto diventerà di proprietà della società. È una ricchezza per la città, per la sua immagine e anche il Comune ne trae beneficio.
Accanto a questo però, Cremona sportiva è viva grazie a decine e decine di associazioni, società sportive, società dilettantistiche e professionistiche, allenatori, educatori, volontari. Realtà che tengono in vita una pluralità di discipline e accolgono giovani, adulti e persone con disabilità. Realtà che vivono grazie a sponsor privati che continuano ad investire, a famiglie che pagano quote per attività dedicate alla crescita dei propri figli. Un patrimonio inestimabile che troppo spesso è messo alla prova da strutture inadeguate o dimenticate.
Se Cremona ha presentato un progetto per il bando regionale, spero di essere smentita e di ricevere presto una buona notizia; sarebbe un segnale importante. Se invece così non fosse, vorrei capire il perché. I fondi sono sempre pochi, è vero. Ma è altrettanto vero che le priorità si scelgono. E se lo sport è davvero una di queste, allora bisogna dimostrarlo anche con i fatti. A partire dai luoghi che lo rendono possibile.
Chiara Capelletti
consigliere comunale Fratelli d’Italia Cremona
Una risposta
L’intervento della consigliera Capelletti va letto con attenzione, perché solleva una questione che va oltre la semplice adesione a un bando regionale: riguarda la visione politica, o forse la sua assenza.
Cremona sembra vivere una crisi silenziosa di progettualità, fatta di occasioni mancate, silenzi imbarazzanti, e un approccio alla cosa pubblica che appare sempre più difensivo, burocratico, rinunciatario. Se davvero il Comune non ha partecipato al bando della Regione Lombardia per la riqualificazione degli impianti sportivi, non siamo di fronte a una svista tecnica, ma a una scelta culturale: quella di non credere più nel potenziale dello sport come motore di coesione, salute, educazione e cittadinanza attiva.
La fotografia tracciata dalla Capelletti è impietosa ma realistica: strutture vetuste, manutenzioni rimandate, promesse disattese. Eppure non manca il fermento sportivo: associazioni, allenatori, volontari, famiglie che investono tempo e risorse per tenere vivo ciò che la politica sembra aver dimenticato. Questo è lo scarto che fa più male: una città viva e una classe dirigente inerte.
È vero, partecipare ai bandi implica cofinanziamenti. Ma la politica è proprio questo: scegliere dove mettere le risorse, decidere cosa ha valore. Non si può invocare il valore sociale dello sport nei discorsi ufficiali e poi abbandonarne i luoghi fisici nel degrado.
Chi amministra non è chiamato solo a gestire, ma a dare forma a una direzione. Oggi, anche lo sport a Cremona ci chiede di scegliere se vogliamo essere una città che guarda avanti o che si rassegna al logoramento. E le risposte non possono più essere eluse.
Alberto Corazzi